Profezie di San Malachia di Armagh su 112 Papi

Intorno al 1140 il Vescovo irlandese Malachia profetizzò le successioni papali sino al tempo in cui Pietro di Betsaida, primo Pontefice della storia del Cristianesimo, sarebbe ritornato sulla terra per riprendere le chiavi della Chiesa.
Giuseppe Zingarelli
Le abbazie, centri di preghiera, spiritualità e cultura religiosa, furono una presenza importante nel medioevo per lo sviluppo della fede cristiana nell’Europa Occidentale, in quanto da sempre ispirate al messaggio di San Benedetto da Norcia: “Accogliete ogni ospite come se fosse Cristo stesso”. In Inghilterra, Scozia ed Irlanda la diffusione del Cristianesimo iniziò nel corso del V secolo ad opera di San Patrizio, su incarico di Papa Celestino I. Fu proprio San Patrizio a convertire gran parte dell’Irlanda al Vangelo di Cristo, fondando in seguito numerose chiese e monasteri in tutto il Paese. Il primo monastero ad essere fondato dal santo irlandese fu in Irlanda del Nord, ad Armagh, nel 444 dC. Le regole monastiche irlandesi si fondavano sulla preghiera, obbedienza e povertà. In quel lontano periodo storico, i monaci d’oltremanica studiavano intensamente per apprendere la lingua ufficiale della Chiesa: il latino. Tra l’XI e il XII secolo le fondazioni monastiche irlandesi si consolidarono ulteriormente. Cosicchè, nel 1140, mentre un monaco cistercense, Bernardo da Chiaravalle, abate, dottore e Padre della Chiesa, nella Cattedrale di Sens, in Borgogna, attaccò duramente le tesi e le dottrine del filosofo e teologo benedettino Pietro Abelardo, accusandolo di eresia, l’allora Arcivescovo della antichissima Diocesi irlandese di Armagh, Malachia O’Morgair, proclamato santo dalla Chiesa cattolica nel 1190 da Papa Clemente III, ebbe una visione soprannaturale. Una visione profetica. San Malachia si stava recando a Roma per incontrare Papa Innocenzo II. Voleva interpellare il Santo Padre per esporgli una richiesta riguardante la scelta dei pallii da adottare per le sedi arcivescovili di Armagh e Cashel ed ascoltare il suo parere. Durante il viaggio verso la “Città Eterna”, il canonico irlandese vide avvicendarsi al soglio pontificio tutti i Papi, compresi gli Antipapi, a partire dalla sua epoca fino alla fine del mondo. 112 Papi, iniziando da Papa Celestino II, fino all’ultimo Pontefice della storia, Petrus Romanus, il Papa Nero, il quale giuderà la Chiesa, “Sposa di Cristo”, nel tempo della sua massima tribolazione ed estrema desolazione prima di assistere alla distruzione di Roma e alla fine del mondo. San Malachia profetizzò 112 successioni papali e trascrisse 112 motti criptici, in latino, ognuno associato al nome di un Pontefice. Il manoscritto fu consegnato direttamente da San Malachia nelle mani di Papa Innocenzo II, il quale, a sua volta, dopo averlo letto, lo depositò negli Archivi segreti Vaticani, laddove rimase custodito fino alla sua riscoperta, avvenuta nel XVI secolo, ad opera di uno storico benedettino francese, l’abate Arnold de Wion. Nel 1595, l’abate, che era anche un editore, trascrisse fedelmente la profezia di Malachia e la riportò nel suo libro intitolato “Lignum Vitae”, poi pubblicato a Venezia nello stesso anno. Il testo conteneva la storia dell’ordine religioso al quale egli apparteneva. L’ autore, inoltre, evidenziava nella sua pubblicazione che la profezia del religioso irlandese non era mai stata pubblicata prima di allora. Dal 1595 in poi, la profezia di Malachia è stata pubblicata anche da altri autori del XVII secolo. Fino ad oggi, la stragrande maggioranza delle profezie del santo di Armagh si sono avverate. Esse si riferiscono per lo più al luogo di provenienza dei Pontefici, allo stemma papale o anche ad eventi storici che caratterizzarono il suo Pontificato. Ben 112 motti latini che hanno notevolmente impressionato gli studiosi per aver finora descritto in modo preciso, anche se talvolta controverso e discutibile, i 112 Papi che si sono avvicendati sul soglio di Pietro a partire dall’anno 1143, anno in cui era in corso il Ponfificato di Celestino II. Certamente occorre tener presente che le interpretazioni dei motti sono molteplici e differiscono in taluni aspetti da studioso a studioso. Il Concilio Vaticano II è stato il ventunesimo e più recente concilio ecumenico della Chiesa cattolica. Esso fu convocato il 25 dicembre 1961da Papa Giovanni XXIII, con la costituzione apostolica “Humanae salutis” e inaugurato ufficialmente l’11 ottobre 1962, svolgendosi in quattro sessioni fino all’8 dicembre 1965. Fu Papa Roncalli, ex Patriarca di Venezia, canonizzato il 27 aprile 2014 da Papa Francesco, a traghettare la Chiesa nel mare ignoto ed assai insidioso della modernità. Il suo successore fu il cardinal Giovanbattista Montini, Papa Paolo VI, il quale guidò la Chiesa per 15 anni, dal 21 giugno 1963 fino alla sua morte, avvenuta il 6 agosto 1978, unico anno nella bimillenaria storia della Chiesa in cu si avvicendarono in Vaticano tre Pontefici, Paolo VI, Papa Luciani e Papa Wojtyla. Malachia profetizzò il Pontificato di Paolo VI con il motto latino “Flos Florum”, cioè il fiore dei fiori, ed infatti nello stemma di Papa Montini appaiono tre gigli. Dopo Paolo VI, al soglio di Pietro di Betsaida salì il cardinale Albino Luciani, oggi beato, il quale divenne Papa Giovanni Paolo I, anche lui ex Patriarca di Venezia come Papa Giovanni XXIII. A riguardo di Papa Luciani, Malachia profetò il motto, “De meditate lunae”, cioè, il tempo di una luna, con riferimento al mese lunare. Infatti il suo Pontificato durò solo 33 giorni, dal 26 agosto al 28 settembre 1978. Suo successore fu Karol Wojtyla, Papa Giovanni Paolo II, il cui Pontificato durò invece ben 26 anni. Fu il secondo Pontificato più lungo della storia della Chiesa cattolica dopo quello di Papa Pio IX, al secolo Giovanni Maria Mastai-Ferretti, durato 31 anni. Durante il Pontificato di Papa Ferretti, Roma divenne Capitale d’Italia unita e sulla città di Roma alla croce papale, una croce rossa su sfondo bianco, si sovrappose la croce sabauda, una croce bianca su sfondo rosso, così come Malachia profetò con il suo motto latino, “Crux de cruce”, cioè, Croce sulla croce. Il motto latino profetizzato da Malachia a riguardo del Papa polacco fu “De labore solis”, della fatica del sole, volendo il santo irlandese riferirsi non solo al fatto che Wojtyla proveniva da un Paese dell’Est ma, al contempo, riferirsi anche all’enorme lavoro da lui svolto per la diffusione della fede nel mondo. Infatti l’ex Arcivescovo di Cracovia detiene un record.
È il Pontefice che tra il 1979 e il 2002, con circa 144 viaggi in Italia e oltre 100 all’Estero, ha visitato in assoluto più Paesi al mondo. Circa 130. Papa Wojtyla, 264esimo Pontefice della Chiesa di Roma, morì il 2 aprile 2005. Anche lui fu canonizzato da Papa Francesco il 27 aprile 2014, nella domenica della Divina Misericordia, che, in questo 2025, ricorre esattamente nello stesso giorno di 11 anni fa, il 27 aprile. Successore di Papa Giovanni Paolo II fu il cardinale Joseph Ratzinger, Papa Benedetto XVI, eletto in Conclave il 19 aprile 2005. Il Pontefice tedesco presenta sorprendenti attinenze con il motto latino profetato 882 anni fa da Malachia, “De gloria olivae”. Innanzitutto i membri dell’Ordine Benedettino sono noti anche come olivetani. Ancor più impressionante è il fatto che Papa Benedetto XVI sia nato nel Sabato Santo del 1927, il 16 aprile, al culmine del periodo pasquale. Tutto il periodo è sotto il segno dell’Ulivo, anche in considerazione del fatto che Gesù e i suoi discepoli risiedettero per tutto il tempo presso il Monte degli Ulivi, dall’ingresso in Gerusalemme fino all’arresto del Nazareno. Papa Ratzinger, eminente teologo, alla sua prima Udienza Generale del 27 aprile 2005, volle rapportare il suo Pontificato a quello di Papa Benedetto XV, Giacomo della Chiesa, il Papa della pace, il Pontefice che si adoperò con strenuo coraggio per evitare il dramma della Prima Guerra Mondiale e per limitarne, in seguito, le nefaste conseguenze. L’11 febbraio 2013, Papa Ratzinger annunciò al mondo la sua rinuncia al soglio pontificio, così come fece anche Papa Celestino V nel 1294. La storica abdicazione del Pontefice tedesco, causa l’età avanzata, circa 85 anni, riportò in Conclave, nella Cappella Sistina, 115 cardinali. Furono necessari ben cinque scrutini per eleggere sulla “Cattedra di Pietro” il cardinale Jorge Mario Bergoglio, che ispirandisi al santo di Assisi, scelse di portae il suo nome: Papa Francesco. Era il 13 marzo 2013. Papa Bergoglio fu il primo Pontefice sudamericano e gesuita della storia della Chiesa. Nel giorno in cui la città di Roma compiva 2.778 anni dalla sua fondazione, il 21 aprile 2025, dopo dodici anni di Pontificato, Papa Francesco spirava. Stando alle osservazioni di taluni cultori delle profezie di Malachia, il Papa argentino non viene riportato nei motti latini profetati dal Vescovo di Armagh per cui l’ultimo Pontefice, Petrus Romanus, il Papa Nero, sarebbe lui, il gesuita venuto da lontano. Altri, invece, ritengono essere Papa Benedetto XVI il penultimo Pontefice e Papa Francesco l’ultimo Papa visto da Malachia prima della elezione di Petrus Romanus, che potrebbe essere eletto nel prossimo Conclave. Altra sbalorditiva coincidenza è che ad annunciare al mondo la morte di Papa Francesco è stato il cardinale Camerlengo, Kevin Joseph Farrell, anche lui irlandese come San Malachia.
Tra quindici giorni circa, forse anche meno, nella prima settimana di maggio, ci sarà il Conclave per eleggere il successore di Papa Francesco. Malachia ha profetizzato l’ultimo Papa, Petrus Romanus. Sarà lui a guidare la Chiesa nella grande tribolazione che l’attende, prima della distruzione di Roma e della fine del mondo. Indubbiamente il nome è quanto mai suggestivo. Mentre Pietro I fu il primo pastore della Chiesa cattolica, detentore per volere di Gesù delle chiavi del Cielo, Pietro II dovrà restituire il mandato e chiudere per sempre le porte del mondo. A quest’ultimo Papa che chiude la profezia, San Malachia ha voluto dedicare non un semplice motto ma alcuni versi latini, affermando testualmente che, durante l’ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa, siederà Pietro il romano che pascerà il suo gregge tra molte tribolazioni e, quando queste saranno terminate, la “Citta dei sette colli” sarà totalmente distrutta e il temibile giudice verrà a giudicare il suo popolo. La profezia sulla distruzione di Roma si trova scritta anche in un messaggio del XVI secolo, tratto dal “De Magnis tribilationibus et Statu Ecclesiae”, stampate a Venezia nel 1527. In questo trattato fu profetato anche dal Monaco di Padova che le tribolazioni della Chiesa e l’ombra dell’Anticristo avrebbero iniziato ad oscurare Roma a partire dal Pontificato di Paolo VI.