Binari

 

 

 Michele Ingenito

 

Gli eventi prossimi della politica nostrana mettono in primo piano il futuro del PD attraverso la elezione del nuovo segretario. Bersani o Franceschini? Chi dei due sarà in grado di garantire una rinascita autentica in grado di competere con l’attuale strapotere politico ed istituzionale del PdL?I fiumi di inchiostro da tempo si riversati sul congresso di quel partito si concentrano molto sul gioco delle alleanze interne e degli schieramenti a favore dell’uno o dell’altro. Così come su certe amenità in virtù delle quali siamo in grado di apprendere quali e quanti ex-democristiani sosterranno l’ex-comunista Bersani e quali e quanti ex-comunisti sosterranno, invece, l’ex-democristiano Franceschini. La notizia, di per sé avvilente, traduce nei fatti l’incapacità permanente della sinistra di mettere su un programma convincente delle idee, dei valori e delle ideologie in base alle quali gli italiani si dovrebbero reinnamorare di quella pur insostituibile sponda della politica.La sensazione è che il cammino sarà lungo, lunghissimo. Fin quando, almeno, le opposte fazioni si fronteggeranno a suon di voti strappati agli e agli altri, a favore dell’uno o dell’altro candidato.E’ pur vero che tutte le battaglie legate alla competitività politica si basano sul consenso e sul voto conseguente. Ma i presupposti iniziali che dovrebbero generare le scelte non possono che partire dai programmi. E questi ultimi dalle motivazioni culturali e ideali, ideologiche ed etiche.Magari battendo forte, fortissimo, i pugni sul tavolo della realtà che ci circonda e che prevale. Quella dei poteri altri che nulla, proprio nulla hanno a che vedere con lo stato di diritto. Ma che ad esso si contrappongono con strategie di apparato e di pensiero (si fa per dire)che a tratti sembrano esprimere una forza ed una ‘serietà’ ben lungi da quella che dovrebbe essere garantita dal vero stato. Queste due immense realtà non comunicano ufficialmente tra loro, ma il dialogo sotterraneo esiste eccome. Cifrato, muto o sordo quanto si vuole, ma vivo e presente. E, soprattutto, condizionante. E’ un terreno minato, dinanzi al quale soggiogano impaurite, ancorché tristemente complici, le tante comunità piccole o grandi del sistema; i loro esponenti, coloro che per primi dovrebbero levare  muri di incomunicabilità e di rifiuto dall’alto dei loro scanni e scannetti pubblici. E che , invece, fingendo di non capire, recepiscono impauriti i messaggi cifrati del binario che corre loro accanto, parallelamente. Dinanzi a questa mostruosa macchina del potere economico rappresentato dall’antistato, si fa fatica ad elevare barriere che recuperino sfere numerose e giustamente preoccupate del sociale per riportarle nell’alveo sano dello stato.Le conseguenze si abbattono sulla popolazione, costretta a subìre ‘leggi’ altrui, nella indifferenza generale delle migliaia di corporazioni dentro cui confluiscono tutti o quasi tutti i poteri costituiti.L’ingiustizia delle classi e tra le classi cresce, così, a dismisura e del nuovo vangelo di giustizia e di riequilibrio del potere per una maggiore distribuzione della ricchezza nessuno parla, tanto meno lo profetizza.E allora ci si chiede e criticamente si chiede. Se una simile analisi non la fa la sinistra, se non è la sinistra a cospargersi il capo di cenere e a rilanciare l’idea di una nuova etica sociale per una diversa giustizia sociale, se non è la sinistra a farsi carico di un vangelo che abbatta o quanto meno riduca l’offensiva di un paganesimo invasivo alla cui crescita e diffusione, consapevolmente o meno, noi tutti rassegnati contribuiamo, perché mai dovremmo appassionarci alla ‘guerra’ dei voti dell’un candidato del PD anziché dell’altro? Cosa volete che ce ne importi che sia Bersani o Franceschini a guidare la nuova compagine di quel partito? Le persone non sono mai in discussione. Ma in discussione è e resta il futuro del paese che uno dei due intende garantire. A prescindere se dai banchi del governo (un’utopia per ora) o dell’opposizione.Purtroppo la sensazione o meglio la certezza che questo profondo processo di maturazione politica e ideologica sia ancora lontano  non incoraggia la speranza. Un’idea nuova fatta programma non nasce dall’oggi al domani. E, quindi, nessuno dei grandi leader del PD ci pare in grado di recitare il ruolo che dovrebbe competergli in termini di proposte autentiche. Proposte serie di eliminazione permanente e a tappeto del male incurabile della nostra società. Fatte salve le buone intenzioni che, come sempre, gratificano i proponenti e penalizzano gli stanchi beneficiari del niente. Il popolo.