Stonehenge: ricercatori Università di Southampton su storia monumento megalitico britannico
Incredibili allineamenti astronomici, le origini delle sue pietre, alcune delle quali provenienti da chilometri di distanza, i metodi di costruzione. I misteri di Stonehenge continuano ad affascinare il mondo. Chi costruì il preistorico monumento?. Per quali scopi venne realizzato?. Nonostante approfonditi studi archeologici le incertezze permangono. Recentemente, un gruppo di ricercatori dell’Università di Southtampton ha riscritto la storia di uno dei siti più enigmatici della storia dell’umanità.
Giuseppe Zingarelli
Nella contea di Witshire, Inghilterra sud-occidentale, a breve distanza da Salisbury, storica località ricca di incantevoli architetture medievali sita a circa 30 chilometri di distanza da Southampton, immerso nel verde di una vasta piana circondata da ampie vallate, sorge il sito preistorico più famoso d’Europa, tra i monumenti archeologici più misteriosi del mondo: Stonehenge. Un imponente complesso di megaliti composto da ciclopiche pietre erette ed infisse nel suolo, disposte a circolo in cerchi concentrici e sormontate da architravi orizzontali. Visto dall’alto Stonehange è un cerchio perfetto. In lingua gallese è stato definito un incredibile “cromlech” costruito in più fasi, tra il 3000 a.C. e il 1600 a.C.. Alcuni archeologi sostengono che il nucleo originario del possente sito archeologico britannico, un fossato circolare e argine con palizzata di legno, sarebbe stato eretto in epoca ancor più lontana: risalirebbe al 5000 a.C.. L’ esatto scopo per il quale Stonehenge fu costruito è ancora incerto. I megaliti restano testimoni silenziosi di antiche ritualità e credenze, ormai perdute nel tempo, che ogni anno continuano ad ammaliare migliaia di visitatori provenienti da ogni dove ed a stimolare sempre più l’immaginazione e il desiderio di conoscenza di molti studiosi. Tra le ipotesi finora formulate dai ricercatori emerge che il colossale complesso archeologico d’Oltremanica, “capolavoro” dell’ingegneria neolitica, potrebbe essere stato un luogo religioso, quindi un luogo sacro, oppure un luogo cerimoniale o anche un possibile osservatorio astronomico avente funzione di calendario solare. Infatti, l’ orientamento di Stonehenge con il sole nascente durante il solstizio d’estate e il sole tramontante al solstizio d’inverno, suggerisce un forte legame con l’osservazione astronomica. Alcuni studiosi anglo-americani hanno definito il sito un vero e proprio “laboratorio” ideato per osservare i moti astrali, un formidabile osservatorio preistorico che all’epoca consentiva di scrutare la volta celeste e di strutturare “scientificamente” il calendario naturale per segnare i movimenti del sole e delle stagioni.
Peraltro, considerando la disposizione circolare delle pietre, è stato accertato che l’allineamento del monumento megalitico con i solstizi è pressocchè perfetto e ciò permette di tracciare con stupefacente precisione anche i movimenti lunari. Si è ipotizzato che Stonehange potesse essere stato anche un centro di guarigione o un luogo di sepoltura, come suggeriscono i resti umani trovati nel sito stesso. Oggi, Stonehenge è considerato un luogo di grande importanza simbolica e spirituale. I recenti studi hanno spostato il “focus” verso altre direzioni interpretative, evidenziando al contempo il ruolo della remota area come un luogo di aggregazione sociale e centro di unificazione politica delle antichissime tribù della Gran Bretagna. In altre parole, le pietre disposte in cerchio, secondo alcune ricostruzioni storiche, simboleggiavano l’unità politica e la coesione sociale dei popoli preistorici britannici. Secondo quanto affermato da altri archeologi europei, la selezione delle pietre che compongono il preistorico plesso circolare d’Oltremanica non fu casuale, ma basata su un’approfondita conoscenza delle loro proprietà.
Il mistero di Stonehenge si intreccia attorno a teorie plausibili e persino a costrutti fantastici. Leggende medievali e druidiche, spesso, hanno travisato la vera storia del polifemico “cerchio neolitico”, il cui termine, dall’inglese ‘stone’, pietra, e ‘henge’, che deriva da hang, sospendere, significa letteralmente, “Pietra sospesa”, in riferimento alle architravi. Due ipotesi “fantastiche” collegano il sito alla mitologia. La prima attesta che le pietre di Stonehenge sarebbero state trasportate dall’Irlanda su ordine del mago Merlino, la seconda che Re Artù le avrebbe trasportate, sempre dall’Irlanda, con l’aiuto di giganti. Nonostante studi approfonditi e dettagliati, lo scopo preciso e il processo di costruzione di Stonehenge continuano a non emergere e a rimanere avvolti dal mistero. Rimangono aperte al dibattito storico e al confronto scientifico alcune questioni fondamentali, ma gli interrogativi ricorrenti che “tormentano” gli archeologi sono sempre gli stessi : chi ha costruito Stonehenge e perchè?. Studiosi europei hanno associato l’importanza dell’imponente sito britannico ai Druidi, i sacerdoti degli antichi popoli celtici, un’elite intellettuale e religiosa che in Gallia, Britannia e Irlanda possedeva un’ampia ed approfondita conoscenza di magia, medicina, filosofoa, diritto ed astronomia. Detta teoria, di fatto, pur essendo alquanto diffusa, sembra essere stata smentita dalle prove archeologiche che indicano il sito risalente ad un periodo molto più antico rispetto alla presenza celtica in Gran Bretagna, rendendo anche in tal caso questa supposta associazione più vicina al mito che alla realtà. Distante da Londra circa 150 chilometri, Stonehenge è stato iscritto dall’UNESCU, nel 1986, insieme al complesso preistorico di Avebury, tra i luoghi “Patrimonio dell’Umanità”. Anche i monoliti di Avebury, pesanti tra le 20 e le 40 tonnellate, similmente a Stonehenge, rappresentano il più grande raggruppamento di pietre esistente in Europa. Anche per il sito di Avebury l’interrogativo degli archeologi è lo stesso di Stonehenge: come sono state trasportate fin lì nel Neolitico?. Un altro dato molto interessante è che oltre 115 incisioni di asce dell’età del Bronzo sono state ritrovate sulle pietre di Stonehenge grazie alla scansione 3D. Invisibili per secoli, rivelano come gli antichi artisti abbiano sempre considerato e trattato amorevolmente il monumento come una tela sacra anche molto tempo dopo la costruzione dello stesso.
Un recente studio avrebbero riscritto e rivoluzionato la comprensione delle origini della remota area archeologica costruita nella Piana di Salisbury. La ricerca condotta nel Regno Unito da un team dell’Università di Southampton, ha smentito la teoria secondo cui i massi di Stonehenge, noti come “Sarsen” e “Bluestone”, fossero stati trasportati dai ghiacciai durante le glaciazioni pleistoceniche. Le prove degli studiosi inglesi avrebbero dimostrato scientificamente che furono le comunità neolitiche a spostare volutamente queste enormi pietre, alcune delle quali pesanti fino a 25 tonnellate, su lunghe distanze, evidenziando un’ ingegnosità e un’ organizzazione straordinarie per l’epoca. Le evidenze raccolte dai ricercatori si basano su alcuni elementi di fondamentale rilievo. Innanzitutto, le microstrutture d’usura sulle superfici delle pietre sarebbero incompatibili con il movimento sul ghiaccio, ma coerenti con il trascinamento su rotaie di legno. Un secondo elemento è relativo alla datazione al radiocarbonio dei sedimenti sotto i massi, che mostrano tracce di legno carbonizzato, suggerendo l’uso di pali per il trasporto.
Un terzo elemento è costituito dalle mappature LiDAR (Light Detection and Ranging), una sofisticata tecnologia che utilizza impulsi laser per creare mappe 3D dettagliate di un determinato ambiente misurando la distanza tra il sensore e gli oggetti riflessi, che hanno rivelato solchi paralleli, compatibili con piattaforme mobili fatte di tronchi, usate per spostare i megaliti. Gli archeologi hanno riprodotto in scala un sistema di rotaie lignee, dimostrando che un gruppo di 30-40 persone, di fatto, poteva trasportare un megalite “Sarsen” di 25 tonnellate per oltre 200 chilometri in meno di due settimane. I massi provenivano da diverse regioni, tra cui le Preseli Hills nel Galles occidentale per le “Bluestone”, da West Woods, invece, a circa 30 chilometri da Stonehenge, le “Sarsen”. I ricercatori, inoltre, avrebbero anche dimostrato che la cosiddetta pietra dell’altare, “Altar Stone”, è stata trasportata per oltre 700 chilometri dalle Orcadi, estremo nord della Scozia, luogo di altri siti megalitici. Un’impresa logistica e ingegneristica davvero straordinaria. Questa scoperta non solo conferma l’abilità tecnica delle popolazioni neolitiche, ma rimarca anche la dimensione sociale e rituale di Stonehenge. Il sito, perfettamente allineato con i solstizi, emerge come un esempio di cooperazione tra comunità, con centri di estrazione, rotte di trasporto lungo fiumi e coste, e un coordinamento che riflette sia scopi pratici che cerimoniali. Lo studio dei ricercatori dell’Università di Southampton, sostanzialmente, segna un passo avanti nella comprensione di Stonehenge come simbolo di unità culturale e tecnologica dell’antica Gran Bretagna preistorica.