Un viaggio verso Dio e verso il prossimo

 Abate Donato Ogliari osb

Anche a noi cristiani è chiesto di camminare come pellegrini verso il futuro di Dio, nella consapevolezza che, ultimamente, gli apparteniamo, siamo suoi. Ecco perché già fin d’ora dobbiamo abituarci alla sua compagnia, e a fare di ogni giorno della nostra vita un incontro di comunione e di amicizia con Lui, un incontro nel quale la nostra creaturalità e la nostra piccolezza possano ritrovare la loro vera identità ed essere corroborate dalla luce della sua grazia e della sua misericordia. Come ha scritto il Servo di Dio don Tonino Bello: “Il viaggio più serio è quello che porta all’incontro con Dio”. E allora, in attesa di contemplarne, un giorno, il volto nella patria celeste, cominciamo a ricercarne i segni quaggiù, nella trama delle nostre storie personali, comunitarie, ecclesiali e civili.Inoltre, come cristiani noi sappiamo e crediamo che questo cammino/viaggio umano e spirituale è già stato percorso e tracciato per noi dallo stesso Gesù, il quale si è presentato a noi dicendoci: “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14,6). In Gesù e con Gesù noi percorriamo la “via” che conduce all’incontro con Dio. E di “vie” Gesù se ne intendeva. Per diventare nostro compagno di viaggio, e colmare così l’abisso esistente tra il Dio-Creatore e l’uomo-creatura, ha dovuto percorrere la via dell’abbassamento. Persino gli ultimi giorni di gestazione trascorsi nel grembo di sua madre Maria, li ha vissuti “in viaggio” verso Betlemme, per poi nascere “fuori casa”, come un nomade o un emigrato. E anche durante la sua vita apostolica, Gesù condurrà una vita senza fissa dimora, come un viandante appunto, tanto che dirà di se stesso: “Il figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” (Mt 8,20). E che dire del suo ultimo viaggio, quello che lo porterà “fuori della porta della città” (Eb 13,12), sul Calvario, per essere inchiodato a una croce come un malfattore? Tutta la vita del Figlio di Dio, fin dal momento della sua incarnazione, è stata un “viaggio” nel quale egli procedeva in obbedienza alla volontà del Padre che lo aveva inviato nel mondo (cf. Gv 4,35). Fidiamoci dunque di Gesù Cristo. Egli è la “via” che ci conduce all’incontro con Dio. Seguendo Lui e la Parola del suo Vangelo, i nostri occhi si apriranno e sapranno scorgere le tracce della presenza del Signore nella nostra vita. Scrive sant’Agostino:“Quando diventiamo fedeli aderendo con la fede al Cristo ––, già cominciamo a camminare sulla via, anche se ancora non siamo in patria”. E continua: “Quello che fa avanzare sulla via è l’amore di Dio e del prossimo. Chi ama corre, e la corsa è tanto più alacre quanto più è profondo l’amore. A un amore debole corrisponde un cammino lento, e se addirittura manca l’amore, ecco che uno si arresta sulla via”. “Amando il prossimo e interessandoti di lui, tu camminerai. E quale cammino farai, se non quello che conduce al Signore Iddio, a colui che dobbiamo amare con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente? Al Signore non siamo ancora arrivati, ma il prossimo lo abbiamo sempre con noi. Porta dunque colui assieme al quale cammini, per giungere a Colui con il quale desideri rimanere per sempre”.Sì, l’amore per Dio non sta in piedi senza l’amore per il prossimo. Per questo motivo, accanto all’espressione sopra riportata di don Tonino Bello, possiamo anche affermare che “il più bel viaggio che facciamo quaggiù è quello che si compie verso l’altro” (Paul Maurand).

 

 

2 pensieri su “Un viaggio verso Dio e verso il prossimo

  1. Gentile Autore, ho letto e riletto più volte con piacere questo Suo scritto, apprezzando particolarmente il punto in cui invita i credenti a ricercare i segni di Dio nel concreto vivere. Da persona che si pone in posizione critica nei confronti della Chiesa, ho avvertito nelle Sue parole un intento di comunicazione costruttiva e piena di rispetto per il lettore. L’assenza di giudizio e la pacatezza dell’esposizione trasmettono, almeno alla mia persona, un messaggio positivo e non la spiacevole e claustrofobica sensazione di essere inscatolata, io che mi pongo domande e continuo a cercare risposte, in una posizione subalterna rispetto a chi crede di possedere una fede fatta di certezze. Cordialmente.
    Giovanna Rezzoagli

  2. Non si può amare Dio senza amare anche le sue creature. Chi dice di amare Dio e non ama il prossimo mente. Dunque la prova, se così possiamo esprimerci, del nostro amore per Dio è il nostro amore per il prossimo. Ma possiamo affermare allora che il nostro amore per il prossimo è anche la prova del nostro amore per Dio? Se le due cose non sono che due aspetti del medesimo amore, parrebbe di sì. Quindi se amo veramente il mio prossimo amo anche Dio? Ma se non amassi Dio, potrei amare veramente il mio prossimo? Una risposta potrebbe essere: ama Dio nel tuo prossimo e il tuo prossimo in Dio.
    Senonché non sempre il mio prossimo è amabile. Ma forse è sempre amabile Dio? Se Dio è amore non dovrebbe essere tanto difficile amarlo. Ma che cosa significa, per un cristiano, amare Dio? Significa seguire l’esempio di suo Figlio Gesù, seguirlo fino in fondo, anzi, fino in cima al Calvario. L’amore del cristiano è scandaloso perché non può evitare lo scandalo della croce, l’amore del cristiano è sacrificio di sè: non amor sui o amor fati ma amor Dei: “Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a sé stesso, prenda la sua croce e mi segua.” (Mt 16, 24). Chi è disposto, oggi, a rinunziare a se stesso? Eppure la parola evangelica è chiara:”Chi vorrà salvare la propria vita la perderà; ma chi avrà perduto la sua vita per amor mio, la troverà”. Eh sì, l’amore cristiano non ammette compromessi. Ma forse che li ammette l’amore umano (quello vero, intendo)? Grazie, padre Donato.

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