VERBI SWAHILI: KUTAMBUA  riconoscere, capire

VERBI SWAHILI: KUTAMBUA  riconoscere, capire
OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Padre Oliviero Ferro

Quando veniamo dall’Europa e atterriamo in Africa, ci sono molte cose da capire. Noi veniamo con i nostri pregiudizi e anche con la buona volontà. Ma di fronte al loro modo di ragionare, vivere, parlare, spesso non sappiamo cosa dire. Allora abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti a capire (kutambua). Per prima cosa, bisogna imparare la lingua (oltre a conoscere già il francese- questo vale per il Congo come per il Camerun dove ho trascorso in tutto 13 anni e mezzo). Bisogna studiarla seriamente e se non si capisce, bisogna avere l’umiltà di chiedere al mwalimu, maestro. Poi dopo aver imparato come è costruita la lingua (per lo swahili, almeno 3 mesi), bisogna parlarla, sapendo che all’inizio si fanno degli sbagli. È bene usare lo stesso sistema che avevo utilizzato fine 1982 e 1983 a Parigi. Scrivere la predica e farla correggere dal parroco. Non diventare insofferente, quando ci vengono fatte delle correzioni. Tutto serve per capire meglio. Poi in Congo, dopo lo studio della lingua, ho trovato dei nuovi mwalimu. Erano i bambini della missione di Baraka che, avendomi visto, avevano pensato di mettermi alla prova e così, giorno dopo giorno, parlando con loro e con gli anziani, ho cominciato a capire dove ero arrivato. Anche il modo di vivere, di fare i gesti, di salutare, di avere pazienza, di ascoltare, nel non farsi prendere dalla paura quando arrivava la malaria o quando si doveva fare il viaggio in battello…la lista è lunga. Aggiungerei quando bisognava attraversare i 55 ponti da Baraka a Uvira (centro della diocesi) o guadare il fiume Sandja. Tante cose che mi facevano capire e riconoscere che, se volevo rimanere, dovevo sentirmi a casa mia. E’ stato un apprendistato un po’ difficile, ma che mi ha fatto crescere e ringraziare i fratelli e le sorelle dell’Africa per la loro accoglienza, pazienza e testimonianza di vita e di fede.