La piazza di De Andrè

di Rita Occidente Lupo

Tanti artisti in piazza: una carovana di suoni  e canzoni. Un modo per accogliere in musica il 2009. Si ha voglia di parlare di austerity, ma alla polvere pirica ed alla ribalta di piazza, proprio non si rinuncia. Come al lauto cenone, quest’anno meno accorsato nei locali, ma comunque onorato con le classiche pietanze di San Silvestro. Tra scorpacciate di lenticchie e  zampone precotto. Cotechino sornione e baccalà in umido. Eppure ci sarà chi, non potendo rimanere a mensa, continuerà a vagabondare per le strade. Lasciandosi ingoiare dal dimenticatoio. La bellissima mostra interattiva a Genova, in questi giorni, a Palazzo Ducale, nel decennale della morte del grande Fabrizio De Andrè,  rimarca proprio le spigolature metropolitane. Dietro una colonna, assiderata dal freddo, una vita da clochard. Estinta nell’anonimato d’una barella d’emergenza, giunta troppo tardi. Quanti temi sociali, rivisitati dalla calda voce di De Andrè, contestati ed osannati. Abiurati e canticchiati. Non facile la vita da cantautore. Quando non rimane nel solco delle tiritere sdolcinate per i papabili di turno. Quando certe verità scottano al punto da ignorarle. Sul palco del Capodanno 2009, tanti artisti. E cantautori. A denunciare anche le magagne imperanti, di una società capitalistica, che oggi paga lo scotto di un forzato consumismo? Partito il conto alla rovescia! Sotto il tappo di spumante, un nuovo anno per tutti!All’insegna della pace e dell’uguaglianza degli  universali diritti umani!