Simbolo e anima di una squadra che tornò a far sognare un’intera città, la Salernitana, l’ex ala destra del Foggia scomparso a soli 55 anni fu protagonista indiscusso della storica promozione che riportò il club granata prima in Serie B e poi in Serie A dopo 50 anni di attesa. Giocò anche con Monza, Juve Stabia, Cesena, Monopoli, Nardò, Potenza, Nola e Angri. Fu vice allenatore del Foggia con Mirko Cudini e con Roberto Breda vice allenatore di Ternana, Latina Virtus Entella e Perugia. Con l’ex calciatore Giovanni Bucaro allenò anche Sicula Leonzio e Bisceglie.
Giuseppe Zingarelli
Giocava con la maglia numero 7 della Salernitana. Era un’ala destra d’altri tempi, rapida, sgusciante, estrosa, imprendibile,  particolarmente amata dalla tifoseria granata. Lo chiamavano il “Re del Taglio”. Tagliava il campo con la stessa sfrontatezza e il coraggio con cui ha giocato la sua ultima partita all’Ospedale “Don Uva” di Foggia, la  struttura sanitaria  dove era ricoverato per la malattia incurabile che lo aveva colpito e contro la quale, dignitosamente, da circa un anno, stava lottando con grande coraggio e forza di volontà. Carlo Ricchetti, classe 1970, probabilmente il miglior numero 7 nella storia della Salernitana è scomparso lo scorso 28 ottobre a soli 55 anni. La sua scomparsa ha destato grande impressione, suscitando profonda commozione nel mondo del calcio. Negli anni ’90, CR7, con la maglia del “Cavalluccio” marino granata ha vissuto intense emozioni regalando momenti memorabili alla tifoseria dell’Arechi, pazzamente innamorata del suo calcio e del suo encomiabile attaccamento alla maglia. Ricchetti era uno di quei calciatori “old style”, ‘all’antica’, un ‘tipo’ alla mano, uno che amava moltissimo semplicità, schiettezza e spontaneità. In un calcio che oggi non profuma più di erba ma di soldi, sponsor e smodato protagonismo, uno come Carlo, quasi certamente, non si sarebbe trovato molto a suo agio. Salerno e la Salernitana si sono strette intorno a lui, all’immenso dolore della moglie Antonella, dei figli e di tutta la famiglia. Continueranno ad applaudirlo nel ricordo di quell’estrosa ala destra che con la sua tecnica non smetteva mai di correre sui terreni di gioco dove ha sempre combattuto da autentico “gladiatore”, regalando reti, manovre sublimi, fantasia e azioni spettacolari. Già, il ragazzo di Foggia che correva, si accentrava e crossava. Oltre ad un’immagine autentica
e vincente, Ricchetti ha lasciato a Salerno un’eredità “pesante” per chi in futuro scenderà in campo indossando la sua maglia. Una maglia che la società di via Salvador Allende non ritirerà, affinchè di Ricchetti si continui a ricordare il calciatore che è stato. Doti tecniche e agonistiche di prim’ordine quelle dell’ex ala destra granata, come ha ricordato anche Delio Rossi, attuale trainer del Foggia: “Ll’epoca non ho fatto altro che tirar fuori qualità che Carlo aveva nel suo bagaglio tecnico. Oggi non ho parole. Mon mi sento di aggiungere altro. Posso solo dire che ho perso un grande amico”. Qualcuno afferma che in campo Ricchetti non correva ma tagliava. Tagliava lo spazio, il vento, gli avversari e le difese avversarie, dipingendo calcio di qualità sulla fascia destra dell’Arechi. Ricchetti ha avuto e continuerà sempre ad avere un posto speciale nel “cuore granata” della millenaria città campana che sorge sul Tirreno tra la costiera amalfitana e il Cilento. La sua carriera calcistica si lega saldamente alla Salernitana. CR7 lo ricordava sempre, ribadendolo con grande ricinoscenza soprattutto in occasione del 103esimo anniversario dello storico sodalizio granata, fondato nel 1911: “Mettere piede all’Arechi per me è una gioia immensa. Mi trasmette sempre un’emozione incredibile. Il calore e gli applausi dei tifosi della Salernitana non solo mi commuovono. Mi fanno anche rivivere ricordi, emozioni e sensazioni indimenticabili che sono scritte indelebilmente nel mio cuore. Non potrò mai dimenticare che qui ho vissuto sei anni bellissimi della mia vita e della mia carriera agonistica”. Carlo Ricchetti arrivò a Salerno in punta di piedi proveniente dal Monza, divenendo poi l’eroe, il simbolo e l’anima di una squadra che tornò a far sognare una città intera. Nel ’98 la Salernitana di Delio Rossi conquistò dopo 50 anni la storica promozione che riportò il club nell’ “Olimpo” del calcio italiano e Ricchetti, con la sua maglia numero 7, fu uno dei protagonisti indiscussi di quell’evento che infiamma un’intera provincia. Una doppia promozione che portò nel 1994 i granata campani prima dalla Serie C alla Serie B, vittoria ai playoff contro la Juve Stabia e, successivamente, l’11 aprile 1998, dalla Serie B alla Serie A. Due eventi importantissimi nella storia del calcio salernitano. In modo particolare il trionfo del 1998 riporta alla mente quando la Salernitana stravinse il campionato cadetto con 8 punti di vantaggio sulla seconda, il Venezia, 9 sulla terza, il Cagliari e ben 10 sulla quarta, il Perugia, allorchè gli umbri sconfissero nello spareggio di Reggio Emilia il Torino, 6 a 5, dopo i calci di rigore. La conquista “granata” della Serie A  nel 1998 scatenò in città l’apoteosi. Per il club all’epoca guidato dal presidente Aniello Aliberti, dal vicepresidente Luigi De Prisco, dal team Manager Nino Vita e del segretario generale Diodato Abagnara, la tifoseria granata organizzò festeggiamenti da favola. In quella storica stagione la Salernitana aveva nel suo staff come dirigente anche Pietro Mennea, oro olimpico a Mosca e, per 17 anni ininterrotti, primatista mondiale dei duecento metri, l’uomo bianco più veloce della storia. La doppia promozione regalò a Ricchetti moltissime soddisfazioni professionali. Con la casacca della Salernitana CR7 collezionò 157 presenze e ben 25 reti. Scrisse pagine importanti nella storia del club campano e la Salernitana era entrata nella sua vita. Gli dava gioia, stimoli, motivazioni particolari.  Il “Re del Taglio”, versatile, umile, generoso, persona molto discreta e soprattutto molto educata, disponibile verso tutti, sempre disposto a sacrificarsi per la squadra e mai a giocare per se stesso, era entrato nella storia del sodalizio granata. Notevole la sua riconosciuta abilità di saper giocare a calcio anche senza palla. Come pochissimi calciatori, Carlo Ricchetti sapeva muoversi sul terreno di gioco con intelligenza e abilità non comuni anche quando non era in possesso della sfera, collocandosi tatticamente nella giusta posizione per poter poi operare giocate efficaci e spettacolari. Era nato a Foggia. Amava moltissimo la sua città. Aveva iniziato a giocare sul campo dell’Opera San Michele. Entrò in seguito nel settore giovanile rossonero. Il suo nome iniziò a decollare nella stagione ’86-87. Dopo la sfortunata parentesi della presidenza Lioce il Foggia venne rilevato da due fratelli di Somma Vesuviana: Aniello e Pasquale Casillo. Alla guida tecnica dei “Satanelli”, dalla lontana Licata, i Casillo chiamarono alla guida tecnica della squadra mister Zdenek Zeman. Giunsero a Foggia molti calciatori nuovi. La salvezza era a portata di mano, Zeman però si promise al Parma e fu esonerato. Toccò a Roberto Balestri centrare l’obiettivo della permanenza in C1. Nella Stagione successiva, ’87-88, la panchina rossonera fu affidata a Pippo Marchioro, ex allenatore del Milan, il quale riuscì a tenere agganciato il Foggia al treno promozione fino alla trasferta di Campobasso del 17 aprile 1988, laddove, a seguito della sconfitta patita ad opera dei rossoblu molisani, 1 a 0, venne poi esonerato. Il presidente Casillo, ancora una volta, richiamò alla guida tecnica del club Balestri che traghettò i “Satanelli” al quinto posto in classifica. Fu proprio Balestri a decidere che le innate e pregevoli qualità tecniche di Ricchetti dovevano essere messe a disposizione della causa del Foggia  e lo fece esordire in Serie C a 17 anni nella gara Foggia-Benevento. Era il 7 giugno 1987. Nella stagione ’88-89 il Foggia fu affidato a Peppino Caramanno. Il tecnico di Piana degli Albanesi riuscì finalmente a riportare il Foggia in Serie B dopo una stagione sofferta ed esaltante, una stagione dove ancora il Campobasso, con un pareggio acciuffato in extremis da Roberto Mandressi, era il 91esimo, mise a serio rischio il cammino dei pugliesi verso la promozione. Ricchetti esordì in Serie B con il Foggia  contro l’Avellino. Era il 17 settembre 1989. I “lupi” irpini all’epoca allenati da Nedo Sonetti espugnarono lo “Zaccheria”. Orazio Sorbello mise a segno una doppietta rispondendo all’iniziale vantaggio rossonero siglato da Beppe Signori, con Ricchetti che completava il “tridente” rossonero insieme a Roberto Rambaudi. Il “Re del Taglio” con la maglia del Foggia totalizzò complessivanente 68 presenze realizzando 10 reti. Dopo quattro stagioni disputate con i “Satanelli” il guizzante  ex rossonero andò a giocare in prestito al Monopoli, voluto dal direttore sportivo Pasquale Direnzo. Ad allenarlo fu mister Giorgio Campagna. Rientrato a Foggia,  Mario Felice Nusco e Franco Varrella, rispettivamente presidente e allenatore dell’SS Nola, lo vollero in bianconero. Con i campani, all’epoca in Serie C1, Ricchetti giocò 25 gare mettendo a segno due reti. Nel 1992 il presidente del Monza Valentino Giambelli e il generale manager Giuliano Terraneo, ex portiere di Monza, Torino, Milan, Lazio e Lecce, riportarono Ricchetti in Serie B. Giocando a fianco di Massimo Brambilla, Roberto Soldà e Anselmo Robbiati, l’ala dauna contribuì alla permanenza in Serie B della compagine brianzola. Dopo le sei stagioni trascorse a Salerno, dal ’93 al ’96, Ricchetti nel 1999 continuò a calcare i prati della Serie militando anche nell’altra squadra del “Cavalluccio” marino, il Cesena, dove approdò all’epoca della presidenza di Edmeo Luganesi. Cinque le sue presenze con i bianconeri romagnoli. Nella stagione ’99-2000 Ricchetti indossò in Serie C1 la maglia di un’altra formazione campana: la Juve Stabia. Il presidente delle “Vespe” gialloblu, Gaetano Casale, lo affidò alle direttive di mister Fausto Silipo, ex calciatore di Catanzaro, Genoa, Palermo e Cosenza. Al “Menti” di Castellammare collezionò 19 presenze segnando una rete. Dopo il rientro a Foggia, con Giorgio Chinaglia alla presidenza del club del Tavoliere, Vittorio Galigani direttore sportivo e Lorenzo Mancano alla guida tecnica dei rossoneri,    Ricchetti disputò una stagione in Serie C2, l’attuale Serie D. Per lui 28 presenze condite da 6 reti. In seguito fu chiamato ancora in Serie C2 dal direttore generale del Nardò, Eugenio Dell’Abate, ad indossare la maglia granata del club salentino agli ordini di mister Paolo Lombardo. Chiuse la carriera agonistica militando nel Potenza e nell’Angri. Dopo l’addio al calcio giocato, nella stagione 2005-2006, Ricchetti intraprese la carriera di allenatore. Esordì sulla panchina dell’Arpifoggia, ritornando ad allenare la formazione “Berretti” della Salernitana. Proseguì sulle panchine del settore giovanile del Foggia e della Reggina e, successivamente, come vice di due ex compagni, Mirko Cudini e Roberto Breda, collaborando con il primo nel Foggia e con il secondo, nella Ternana, Latina, Virtus Entella e Perugia. Insieme all’ex calciatore Giovanni Bucaro, Ricchetti fu vice anche nella Sicula Leonzio e nel Bisceglie. Le esequie dell’ex calciatore sono state celebrate a Foggia, ieri, 29 ottobre, presso la Chiesa del Carmine Nuovo. Presenti molti ex compagni di squadra, tra cui Roberto Breda, Gianni Pirazzini, storico ‘Capitano’ del Foggia Calcio, una delegazione della Salernitana e rappresentanti di altre società dove l’ex ala rossonera ha militato. La Salernitana Calcio ha inoltrato alla Lega Pro la richiesta di poter disputare la gara di domenica prossima contro il Latina con il lutto al braccio,  osservando un minuto di silenzio in ricordo dell’indimenticabile “Re del taglio” che avrebbe ampiamente meritato di giocare in Serie A.