Mercato San Severino: Abdellatif Bazaaoui, per “La Pace”

Annamaria Noia

Abbiamo incontrato – in questi tristissimi tempi, quando essere “straniero”, “extracomunitario” o più volgarmente umile “vu’ cumprà” significa esporsi alla berlina, alla gogna (mediatica o meno) e additato a ludibrio – un esponente dignitoso e preparato, “a posto”, in regola (non soltanto) con i documenti, della pacifica comunità sanseverinese di immigrati dal Marocco e Nordafricani. Un uomo tutto d’un pezzo, valido e impegnato nel sociale proprio a S. Severino, cittadina centro culturale dove egli si pone in maniera propositiva e dove ha fondato una bella e interessante associazione; si tratta di Abdellatif Bazaaoui, presidente attivo, dinamico e vulcanico del sodalizio “La pace”. L’associazione è stata da lui fondata alcuni anni fa e merita senz’altro di ingrandirsi, di crescere, in barba a tutti i problemi, alle convenienze borghesi della nostra società, in cui il termine “immigrato” evoca spettri di paura e di violenza. Gli abbiamo rivolto alcune domande e ne è derivata un’intervista colma di dignità e di ironia, dovute alla sua persona, certamente, ma anche e soprattutto alla sua “creatura” – proprio l’associazione, giovane e ricca di fermenti (civili) e di entusiasmo.“Dove si trova, qual è la sede dell’associazione, quanti iscritti conta l’associazione da lei presieduta?”“Una sede vera e propria non c’è ancora, non ci è stata per il momento assegnata – esprime Abdellatif Bazaaoui – per ora ci incontriamo qualche volta presso i locali del Lions Club, di cui condividiamo la sede e da noi Maghrebini e Marocchini utilizzata anche come luogo di culto.”“Siamo una ventina di iscritti, tutti del Nordafrica – dice ancora il Nostro – riunitici in questo posto per ostacoli e problemi che acuiscono il nostro bisogno di uno spazio tutto nostro, che sia autonomo.”“Quando, come e perché è nata l’associazione La pace?”“La nostra associazione è nata, si può dire, da una costola della commissione per la pace e la coesione sociale, realizzata dai vertici dell’amministrazione comunale locale, della quale faccio sempre parte anche adesso quale rappresentante della categoria degli extrracomunitari.” – sono sue parole.“Da questa importante esperienza formativa – riprende Abdellatif – ho pensato di individuare sul territorio un punto di incontro e di raccolta, ispirato alla commissione, però soltanto per noi Nordafricani.” “L’associazione è nata ufficialmente nel novembre 2006, allorquando fu presentata al pubblico e alla stampa, tramite una conferenza tenutasi presso il Comune.”“Lo scopo era ed è tuttora quello di tutelare i diritti soprattutto di immigrati marocchini attivi ed operativi in questo territorio. Un altro motivo della costituzione de La pace è relativo all’integrazione dei nostri iscritti nella società italiana in generale e particolarmente a S. Severino, strategicamente posta in una zona favorevole al commercio e ai traffici economici, ma anche crocevia di culture, di scambi ed integrazione, per l’appunto. Si è voluto quindi attuare un ricambio di esperienze socioculturali con questa piccola parte di Italia, proprio in tale piccolo comune del Sud.”“Perché ha scelto proprio Mercato S. Severino?”“La scelta di Mercato S. Severino è stata dovuta essenzialmente alla presenza dei miei parenti e fratelli residenti già da venti anni in questa zona. Per ciò che concerne me – dichiara il presidente de “La pace” – appena giunto nel 1998 dopo la regolarizzazione con un valido permesso di soggiorno ho voluto fortemente continuare i miei studi. Sono stato infatti, già nel mio Paese, studente di Scienze economiche. Ho voluto quindi provare a laurearmi anche qui, ma la mia cartella, il diploma e tutto il curriculum studiorum sono ancora parcheggiati presso l’ateneo di Fisciano.”“Ho voluto proporre tale iniziativa perché mi sembrava giusto che anche gli extracomunitari avessero la concreta e attuale possibilità di incontrarsi per discutere sui nostri problemi, avendo in più un supporto legale e di assistenza burocratica.”Chiediamo ancora a Bazaaoui: “Perché tale denominazione per il sodalizio?”“Perché sia da auspicio contro tutte le guerre di cui si sente parlare in questi ultimi anni soprattutto.” – queste le sue espressioni.“Quali iniziative avete attuato fin ora, nel concreto?” “Un’iniziativa recente, l’anno scorso, è stata quella del corso di lingua araba, che ha riscosso un cospicuo successo – ha illustrato Bazaaoui – con tanti richiedenti tra cui se ne sono selezionati venticinque.”“Oltre alla lingua e alla grammatica arabe – prosegue l’intervistato – abbiamo anche trattato dell’alfabeto, della civiltà, della cultura, della storia e delle tradizioni arabe.”“Per ora – ci dice ancora il prezioso interlocutore – è l’unica iniziativa di rilievo, in quanto vi sono molti ostacoli, anche se io ho idea di contattare altre associazioni, motivato dal bisogno di integrazione anche perché ho conseguito un attestato sulla gestione e promozione dei beni culturali. Sono anche titolare di un diploma di operatore di sostegno presso uno sportello per immigrati a Nocera. Inferiore.”“Quali altre iniziative sta valutando di compiere?”“Vorremmo ripetere il corso di Arabo, in simbiosi però con altre cittadine dei dintorni, quali Bracigliano e Fisciano; ci piacerebbe aprire inoltre uno sportello per immigrati proprio al Comune di S. Severino, al fine di orientare in modo migliore gli immigrati che vengono a lavorare o a studiare a S. Severino, per disbrigo pratiche e permessi di soggiorno in una società che si sta attestando multiculturale: non abbiamo tanto problemi di razzismo qui a S. Severino, ma impedimenti e vane promesse, nulla di concreto.”“Qual è la sua storia, perché è venuto in Italia e nella fattispecie a S. Severino?”“In realtà non volevo uscire dal mio Paese, quando ero giovane; la prima volta che sono venuto in Italia era il 1990. vi sono rimasto solo due mesi e mezzo, per le vacanze. Poi ci sono venuto da studente, ma un giorno ho visto un documentario sulla costiera amalfitana e mi è piaciuto molto questo luogo. Il sogno di ritornare in Italia si è però realizzato soltanto nel 1998. Giunto qui, ho partecipato a corsi di formazione, poi per imparare meglio la lingua ho lavorato come ambulante come i miei fratelli, ho lavorato anche in un hotel ad Amalfi, ma S. Severino mi è rimasta nel cuore.”“Quali difficoltà ha incontrato maggiormente nel proporsi come associazione, quali ostacoli burocratici ha dovuto superare?”“Tra i problemi più rilevanti che sono stato costretto ad affrontare ho rilevato soprattutto la mancanza di servizi sociali per immigrati, soprattutto nella carenza e nel costo degli alloggi; la mancanza di uno spazio per la preghiera e il culto; la presenza di fondi regionali ed europei stanziati per gli immigrati ma che non vengono mai distribuiti; la mancanza di un piccolo contributo in denaro per la progettazione fattiva di servizi che non sia mero volontariato.”