Occhio, torna la Prima Repubblica!

 Angelo Cennamo   

Varata, nei prossimi giorni, la legge finanziaria, i nostri politici se le daranno di santa ragione per decidere come e dove aprire la crisi di governo. Le mozioni presentate saranno almeno tre, ma dove comincerà la verifica, se al senato o alla camera, al momento non è dato saperlo. Il particolare non è di poco conto, se si considera che a Palazzo Madama i numeri per salvare il governo dovrebbero essere garantiti. Più incerta, invece, risulterebbe la tenuta dell’esecutivo a Monte Citorio, dove la pattuglia dei finiani è numericamente più consistente. Dunque per Berlusconi e la sua squadra si profilerebbe una sfiducia parziale, salvo ulteriori sorprese. In tal caso il premier suggerisce una soluzione molto singolare : lo scioglimento di un solo ramo del parlamento. L’ipotesi è tuttora prevista dall’art. 88 della costituzione, ma la sua applicazione, allo stato, è alquanto improbabile, dal momento che oggi la durata in carica delle due camere non è più sfasata come nei primi anni della Repubblica. L’opzione individuata da Berlusconi appare bislacca, anacronistica, e poco funzionale alla sua causa. Se il cavaliere l’avallasse con insistenza darebbe l’impressione di voler giocare al ribasso per rimanere arroccato a Palazzo Chigi. Ma il rischio peggiore per gli elettori potrebbe essere un altro. Quello che il prosieguo della legislatura venga  deciso da una complicata concertazione tra i restanti gruppi parlamentari, fatta di accordi sotto banco e da strani giochi di palazzo che non hanno nulla a che vedere con l’esercizio della democrazia e con il rispetto del voto popolare. Facciamo un passo indietro e ricapitoliamo in breve quanto è accaduto negli ultimi due anni. Nel 2008 il centro destra vince le elezioni politiche con una maggioranza nettissima. Nel 2009, la stessa coalizione riafferma il suo primato alle elezioni europee. Nel 2010, è ancora il centro destra a prevalere nella competizione delle regionali. Tutti i sondaggi danno Berlusconi oltre il 60% dei consensi, ed il Pdl raggiunge punte del 40%. Tutto fila liscio, e la probabilità che la legislatura si concluda senza particolari sussulti è più o meno scontata, considerata anche l’inconsistenza delle forze di opposizione. Ma a questo punto capita un imprevisto : il presidente della camera, che nel 2007 aveva dovuto ingoiare il rospo del pedellino per non finire ai margini della politica, alla vigilia delle regionali, prefigurando una sconfitta della destra, si adopera per dare vita ad un nuovo gruppo parlamentare. Lo scopo è quello di far implodere la maggioranza ed archiviare la stagione del berlusconismo. L’esito imprevisto delle regionali rovina, però, il piano ben congegnato, e l’idea della fondazione del nuovo partito viene rinviata a data da destinarsi. Nel frattempo Fini non rinuncia a picconare il centro destra ed il suo leader, intervenendo su le questioni più disparate. Il resto è storia nota. Oggi la formazione politica di Fini (del presidente della camera Fini) chiede le dimissioni del premier e fa uscire i suoi membri dal governo. Il “tradimento” è di fatto consumato. I finiani annunciano, per bocca di Granata, di essere disposti a governare anche con Nichi Vendola pur di mandare via Berlusconi da palazzo Chigi : il cavaliere è un pericolo per la democrazia. Loro invece, al governo con la sinistra e contro il parere degli elettori, no. 

 

5 pensieri su “Occhio, torna la Prima Repubblica!

  1. Avevamo un politologo della portata di Cennamo e non lo sapevamo. Siamo così stupidi da non capire tutti i retroscena. Per fortuna che c’è lui, anche se fa trasparire tutto il livore per una parte politica e la delusione per la sua parte.Abbi pazienza, l’erba cattiva non muore mai.

  2. torno a ribadirti, non perchè simpatizzante di fini -dio me ne guardi bene-, che sbagli a parlare di tradimento. è fuorviante rispetto a quello che è accaduto per davvero. non vi è stato tramimento perchè lo stesso fini rimanda la stessa accusa al mittente, ritenendo che che sia il pdl ad aver tradito il programma -quale programma non si sa visto che ognuno dice le sue priorità a secondo della circostanza- e nelle stesse elezioni regionali ha avuto un mal di pancia incredibile perchè ha dovuto ingoiare i rospi di zaia in veneto, cota in piemonte e tutta la sceneggiata napoletata, o meglio l’ammuina fatta da sica et company sullo sfondo del finto miracolo della monnezza. insomma a fini cosentino non va giù, e giù il terzo rospo.
    quindi da un punto di vista linguistico fini più che un traditore deve essere giustamente indicato come un ingrato. probabilmente senza l’avvento dell’avventuriero del bunga-bunga non sarebbe arrivato tanto in alto. ma anche l’ingratitudine è un punto di vista considerato che fini pensa:
    1- di aver pagato la cambiale;
    2 – che probabilmente i dirigenti del pdl stanno sbagliando le loro analisi perchè evidentemente anche loro senza fini non avrebbero raggiunto gli stessi risultati.
    ora l’ingrato ha le mani libere, mi sembra contento e vuole farsi valere per quello che pensa senza più ricatti e buffetti di approvazione.
    caro angelo ad ognuno il suo. io condivido l’analisi fatta sul corriere, e ribadita al tg1, dal cauto ostellino: bisogna prendere atto che negli ultimi 20 anni tutta la classe politica ne esce sputtanata, che questa legge elettorale non funziona perchè -mio inciso: oltre ad essere una porcata- non garantisce la governabilità. che spetta al piccolo primo ministro rilanciare a tutti un’ipotesi di riforma costituzionale che superi, senza furbizia e una volta per tutte, questi colli di bottiglia. infine comunque vada va approvata quanto prima, ovviamente, la finanziaria.
    concludo, caro angelo (cennamo), nel chiederti di prendere atto che ormai è inutile rivangare il passato è che fini rappresenta per te e per tutti quanto gli altri un interlocutore politico, anche indipendente, di cui tener conto.
    salute.

  3. Caro Michele,
    non è così. Questa legge elettorale garantisce la governabilità più di ogni altra. Se il governo è al capolinea ciò non è dipeso dal sistema elettorale ma dalla fuoriuscita di Fini e dei suoi amici dal Pdl. La scissione di Fini non ha nulla a che vedere con la politica e con il rispetto del programma. Se il governo avesse preso delle sbandate, gli elettori non avrebbero premiato il Pdl alle europee del 2009 e alle regionali del 2010.
    Fini è entrato nel Pdl contro voglia. Dietro la scissione di Fini ci sono solo, ed esclusivamente, motivazioni di tipo personale.

    Saluti – AC

  4. Veramente al cospetto di questa cosiddetta “Seconda Repubblica”, la Prima era ancora paradossalmente una Repubblica di Signori, questa è solamente la Repubblica dei Servi. Qualcuno se ne è sta accorgendo con un pò di ritardo, qualche altro non se ne accorgerà mai perchè non conosce la distinzione!

  5. Scusate se intervengo su un argomento poco alieno alla mia cultura,
    ma mi viene da pensare che , dopo la prima Reoubblica, quando si soleva andare alle urne , mediamente, ogni, nella seconda Repubblica pare che abbiamo fatto un passo da gigandi: pare che si va al voto ogni due anni.Brava, Italia, sei fantastica! Un abbraccio a tutti,Alfredo

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