Un’epoca al tramonto
Dirigente Scolastico Michele Cirino
Tra Heidegger, Gadamer, Marcuse ho scelto Cremonini. Il rievocare e con-sentire la propria mortalità in quella altrui, la vicinanza empatica, l’ascolto attivo e accorto, sono tutte condizioni che mettono in rilievo il valore dell’altro ma non sono condizioni sufficienti affinché si possa dire che si sta educando in una relazione con l’Assoluto dell’Alterità. La decisione dell’educando proprio perché è decisione di un altro, modifica sempre le condizioni e le forme della sua presenza. La cura per l’altro, se è da quest’ultimo decisa, sarà diversa dalle intenzioni di colui che l’ha posta. La presa in carico della fragilità è un compito interno all’educazione, dunque, ma non è esaustivo di quest’ultima: anche solo per il fatto che la fragilità non smette di esistere nella relazione e di stagliare le sue ombre dispositive anche nelle migliori intenzioni educative e sociali. Nell’esperienza del bisogno, la persona umana percepisce l’inesorabile ritorno della propria condizione di mancanza. Così anche nella relazione. Inoltre la fragilità continua a rimanere un dispositivo che la vicinanza dell’altro non può sedare. La prossimità rimane un compito umano nella condivisione della comune condizione. I bisogni hanno la necessità di essere colmati, pena la morte. Tuttavia i bisogni non sono il tutto della intrinseca natura tensionale dell’uomo, ne manifestano solo il lato carente e debole. La persona umana, infatti, può agire sui propri bisogni, come sui propri istinti, postponendoli, controllandoli. Essi non sono quindi il tutto della persona e del suo potere. L’uomo può in virtù di una precedenza del bene e può mettere in atto azioni volte alla realizzazione del bene. Per usare i termini agostiniani l’uomo può essere soggetto di amor. Ciò che è peculiare la persona umana è tale possibilità che la tradizione ha definito desiderio. Il luogo in cui il desiderio si mostra nella sua pienezza è l’azione umana che è la presa in carico, autonoma, libera e responsabile dei dispositivi, una loro collocazione in un personale orizzonte di senso, una dichiarazione del proprio potere e una realizzazione del proprio bene.