Tetti sicuri per l’Agro in caso d’eruzione

 

 geologo Giulio Caso

Abstract: nelle aree dove è possibile una ricaduta di ceneri e lapilli, durante una eventuale eruzione vulcanica, bisogna ricercare metodologie costruttive di sicurezza per i tetti onde evitare sprofondamenti. Tali metodologie terranno conto  del risparmio energetico e salvaguardia dell’ambiente. Inoltre sarebbe utile collegarlo anche  all’applicazione

delle nuove norme sull’am pliamento delle volumetrie delle abitazioni. Figure professionali: Geologi, Tecnici del territorio (Geologi, Architetti, Geometri, Legali, Ingegneri ecc. ).Vari collaboratori anche dipendenti di enti locali. L’eruzione del Vesuvio del marzo 1944, causò un accumulo di lapilli sulle nostre zone che raggiunse anche gli 80 cm. Dall’alba del 22 Marzo si sollevarono vapori, sabbie, ceneri, scorie e, soprattutto, lapilli che, spinti dal vento, iniziarono a ricadere, prevalentemente, in direzione Angri, Pagani, Nocera ecc. A Poggiomarino arrivarono a cadere scorie del peso di 1 Kg. Su S. Giuseppe Vesuviano scorie dal diametro fino a 15 cm.Furono quelli momenti drammatici con circa 45 morti per crollo di solai e terrazze.  I fase: studio delle zone dove è possibile una ricaduta ceneri e lapilli. Sia nell’eruzione del 1944 che in quella del 1906 la maggior parte delle persone, nelle zone di ricaduta ceneri e lapilli, perirono per sprofondamento dei solai. Il tipo di costruzione di allora prevedeva solai scoperti (in quella società contadina era diffusa l’usanza di usare i lastricati e le terrazze per essiccare frutta e ortaggi). Ora che questa abitudine non c’è più, forse è giunto il momento di pensare ad una difesa, sia pure passiva, contro questa simile eventualità prevedendo un tipo di costruzione con tetti spioventi, almeno in queste zone.  II fase: Ricerca delle pendenze idonee a far scivolare i materiali piroclastici. Già si hanno indicazioni di massima che prevedono una pendenza minima di circa 38 gradi, ma gli studi daranno indicazioni sulla pendenza consigliata in funzione anche dei materiali utilizzati per realizzare i tetti. La nuova copertura a tetto permetterà anche di poter realizzare pannelli fotovoltaici e recuperare energia solare, oltre che diminuire la dispersione di calore.III fase: Indicazioni sulle varie modalità tecnologiche costruttive dei tetti.Nella foto si può notare che una costruzione inadeguata con copertura inidonea, sia pure con pendenza del tetto di circa 45° può essere seriamente danneggiata da ricaduta di materiale piroclastico. A causa del lapillo spalato giù dai tetti e dalle terrazze delle case, nel marzo 1944, alcune strade si camminava arrivando con la testa quasi ad altezza dei primi piani delle case. Si dovettero trovare dei luoghi di deposito dei lapilli per sgomberare le strade; furono colmati i pozzi, gli ingressi delle tufare e, purtroppo anche le vasche di assorbimento e decantazione delle acque e dei fanghi che periodicamente discendevano dalle pendici montane. IV fase: ricerca delle zone ove, eventualmente sarebbe possibile depositare, anche temporaneamente, i lapilli. Lapillo è un termine internazionale utilizzato per indicare i piccoli frammenti solidi di lava che vengono espulsi con violenza dai vulcani durante eruzioni di tipo esplosivo. I frammenti hanno dimensioni comprese fra i 2 e i 64 mm di diametro V fase: elaborazione delle norme di applicazione regionali .

Figure professionali: tecnici ed esperti in giurisprudenza.