Dall’unità ad oggi i problemi irrisolti del dualismo italiano alle radici storiche, le possibili soluzioni
È solo attraverso un forte rinnovamento culturale che può rinascere una concreta identità nazionale. Nel panorama del nostro Paese, a 150 anni dell’Unità d’Italia, abbiamo tanti problemi irrisolti; il dualismo italiano, di fatto, non ha mai cessato di esistere. Anche nel corso di questi 150 anni di unità apparente, le differenze del paese Italia, hanno reso sempre più fragile l’opera unitaria, pensata indivisibile, ma mai concretamente realizzata come tale. L’Italia delle differenze culturali, sociali e soprattutto economiche, non è mai stata cancellata del tutto; è rimasta come un macigno, a marcare le differenze che sono ancora là e vanno rimosse per non compromettere il sogno risorgimentale di un’Italia nazione indivisibile e fortemente unita. Dall’unità ad oggi, sono tante le cose cambiate; sia al Nord che al Sud; è, soprattutto, il Sud che aderì con scarso protagonismo, a fare l’Italia, ad avere un volto diverso, nonostante il suo profondo malessere ed il suo forte disagio sia umano che economico-sociale. Molti sono i problemi irrisolti; sono problemi che vanno affrontati insieme e portati a soluzione nell’interesse di quell’unità voluta 150 anni fa e che nessuno deve mettere in discussione per il bene del Paese Italia, nella sua unitaria interezza. Chi è contro l’unità reale dell’Italia, altro non è che un pericoloso sfascista, senza credibilità alcuna; va isolato, per evitare di far correre dei rischi all’insieme italiano che non si tocca e che dopo 150 anni, deve rinascere più forte e più convinto, al fine di fare grande l’Italia nel mondo anche nel futuro del mondo globale. Occorre saggezza d’insieme; occorre evitare di marcare le differenze e di creare cortocircuiti simbolici che rendono difficile il cammino del vivere insieme, pur avendo la stessa identità, la stessa appartenenza e lo stesso legame del Paese Italia. Oggi occorre il massimo della coesione umana e sociale; tanto, al fine di evitare di indebolirsi nei confronti del mondo globale e di ridurre la propria disponibilità verso gli altri del mondo, un’umanità in cammino che viene anche da noi per trovare, come i nostri padri, a partire dall’unità, il pane della sopravvivenza.