Partiti, partite e il fattore “C”

Aldo Bianchini

Oramai si vive soltanto di partiti e di partite, di partiti politici e di partite di calcio. Ne siamo pieni quasi fino alla noia. Ma è la realtà della vita moderna, ne dobbiamo prendere atto e, se possibile, cercare di attutire quanto più possibile gli effetti nocivi che derivano da questi eccessi. Qualche giorno fa mentre in edicola acquistavo i giornali un signore, riconoscendomi, mi ha fermato per dirmi che rimpiangeva il tempo in cui in tv c’era soltanto la tribuna politica di Iader Iacobelli e le partite di calcio andavano in onda esclusivamente la domenica, con qualche eccezione per la coppa dei campioni del mercoledì. Non mi è stato possibile fargli capire che, tutto sommato, forse è preferibile il pluralismo all’omologazione. Gli eccessi sono certamente da condannare, ed oggi viviamo di eccessi. Forse un tempo l’informazione, sia calcistica che politica, colpiva di più l’immaginario collettivo. Il tifoso capiva quale era il suo ruolo e l’elettore comprendeva meglio il progetto politico dei pochi partiti dell’epoca, appena tredici. Oggi invece si gioca quasi tutti i giorni dell’anno ed ogni sera in tv si parla di politica. Le innumerevoli competizioni calcistiche e gli attuali settantatre partiti confondono le idee a tutti. Un calciatore espulso da una competizione lo si vede subito il giorno dopo giocare in un’altra, a dicembre casomai veste la maglia rossonera ed a gennaio quella bianconera; il simbolo, la bandiera, la maglietta di qualche anno sono soltanto pallidi ricordi. Però tutti i calciatori baciano la maglietta che indossano, anche se solo ed occasionalmente per una partita. Tutti messaggi sbagliati che annullano qualsiasi altro interesse, o quasi. Per non parlare dei partiti politici. In questo ambito se ne vedono davvero di tutti i colori e in tutti i sensi. Non si fa in tempo a memorizzare l’appartenenza di un soggetto che questi è già sbarcato altrove, come non si fa in tempo a registrare la nascita di un movimento e/o partito che il giorno dopo ne è stato già formato un altro. C’è, comunque, una scusante per tutti e per tutto. I calciatori sostengono che è il prezzo che si paga al professionismo esasperato, i politici che non è più tempo di ideali e che si deve guardare il progetto e la persona. Bontà loro, forse avranno pure ragione ma personalmente non riesco a farmene una ragione. Certo, ad onor del vero va detto che tutto questo fa lievitare lo spettacolo calcistico verso l’alto e la politica verso la sua funzione di servizio. Prima vinceva quasi sempre la Juventus (almeno in campionato) con programmate ma poche vittorie del Milan e dell’Inter; oggi c’è più alternanza anche se sono lievitati fortemente i costi. La stessa cosa avveniva in politica dove vinceva sempre la D.C. e non ce n’era più per nessuno; oggi c’è molta più alternanza e costi esasperati a tal punto da privilegiare i ricchi per i ruoli più importanti. Insomma l’incertezza e l’imprevedibilità regnano sovrane in entrambi gli ambiti di quella che appare sempre di più come la vita che siamo costretti se non proprio a vivere almeno ad ascoltare e vedere tutti i giorni. Meno male che c’è il fattore “C”, non quello che allude alla sfacciata fortuna che è necessaria sia alle partite che ai partiti. Alludo al fattore “C” di casa nostra, quello dei Caldoro, dei Cirielli e delle Carfagna che d’incanto ci ha riportati, tutti, alla vecchia ed amata politica delle congiure e dei tradimenti. Per vincere la battaglia regionale hanno capito di dover andare di comune accordo, o meglio far finta di andare di comune accordo. Nella sostanza ognuno di loro cerca, come nelle partite di calcio, di stendere l’avversario, semmai con un secco contropiede. Ma questo modo di giocare, si sa, può riservare qualsiasi sorpresa. Parte a testa bassa Cirielli che “accoglie con soddisfazione la notizia della candidatura di Fernando Zara”. E chi lo ha candidato ?, difficile rispondere in assenza dei coordinatori cittadini e di un accordo strategico tra i vari partiti che sosterranno Caldoro. E lo stesso Caldoro che risponde ?, niente, assolutamente niente. Ma passiamo a Cava dove era prevista, e così è stato, una conferenza stampa dei consiglieri comunali del centro-destra per annunciare la candidatura di Napoli a sindaco. L’assessore provinciale Baldi subito annuncia che non si tratta di una conferenza stampa e che (sostenuto anche da Laudato) quella di Luigi Napoli è solo un’indicazione che viene dal popolo e dai consiglieri. Qualcuno sussurra che il placet di Cirielli è giunto solo all’ultimo minuto. E regna, ovviamente, l’incertezza. Va da pensare che qualche timore di perdere proprio in casa sua Cirielli l’abbia avuto e che i dodici consiglieri si siano spontaneamente offerti come paracadute andando avanti e spiegando che loro si muovono per il popolo e in nome del popolo. Così il capo è comunque salvo da brutte figure. Tanto non c’è neppure il coordinatore cittadino cui dar conto e l’azione dei consiglieri appare come un nuovo “modello politico” espressione del territorio. E la Carfagna ?, tace. Il suo entourage non riesce neppure a definire e pubblicare le nomine dei coordinatori cittadini, almeno delle città in cui si vota a fine marzo. Scandaloso che a quell’appuntamento così importante il PdL arrivi a briglie sciolte, ovvero comanda chi si alza prima la mattina o peggio chi (rispolverando vecchie usanze della prima repubblica) si è già creato i propri orticelli di potere. E Caldoro?, poverino, sta scaldando ancora i motori della sua organizzazione e in questo momento è l’unico, forse, che può osservare un giustificato silenzio. Cerca di fare alleanze con tutti e da buon vecchio (solo per militanza) socialista imbarca tutti, anche l’ MPA.  Le lezioni di etica politica meglio impartirle subito dopo l’appuntamento elettorale del 28 e 29 marzo 2010.