Il mare della politica: un approdo per tutti?

Quando quella sera di novembre del 2007, Silvio Berlusconi, dal predellino di una mercedes, annunciò la nascita di un nuovo partito, il delirio della folla che assiepava San Babila contagiò milioni di elettori, lasciando presagire la rivoluzione che, di lì a poco, avrebbe ritrasformato la politica nazionale, in vista delle elezioni del 14 aprile. Dopo il contratto con gli italiani, il cavaliere era riuscito a piazzare un altro colpo dei suoi, risvegliando un elettorato spento ed annichilito da due anni di governo Prodi. Ma se il Popolo delle Libertà ha vinto la sfida con l’antagonista Pd, ridimensionando le ambizioni di Veltroni e compagni, il suo breve processo di costituzione sta generando, a livello locale, dolorose scollature tra i vertici organizzativi e la propria base. In provincia di Salerno, ad esempio, la sconsiderata gestione delle risorse umane più prolifiche dal punto di vista elettorale, ha finito per acuire vecchie ruggini di apparato, dando luogo ad una diaspora senza precedenti. Non sono pochi, infatti, i delusi che hanno scelto quale nuovo luogo di approdo il Mpa di Raffaele Lombardo, nella speranza di conservare intatto quel rapporto di fiducia stretto con gli elettori sul territorio, in tanti anni di dure battaglie politiche. Da questo punto di vista, lo squarcio aperto da Ronghi, Fasolino, Gagliano, Celano, e da tanti altri esponenti di An e Fi è destinato ad aprire nuovi scenari all’interno del centro destra campano e salernitano, rosicchiando consensi ed aspettative ad un Pdl, già orfano di un parte della sua migliore manovalanza. La strada che il Mpa ha davanti a sè è certamente irta e tortuosa, ma sarebbe un errore per il Pdl ed i suoi vertici sottovalutare le motivazioni e la progettualità di tanti esponenti politici che, in nome di una maggiore considerazione della meritocrazia, hanno scelto il doloroso commiato dal nuovo partito di Berlusconi. Da dove ricominciare, dunque, se non dalla pretesa di voler modificare la legge elettorale, e dalla volontà di ripristinare il voto come unico criterio di scelta della classe dirigente? La nuova sfida, che sta raccogliendo favori trasversali, è già in atto. Non sappiamo se le diverse petizioni in corso d’opera possano cambiare l’attuale modello selettivo, ma il tentativo di rimettere al centro della politica la democrazia ed il territorio rappresentano, oggi più che mai, una priorità irrinunciabile. (Avv. Angelo Cennamo – Azione Liberale)