L’angolo del racconto di Rosangela Costa: l’invenzione del secolo

Due uomini erano stati catapultati dal mare su una bellissima isola. Il primo, intelligente e molto valente, ogni giorno cercava un modo per costruire qualcosa che permettesse loro di ritornare a casa. L’altro,  stupido ed ignorante com’era, prendeva quel fatto come una vacanza! Avrebbe preferito restare lì per l’eternità! Nonostante l’accaduto, però, entrambe trascorrevano molto bene la loro vita lì, e sopravvivevano di noci di cocco e papaie, all’ombra di palme e di fronte ad un mare cristallino. Qualche tempo dopo, stanchi di quella vita monotona, avevano deciso di voler provare a ritornare a casa. Il loro desiderio era talmente grande, che non riuscirono a non porsi questa domanda: ma cosa c’era dietro il mare??? Il primo sosteneva che il mare “divideva” la Terra, e che, secondo lui, non era altro che un modo per “collegare” e far entrare in contatto il mondo terreno con quello marino. Inoltre, era una grande riserva, proprio  perché poteva offrire pesce in quantità a tutta la gente e un suggestivo panorama. Il secondo, da quando era bambino, sapeva che, arrivati alla morte, si raggiungeva il Paradiso, e sospettava che si trovasse proprio dietro il mare!!! Da come la pensava, gli sarebbe piaciuto andare a visitarlo, ma poi si disse che non serviva a niente: perché farlo adesso, quando avrebbe potuto avere tutto il tempo del mondo??? Le loro riflessioni erano uno l’opposto dell’altra, ma, tra tanti pensieri, nessuno dei due era ancora riuscito a trovare il modo di ritornare a casa… Si era ormai fatta sera, e andarono a dormire. Uno dei due non riusciva a prendere sonno e stava ancora pensando… Ma come fare, per attraversare il mare e raggiungere la terraferma???  Ad un certo punto, ricordò anche che, immergendosi in un certo livello del mare, si poteva affondare!!! Gli serviva qualcosa che l’avrebbe potuto far galleggiare e trasportare a casa… Ma cosa??? Il giorno seguente, egli espose la sua idea all’amico, ma quello, come volevasi dimostrare, non capì molto bene! L’altro, intanto, si guardava intorno, cercando di trovare quel qualcosa che gli avrebbe permesso di ritornare a casa… Per quanto andava a zonzo, non lo trovò! Forse, chissà, non esisteva nemmeno.Forse, chissà, se la sarebbero dovuta vedere da soli. Poi, interruppe i suoi pensieri. Guardò l’amico che prendeva il sole, steso sulla spiaggia, e centinaia di migliaia di palme che li circondavano. Ma certo, le palme! Forse, il loro busto gli sarebbe stato utile! Ne spezzò alcuni e li legò uno accanto all’altro, aiutandosi con delle liane. Li portò nel mare e galleggiavano! Ce l’aveva fatta! Ad un tratto, un vento impetuoso fece volare la sua invenzione dietro alcuni cespugli, dove soggiornava una tribù nomade, che egli non aveva mai visto. Tutti i suoi componenti danzavano attorno al  fuoco, compiendo degli strani gesti con le mani e con l’intero corpo. Ancora non si erano accorti dello strano oggetto che “li aveva raggiunti”. La cosa che più impressionò l’uomo fu il crepitio della fiamma, i suoi strani movimenti, causati da quel forte vento che adesso sembrava placatosi. Poi, però, diventò più forte, tanto da spegnerla. Appena il fuoco fu spento, lui si allontanò da quei cespugli, impaurito, e prendendo con sé la sua “invenzione” raggiunse la spiaggia. Intanto, fece una riflessione su quanto aveva visto. Il vento, forza sovrumana e divina, aveva spento la fiamma. Nel frattempo, ancora intento a prendere il sole, l’altro si levò la maglietta, che gli scappò di mano e volteggiò nel cielo: c’era vento, di nuovo. L’amico osservò il volo della maglietta e capì una cosa: la forza del vento poteva essere perfino sfruttata! Così, procurandosi un altro tronco, legò la maglietta ad esso e lo posizionò al centro dell’ “invenzione”. Alla fine, tutti e due tornarono a casa, sani e salvi. Il giorno dopo, l’uomo più intelligente e colto diede un nome molto particolare alla sua “invenzione”. La chiamò ZATTERA.