Bruno Pagano, in merito all’Ospedale “M.Scarlato” di Scafati

 

 

<<Questa testimonianza è resa a titolo personale ed è legata al ventennio di impegno politico nella DC prima, come Consigliere Comunale, e poi come Assessore e Sindaco della città di Scafati.“Ante omnia salus”: così suona un noto aforisma dell’antica sapienza latina. Non sembra, tuttavia, che questo insegnamento abbia trovato molti proseliti tra i protagonisti che animano da anni, il set politico della nostra regione. Si sono infatti consumati fiumi di inchiostro e di parole sulle discutibili e disinvolte scelte di politica sanitaria compiute in Campania in questi ultimi lustri, che hanno determinato una vera voragine nei conti pubblici.Provare però, oggi, a porvi rimedio con nuovi e imperdonabili errori, è il vero paradosso di una società politica che sta attraversando uno dei momenti più critici della sua storia e sembra aver perduto la bussola di ogni ragionevole riferimento.La realizzazione dell’intero impianto dell’ASL SA1 appare ispirata dalla decisa volontà di operare, in modo acritico, drastici tagli e ridimensionamenti a reparti e servizi ritenuti di fondamentale importanza per la cittadinanza. La decisione o la semplice previsione di privare, ad esempio, in tutto o in parte, l’ospedale “Mauro Scarlato” (il cui decollo, per chi ha buona memoria, fu reso possibile grazie alla generosa donazione della prima struttura e dell’area circostante da parte del compianto Comm. Scarlato, nonché all’iniziativa meritoria di un gruppo storico di nobili concittadini che risucirono a coinvolgere l’intera popolazione con una pubblica sottoscrizione) di reparti come la Cardiologia, la Rianimazione ed il Pronto Soccorso, l’Ortopedia appare, oggi, fuori da ogni ragionevole e responsabile scelta ed ha il sapore amaro di uno schiaffo alla storia e alla dignità del popolo di Scafati).In primo luogo perché non si tiene conto che il suddetto presidio ospedaliero rappresenta il baricentro per un bacino di utenza che va al di là dei circa 60.000 residenti del Comune, in quanto copre le esigenze di tanta parte delle popolazioni dei paesi contermini che hanno trovato, quasi sempre, una risposta adeguata ai loro bisogni.In secondo luogo, perché i reparti suddetti sono indispensabili per un soccorso “salvavita” cioè di estrema urgenza rivolto ad assicurare un pronto intervento nelle primissime ore dell’evento infartuale.Razionalizzare è giusto ma senza causare ulteriori danni, penalizzando quei reparti che funzionano bene! Se invece il criterio della razionalizzazione è solo un espediente per ridurre la spesa sanitaria o, peggio ancora, per piegare gli interessi generali della collettività alle esigenze elettorali per l’election day del 6 giugno, significa che la speranza è destinata a cedere il posto alla rassegnazione, con conseguenze facilmente immaginabili per noi tutti e per le generazioni future>>.