Personaggi africani: cantante e gruppi musicali

Personaggi africani: cantante e gruppi musicali

Padre Oliviero Ferro

Agli africani piace molto cantare, suonare e danzare. Ormai anche loro hanno imparato ad avere gli auricolari per ascoltare la loro musica preferita. C’è anche chi sfrutta questa tendenza per fare soldi. Ad esempio dalla Nigeria, arrivano i CD di cantanti taroccati(cioè ricopiati) e venduti a basso prezzo (a dir la verità, ne ho comperato anch’io qualcuno!) Sono in vendita al mercato e non sempre funzionano. Li metti negli apparecchi e basta poco per fare un gruppetto che si mette a danzare e a bere birra…Se invece segui i concerti, i cantanti e le loro band, cercano di vestirsi e di fare i loro show in modo originale per colpire l’immaginazione di chi li segue. Ad esempio c’era un cantante, molto famoso, di cui non ricordo più il nome, che aveva al collo 3 crocefissi. Sempre meglio che averne uno (è una protezione in più). La musica spesso era la disco-dance, cioè per far ballare il pubblico. Era un modo per sbarcare il lunario a buon mercato. Però la loro carriera era breve. Solo chi aveva degli appoggi importanti poteva pensare di andare avanti, di venire a suonare e cantare in Europa o negli Stati Uniti. Gli altri si arrangiavano come potevano. Certo, bisognava disporre di molto denaro per comperare gli strumenti, per potersi spostare in tutta la nazione, per pagare l’affitto dei locali, per mangiare, per moltiplicare le copie delle loro musiche…insomma era un’industria e poi bisognava avere un buon manager che non li imbrogliasse. Spesso la sera, nei bar, c’era sempre qualche aspirante cantate con la sua band che sparava la musica a tutto volume e non lasciava dormire gli abitanti. Nonostante le proteste, la polizia non interveniva per silenziarli dopo la mezzanotte. Naturalmente c’erano anche quelli che cantavano per le feste parrocchiali, dove si facevano notare per poi riuscire a debuttare nella grande città. Più che altro, improvvisavano, avendo la musica nel sangue e veniva voglia di mettersi a danzare con loro, ma, non avendone l’abitudine, lasciavamo il posto ai più giovani che dicevano che si divertivano.