Il Salerno sconfitto ad Anzio, promozione rimandata
Anzio, ridente cittadina della provincia di Roma conosciuta internazionalmente per essere stata teatro di una delle più celebri azioni della seconda guerra mondiale, lo sbarco del 22 gennaio del 1944, è anche il nome di una squadra capace di fermare i sogni promozione del Salerno e di riaprire i giochi per il passaggio in Lega Pro. Poteva essere il giorno della festa, ma così non è stato. La Perrone band ha subito una cocente sconfitta che, al di là del 4-2 finale, si porta appresso strascichi negativi (contraccolpo psicologico della truppa per la debacle odierna e squalifiche di Giubilato e Montervino per espulsioni ingenue). Quest’oggi tutto è girato storto con imperdonabili errori di Sestito e di una retroguardia allo sbando che sono stati pagati a caro prezzo. E’ impensabile che una compagine capolista, nel giorno in cui essa si gioca il primo match ball promozione, stecchi in maniera così clamorosa l’appuntamento con la gloria. Il pericolo corso dopo soli pochi secondi sul tiro di Amassoka salvato sulla linea già era stato il campanello di allarme di una gara nella quale, però, il Salerno ha anche creato molto (tre pali, di cui ben due di Montervino oltre a diverse occasioni nitide da gol) e concretizzato poco. Sestito è stato l’uomo in meno. Il portierino granata non riesce ad uscire dal tunnel degli errori in cui è entrato ed è responsabile in tre delle quattro segnature al passivo. In difesa Giubilato ha il demerito di essersi fatto espellere nel momento di massimo sforzo della propria squadra per aver dato una manata a gioco fermo ad un avversario ed è andato in difficoltà contro il temibile Amassoka. Puglisi ha nuovamente disputato una gara in sottotono sulla falsariga di quella di Pomigliano e con il suo sfortunato autogol ha fatto scendere i titoli di coda sul match. Chirieletti si è dimostrato volenteroso, Calori si è visto poco, mentre Avagliano, sostituito già nel primo tempo da Gustavo, non può essere giudicato. A centrocampo Giacinti è stato uno dei pochi a salvarsi: il motorino blaugrana si è disimpegnato anche da difensore centrale, mentre nell’inedito ruolo di play maker si è fatto ammirare più per la capacità di recupero palla che per le doti in impostazione di manovra. Mounard è sembrato anche oggi un pesce fuor d’acqua, troppo avanzato per essere un centrocampista, troppo indietro per essere definito un attaccante. Perrone lo ha richiamato più volte prima di sostituirlo con Polani a frittata già bella e fatta. Montervino, dopo essersi sganciato numerose volte in avanti nel primo tempo, ha fissato il punteggio sul 2-2 trasformando con freddezza un tiro dagli undici metri, ma un calciatore della sua esperienza non può commettere l’ingenuità che poi gli è costata l’espulsione. In avanti Biancolino è apparso lento ed in ombra: giustamente Perrone lo ha sostituito con De Cesare, ma il Toro non ha inciso sull’incontro. Polani si è rivisto in campo nel finale, mentre i migliori dalla cintola in su si sono rivelati certamente Caputo e Gustavo: il primo ha scheggiato la base del palo con una volee di sinistro, ha pennellato un cross perfetto per la testa di Gustavo in occasione dell’1-1 ed ha creato più volte i presupposti per andare in rete. Non ci si spiega perché Gustavo sia rimasto in panchina fino alla mezz’ora del primo tempo: il suo ingresso in campo ha fornito nuova linfa alla squadra. Il brasiliano ha timbrato il cartellino per la seconda volta consecutiva con un gol di testa, non certo la specialità della casa. L’esultanza alla Ronaldinho che ha fatto seguito al gol realizzato non ha caricato ulteriormente i compagni per lo sprint finale. Bisogna archiviare al più presto questa giornata no e ricaricare le batterie: è di fondamentale importanza evitare ulteriori passi falsi. Il Marino, vincendo sul campo del Porto Torres, ha dimezzato la svantaggio in classifica ed ora costituisce una minaccia un po’ più seria. Dilapidare il vantaggio sarebbe un suicidio sportivo: guai a commettere altri errori perché una mancata vittoria del campionato equivarrebbe ad una visita a Roma senza aver visto il Papa.