Ottaviano: CNDDU, ricordare per educare, a 47 anni da assassinio di Pasquale Cappuccio
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani ricorda oggi, 13 settembre, l’assassinio dell’avvocato Pasquale Cappuccio, consigliere comunale socialista di Ottaviano, ucciso dalla camorra nel 1978.
Cappuccio non fu una vittima casuale: il suo omicidio si colloca in un quadro preciso, quello di un paese, Ottaviano, dominato dalla Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo, in cui la politica e la vita pubblica erano fortemente condizionate dalle pressioni mafiose. L’avvocato si oppose con fermezza all’ingresso dei cutoliani nella vita politica locale, rifiutando di accettare compromessi e di piegarsi alla logica degli appalti pilotati. Ebbe il coraggio di chiudere la porta in faccia a Salvatore La Marca, potente sindaco del tempo ed ex assessore provinciale, quando questi chiese di entrare nel PSI, opponendosi così a una deriva che avrebbe reso le istituzioni complici della criminalità.
Come ricordò in aula l’ex senatore e giurista Francesco De Martino, che tornò a indossare la toga proprio per difendere la memoria di Cappuccio: «Cutolo aveva trovato in Cappuccio e in Beneventano due insormontabili barriere». Non è un caso che, a distanza di due anni, anche il consigliere comunale comunista Domenico Beneventano venisse assassinato con modalità analoghe.
Il processo per l’omicidio di Cappuccio rappresentò una delle vicende giudiziarie più tormentate della storia della lotta alla camorra. In primo grado vennero chiesti e inflitti ergastoli a Raffaele Cutolo e ad altri imputati, riconosciuti come mandanti ed esecutori dell’omicidio. Ma in appello tutto si ribaltò: assoluzioni generalizzate, anche con formula piena, che lasciarono sgomenti la famiglia e i difensori di parte civile. La giustizia scelse di non credere a pentiti e indizi, lasciando nell’impunità un delitto che era stato chiaramente di matrice politico-mafiosa. Un “colpo di spugna” che ancora oggi pesa come una sconfitta dello Stato.
La testimonianza della moglie, Maria Grazia Iannitti, resta un documento umano e civile di valore straordinario. Raccontò con dolore l’agguato, la macchina che li seguiva, il killer che scese a volto scoperto e sparò attraverso il finestrino, i minuti interminabili in cui tenne tra le braccia il marito morente. A distanza di anni, la sua voce continua a denunciare una doppia ingiustizia: quella di un uomo assassinato per le sue idee e quella di un processo che non ha mai trovato colpevoli. «Una sola cosa resta certa – dirà anni dopo – insieme al fatto che Pasquale non c’è più: il nostro dolore».
Ricordare oggi Pasquale Cappuccio significa restituire verità e dignità a chi scelse di servire lo Stato con lealtà e senza compromessi. Ma soprattutto significa riconoscere alla scuola un ruolo strategico: quello di custodire questa memoria e trasformarla in strumento educativo. La scuola è il luogo in cui si formano le coscienze critiche, dove le nuove generazioni imparano che la legalità non è un concetto astratto, ma una scelta quotidiana. Solo attraverso un’educazione che valorizzi la storia delle vittime delle mafie e promuova i diritti civili come bussola etica, si può costruire un futuro in cui il coraggio civile di uomini come Cappuccio non sia un’eccezione ma la norma.
Il CNDDU invita pertanto le scuole di ogni ordine e grado a promuovere momenti di riflessione, percorsi didattici e attività di cittadinanza attiva ispirati all’esempio di Cappuccio e di quanti hanno sacrificato la vita per opporsi alla criminalità organizzata. La memoria, se affidata alla scuola, diventa seme di cambiamento e garanzia di una democrazia più solida.
prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU