San Roberto Bellarmino e gli angeli
San Roberto Bellarmino di cui la Chiesa festeggia la memoria liturgica il 17 settembre, nasce nel 1542 da una nobile famiglia di Montepulciano, in Toscana. A 15 anni entra nel collegio dei gesuiti da poco fondato nella sua città e dopo pochi anni chiede di entrare tra quei religiosi fondati da sant’Ignazio. Dopo aver insegnato nei collegi gesuiti di Firenze e Mondovì, si trasferì a Lovanio come predicatore domenicale in lingua latina nella Cappella universitaria meravigliando tutti per la profondità di dottrina e la chiarezza di esposizione nonostante la sua giovane età. Nominato professore di teologia al Collegio romano, nel 1592 gli fu affidata la direzione dell’ateneo e dette un importante contributo personale alla famosa “ Ratio studiorum” delle scuole dei gesuiti. Nel 1597 papa Clemente VIII lo scelse come suo teologo, esaminatore dei vescovi e consultore del Sant’Uffizio. Per quest’ultimo incarico è stato ritenuto responsabile della condanna di Galileo Galilei. Al contrario egli fu sempre benevolo verso lo scienziato ma pretendeva semplicemente che Galilei presentasse le sue affermazioni come ipotesi. Il cardinale gesuita così scrive in una lettera del 12 aprile1615 al padre carmelitano Paolo Antonio Foscarini che appoggiava Galilei: “ Dico che il Venerabile Padre e il signor Galileo facciano prudentemente a contentarsi di parlare “ Ex supposizione” e non “ assolutamente”, (…) Dico che quando ci fusse “vera dimostrazione” che il Sole stia nel centro del mondo e la Terra nel terzo cielo, e che il Sole non circonda la Terra, ma la terra circonda il sole, all’hora bisognerai andare con molta considerazione in esplicare le Scritture che paiono contrarie, ed è meglio dire che non le intendiamo piuttosto che dire che sia falso quello che si dimostra”. Per la grande mole di lavoro che svolgeva venne chiamato “ il facchino della curia”. Avendo constatato l’ignoranza diffusa nel campo religioso, scrisse “Il Grande catechismo” e “ Il Piccolo catechismo” che ebbero grandissima diffusione. Il Bellarmino morì il 17 settembre 1621 ed il suo corpo si venera nella chiesa di sant’ignazio a Roma. E’ patrono dei catechisti e dei maestri di dottrina cristiana. Riguardo alla dottrina sugli angeli è molto utile conoscere quello che insegna il santo cardinale gesuita, nell’opera “De ascensione mentis in Deum per scalas rerum creaturum” ( Elevarsi interiormente a Dio utilizzando come scala le realtà create ). Secondo il Bellarmino, cinque sono i compiti degli angeli. Il primo è quello di cantare in perpetuo lodi ed inni al Creatore. Ed affinché ci rendiamo conto di quanto Dio tenga in grande stima un tale servizio, va considerato che a quest’ufficio vengono destinati gli angeli superiori: essi, quasi precedenti nel canto, sono seguiti da tutti gli altri cori angelici all’unisono con gaudio incredibile . Bellarmino esorta la sua anima ad imparare da questi fatti di quanta venerazione sia grande Dio dal momento che anche quei supremi principi del cielo, che pure lo assistono sempre e contemplano ininterrottamente il suo volto, non osano mai dimenticare, nel lodarlo, il timore e la riverenza, nonostante il loro eccelso grado e la loro lunga familiarità. Il secondo compito degli spiriti celesti è quello di presentare in offerta a Dio le preghiere degli esseri mortali e altresì raccomandarle al suo suffragio come ben spiega l’angelo Raffaele nel libro di Tobia. Per Bellarmino il terzo compito degli angeli è quello di essere inviati come messaggeri per comunicare le notizie che Dio vuole trasmettere, soprattutto se esse riguardano la redenzione e la salvezza eterna. Secondo il Bellarmino la ragione per cui Dio, che è dovunque, di per se potrebbe senza ostacoli parlare direttamente al cuore degli uomini, voglia comunque inviare degli angeli, sembra essere questa: far comprendere agli esseri umani che le realtà umane sono sotto la provvidenza di Dio e da lui tutto viene retto e governato; gli esseri umani, difatti, potrebbero facilmente scambiare le ispirazioni divine per proprie valutazioni o riflessioni. Invece, vedendo o sentendo gli angeli inviati da Dio e verificando che i messaggi si realizzano appunto come essi avevano predetto, non possono più nutrire dubbi circa la verità che è Dio a provvedere alle cose umane e che in particolare, da lui vengono dirette e disposte tutte quelle realtà relative alla salvezza eterna degli eletti. Il quarto compito degli angeli è quello di proteggere gli esseri umani, sia i singoli sia le moltitudini. Infatti scrive il Bellarmino che piacque alla pietà di Dio affidare ai suoi potentissimi servitori le infermità dei mortali e preporli ad essi quasi come gli educatori rispetto ai bambini, oppure quasi come dei tutori per degli orfani, o come avvocati per i clienti, o come pastori per le pecore, o come medici per gli ammalati, o come difensori per i deboli o infine come protettori per coloro che non sono in grado di difendersi da doli e si rifugiano sotto la protezione di chi ha più possibilità. Infine per il Bellarmino, l’ultimo compito degli angeli è quello di essere altresì dei soldati o dei capi armati per compiere la vendetta tra i popoli e punire le genti. Sono gli angeli coloro che fanno ardere nel fuoco e nello zolfo le città infami, che sbaragliano molte migliaia di assiri. Saranno altresì gli angeli che nell’ultimo giorno separeranno i cattivi dai buoni. Ecco perché – conclude san Roberto- le persone pie debbono amare questi concittadini propri, cioè i santi angeli, mentre le persone cattive dovrebbero aver terrore della potenza degli angeli ministri dell’ira di Dio, dalle cui mani nessuno potrà mai sottrarle.