Montecorice: “Carnuluvaro mio”
Anche quest’anno l’Associazione Euphòria fa rivivere a Cosentini di Montecorice il Carnevale di una volta. “Carnuluvaro mio” gode quest’anno del patrocinio del Comune di Montecorice e della Provincia di Salerno.
Domenica 11 febbraio e Martedì 13 febbraio (Martedì Grasso), come da tradizione, le maschere sfileranno per le vie del borgo per poi ritrovarsi sulla piazza del paese per mettere in scena la Ballata di Zeza e divertirsi tutti insieme sulle note di tarantelle improvvisate e musiche popolari. Martedì 13 la festa terminerà con il falò in cui viene bruciato Carneluvaro.
Una tradizione che risale almeno agli anni ’40 del Novecento, a Cosentini, ma che rivive oggi nella sua interezza, dopo anni in cui parte della manifestazione era stata quasi dimenticata. Con una complessa operazione di recupero della memoria e ricostruzione di quanto perduto – in particolare la Ballata di Zeza – l’Associazione Euphòria ha riportato in vita il Carnevale cosentinese nella sua completezza, grazie alle voci degli anziani che ancora ne avevano memoria.
“Se l’obiettivo iniziale è stato riprendere una tradizione che stava per morire e ridarle vitalità, adesso il nostro scopo, per oggi e per il futuro, è mantenere viva questa tradizione”, sostengono da Euphòria. “È giusto che anche i borghi più piccoli ritrovino e mantengano le proprie tradizioni, che sono un qualcosa di identitario che ci ricollega al nostro passato e allo stesso tempo ci tiene uniti come comunità”.
Tre i momenti principali del carnevale: la mascherata per le vie del paese, la Ballata di Zeza e la tarantella, e, solo nel giorno di Martedì Grasso, il falò. Il momento culmine è rappresentato dalla Ballata, la divertente messa in scena di un matrimonio ostacolato, quello tra Vicenzella, figlia di Pulcinella e Zeza, e Zi’ Ron Nicola, suo spasimante.
Memoria e tradizione sono le parole chiave di una festa antica e sempre nuova, in cui la comunità si autorappresenta, giocando e prendendo in giro se stessa. A Cosentini incontrerete solo le figure del Carnevale di una volta: il Cardalana, l’Abate, il Confessastelle, ‘u Turco, gli Struppiati, ‘u Sparaturo, e tanti altri. Le maschere sono fatte con materiali poveri: carta, farina e acqua; i vestiti sono vecchi abiti trovati negli armadi di qualche genitore o nonno. Una festa povera ma che coinvolge tutta la comunità. Il carnevale nasce, infatti, come una manifestazione spontanea, che non richiede grande preparazione. Proprio la ripresa di questo senso di divertimento e di condivisione spontanea e aperta a tutti è l’obiettivo primario del recupero di questa tradizione. “La società di oggi guarda al Carnevale come spettacolo – dicono dall’Associazione Euphòria, – ma noi ci teniamo a far rivivere il suo significato originario: una festa di cui è allo stesso tempo protagonista e spettatrice la comunità. Non si tratta di uno spettacolo il cui successo è dettato dal numero dei partecipanti: è un momento di divertimento e condivisione per il paese e per chiunque voglia prenderne parte”.
Appuntamento domenica 11 e martedì 13 febbraio, a partire dalle ore 15:00, per rivivere e far rivivere per le vie di Cosentini il Carnevale della tradizione.