La Voce e la Vita della Chiesa: ”Creati per esercitare l’arte di amare e del discernimento“

La Voce e la Vita della Chiesa: ”Creati per esercitare l’arte di amare e del discernimento“

Diac. Francesco Giglio

Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone, ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri(cfr. Gv 15,12-17; 1Gv 2,7-11). L’amore reciproco diventa così il distintivo essenziale dei discepoli di Cristo. Nella sua opera drammatica “La bottega dell’orefice” Il Santo Papa Giovanni Paolo II così scrive:  «Non esiste nulla che più dell’amore occupi sulla superficie della vita umana più spazio, e non esiste che più dell’amore sia sconosciuto e misterioso. Divergenza tra quello che si trova sulla superficie e quello che è il mistero dell’amore: ecco la fonte del dramma. Questo è uno dei grandi drammi dell’esistenza umana». Quando la proposta cristiana parla di amore, non parla in primo luogo e principalmente dell’uomo, di un vissuto umano. Parla dello stesso mistero di Dio. Il soggetto del discorso cristiano circa la verità e la bellezza dell’amore non è l’uomo ma Dio stesso. Alla domanda “che cosa è l’amore”, la fede cristiana risponde: è la condotta di Dio verso l’uomo e la radice di questa condotta. La narrazione di questa condotta, e quindi la rivelazione della sua intima verità e bellezza, è la S. Scrittura; ed il vertice di questa rivelazione è Gesù Cristo. La Rivelazione cristiana quando parla dell’amore non parla però soltanto dell’amore di Dio. Come scrive Benedetto XVI, «la fede biblica non costruisce un mondo parallelo o un mondo contrapposto rispetto a quell’originario fenomeno umano che è l’amore, ma accetta tutto l’uomo intervenendo nella sua ricerca di amore per purificarla, dischiudendogli al contempo nuove dimensioni» (cfr. Lett. Enc. Deus caritas est 8). L’amore che Dio in Cristo nutre per l’uomo per farsi capire ha bisogno di dirsi in un linguaggio umano. E così è accaduto. Dio ha detto all’uomo il suo amore servendosi del linguaggio dell’amore coniugale, dell’amore parentale, dell’amore di amicizia. Per comprendere il vero significato dell’amore facciamo riferimento al testo paolino che recita: «la speranza non delude, poiché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato donato» (cfr. Rm 5,5). L’amore di Dio non significa: l’amore con cui noi amiamo Dio; ma significa: come Dio ama noi. Si parla dunque dell’amore divino stesso. Di esso l’Apostolo Paolo dice che è stato «riversato nei nostri cuori». Dio fa “sentire” l’amore, la sua misura e la sua qualità, che nutre per noi: ce ne dona l’esperienza. Non solo nel senso che ce lo fa conoscere: il testo non dice lo “riversa nella mente”. Ma nel senso che lo fa sentire in quello che è l’organo proprio dell’amore, il cuore, che è la sintesi nell’io-persona di intelligenza, libertà, affettività. Il cuore dell’uomo diventa partecipe dell’amore con cui Dio ama.  Noi diventiamo partecipi dell’amore divino in quanto lo Spirito Santo diventa “possessore” del nostro cuore, della nostra capacità di amare. È questa “spiritualizzazione” che purifica il nostro amore e gli dischiude nuove dimensioni: tutto l’umano è salvato, custodito ed elevato.

Tutti uomini e le donne di ogni tempo sono stati continuamente posti davanti a una scelta: “come ci si orienta per capire come scegliere  il bene o per il male?”. Il discernimento, afferma Enzo Bianchi, fondatore della Comunità monastica di Bose, è :«un’operazione che compete a ogni uomo e donna per vivere con consapevolezza, per essere responsabile, per esercitare la coscienza» Per essere aiutato a meglio comprendere questa scelta il cristiano può sperimentare la sinergia tra il proprio spirito e lo Spirito Santo. È importante quindi ascoltare la voce di Dio che parla al nostro cuore. Essa non si impone, ma suggerisce e propone, anche attraverso il silenzio. Tutta la Sacra Scrittura, a partire dalla Genesi, ricorda che il cuore dell’uomo è diviso, e l’uomo deve affrontare la lotta per acconsentire alla voce di Dio, respingendo quell’istinto al male che è “accovacciato alla porta del suo cuore” (cfr. Gen 4,7). «Scrutare», «esaminare», «provare», «saggiare» sono i verbi che l’Antico Testamento usa per descrivere il discernimento. Gesù stesso ha sperimentato questa lotta e chiede ai suoi discepoli il discernimento nelle concrete vicende della vita. E i “racconti fondativi” del discernimento comunitario operato dagli apostoli negli Atti sono esemplari per la Chiesa di ogni tempo per “ascoltare ciò che lo Spirito dice alle Chiese” (cfr. At 2,7.11.17.29; 3,6.13.22). Per S. Paolo, il discernimento è la condizione di ogni cristiano per conoscere la volontà di Dio, e non è un compito che può essere delegato ad altri. Al cristiano si richiede di esaminare sé stesso, per verificare se c’è accordo tra il suo comportamento e ciò che propone il Vangelo, per non ratificare con le proprie scelte la propria condanna. Ogni uomo che aderisce al Vangelo con umiltà e obbedienza può attuare il dono del discernimento nel quotidiano, perché il discernimento è la prima operazione dello Spirito Santo in noi. Esso è un dono  che viene dall’alto, un dono dello Spirito che si unisce al nostro spirito. Il primo frutto di questa sintonia dello Spirito Santo in noi è il riconoscimento di Gesù Cristo come Signore e Salvatore, «perché lo Spirito invocato e disceso nel cuore del cristiano, “compagno inseparabile di Gesù”, guida alla conoscenza di tutta la verità che è Cristo stesso». Ogni cristiano e ogni comunità sono chiamati a coltivare la solitudine, il silenzio e la familiarità con la Parola di Dio, per consentire allo Spirito di agire con la sua forza. Di conseguenza, il discernimento implica l’obbligo della cura e dell’educazione della coscienza, grazie all’ascolto della Parola, studiata e pregata, e al dono dello Spirito.

Con animo filiale e docili alla voce dello Spirito, chiediamo al Signore che ci aiuti a crescere nell’amore e nel saper scegliere tra il bene e il male.