Dirigente Scolastico Michele Cirino
Sta diventando sempre peggio l’intromissione dei genitori nell’operato dei docenti. Una cosa veramente disdicevole che tenta ancor più di sminuire la figura e la professionalità dell’insegnante.
Ci sono genitori che accettano la valutazione dei propri figli consapevoli delle potenzialità da una parte e dall’altra ci sono genitori che pensano di dettare legge su come il docente deve operare. La valutazione spetta unicamente al professore ma qui si sta oltrepassando il limite. Questa situazione è molto diffusa nel primo ciclo d’istruzione e meno nel secondo ciclo e sta ingenerando un circolo vizioso che appiattella il nostro sistema d’istruzione. Poco ci manca che il docente chiede al genitore: “Che votazione devo mettere a sua figlio” perché sono molto frequenti casi di genitori molto apprensivi nei riguardi dei figli e non permettono loro di poter “volare” con le loro ali.
Ecco perché poi i docenti si trovano di fronte a scene di alunni si smarriscono di fronte ad una pagina bianca, ad un compito di matematica che non sanno risolvere. La colpa risiede, spesso, nelle eccessive aspettative che i genitori ripongono nei figli e questo è assolutamente deleterio nella crescita psicofisica degli alunni, li danneggia e non permette di esprimere al meglio il talento che possiedono. I genitori non educano più, ma svolgono soltanto la funzione di sindacalisti dei figli. Li appoggiano in tutto e per tutto, dicono sempre di sì e mai più no, fanno tutto ciò che i figli vogliono.
I ragazzi di oggi dettano le regole in casa e fuori dalle mura domestiche. I padri e le madri sono proni ai loro comandi e guai a dissentire: alzano le mani contro gli insegnanti e zittiscono chi li ha messi al mondo. Ha perfettamente ragione lo psichiatra Paolo Crepet quando lancia senza se e senza ma un atto di accusa contro la famiglia, ormai incapace di far rispettare le regole.
Tuttavia non dobbiamo generalizzare ma nella stragrande maggioranza dei casi è la nuda e cruda realtà, quella che viviamo tutti i giorni e che le cronache quotidiane ci propinano. Essere genitori oggi è molto difficile, a volte è un’impresa titanica educare al buon senso, rispetto delle regole della civile convivenza.
Accontentare sempre e comunque genera un “male” diffuso e fa “ammalare” il tessuto sociale. Dobbiamo metterci in testa che la scuola da sola non ce la fa a reggere l’urto della violenza: ha necessariamente bisogno della famiglia che deve dare l’impostazione educativa. Ci dobbiamo convincere che quel famoso “Patto di corresponsabilità” che al momento dell’iscrizione viene consegnato alla famiglia, va letto, riletto, meditato, evidenziato altrimenti non serve a nulla…è solo carta straccia. I genitori devono imparare bene il loro mestiere di “essere genitori”, responsabilizzando i figli, non aiutandoli a superare l’asticella degli ostacoli, perché le difficoltà nella vita si incontreranno sempre. Bisogna far capire ai figli che non è sempre scontata la vittoria, ma che è necessario saper accettare anche l’amarezza della sconfitta.
Perché prima o poi la vita ti porterà ad affrontare grandi sfide e allora per i nostri ragazzi subentra la demoralizzazione, lo sconforto, il tedio, il “male di vivere” per citare Eugenio Montale. Per affrontare le emergenze educative è urgente
ripartire dal tessuto familiare, quel tessuto che è ormai sfibrato, reciso, senza più cuciture e smetterla una volta per tutte di attribuire tutta la responsabilità alla scuola, agli insegnanti che giornalmente lavorano in “trincea” tra situazioni veramente difficili ed ai limiti della tolleranza.
Formazione genitoriale “Genitori al tempo dei Social … Istruzioni per l’uso”
Martedì 21 marzo 2023 alle ore 15.00 presso la nostra sede di Viale Europa si terrà l’incontro formativo dedicato a genitori e alunni sulla tematica Genitori al tempo dei Social … Istruzioni per l’uso
Parteciperanno all’iniziativa gli Avvocati Maria Pisani, Laura Mari, Paola Tedesco e Luigi Montella, rispettivamente membri e presidente della Libera Associazione Forense, Dott. Donato Rispoli, psicologo dello Sportello d’Ascolto della Scuola.
Si tratta di un pomeriggio di formazione rivolto ai genitori per aiutarli a comprendere le dinamiche che si innescano con la presenza di bambini e adolescenti sui social, perché se è ormai indiscutibile che i più giovani vivano gran parte della loro vita su queste piattaforme – talvolta arrivando a considerare la vita reale e quella virtuale un tutt’uno indivisibile – è altrettanto vero che molti dei loro comportamenti non vengono realmente compresi dagli adulti. L’assunto ‘mio figlio è troppo dipendente dai social’ non è sufficiente per affrontare la questione e le problematiche ad essa connesse. Se partiamo dal presupposto che fenomeni come quello dell’hate-speech o del cyberbullismo nascono sui social, dobbiamo anche essere consapevoli che il più delle volte non si esauriscono in questi luoghi virtuali, ma hanno delle serie ripercussioni nella vita reale dei più giovani.
Ragazzi e genitori possono trarre il meglio dai social media, senza subirne passivamente gli effetti negativi, se non tossici.
Grazie all’aiuto di esperti che interverranno in questo pomeriggio formativo, viene sottolineato il ruolo centrale dell’adulto nell’accompagnare il proprio figlio/a nell’uso delle tecnologie e dei social dando un buon esempio quando si utilizzano questi strumenti, stabilendo regole, adottando un punto di vista coerente nel tempo informandosi sulle tecnologie (non è possibile giustificarsi dicendo che è un mondo lontano che non si conosce), monitorando cosa i figli comunicano online. Si consiglia all’adulto di mantenere una giusta distanza rispettando la privacy dei propri figli, aumentando momenti di confronto e di comunicazione, dando importanza alle difficoltà che i ragazzi incontrano anche nella vita online non cercando di minimizzare, non pensare di essere da soli come genitori in questo viaggio nel mondo delle tecnologie ma stringere alleanze e cercare momenti di confronto con altri genitori e con esperti se necessario.
In questo entra in gioco anche la scuola con i suoi docenti e lo Sportello d’ascolto con il Dott. Donato Rispoli.
L’incontro nasce dalla presa di coscienza che i nostri ragazzi che si avviano all’adolescenza crescono in un sistema complesso di agenzie educative e chiunque voglia responsabilmente aver cura di loro ha bisogno di formarsi e di costruire le proprie competenze di educatore attivandosi ed integrando diverse azioni.
Sia i genitori che i docenti che le altre agenzie educative agenti sul ragazzo sentono l’esigenza di mettersi continuamente in gioco per permettere un sereno sviluppo del giovane individuo.
Dovrebbe ormai apparire definitivamente scontato che la scuola non può operare isolatamente: occorre un impegno comune tra scuola e genitori, quanto più possibile coordinato. Lo richiede ineludibilmente la necessità della continuità educativa, che va realizzata, non solo in verticale, nella successione delle scuole, ma anche in orizzontale, prima tra i diversi docenti e, poi, tra la scuola e la famiglia, tra la scuola e le altre agenzie formative.
Si richiede la cooperazione con i genitori: cooperazione non solo con i rappresentanti di classe, ma con tutti i genitori, in forma individuale, ma anche, quanto più possibile, comunitaria. Una cooperazione che veda unitariamente impegnati tutti, docenti e genitori, Dirigenti scolastici e quanti altri possano offrire il loro qualificato apporto alla promozione dei processi di autorealizzazione dei giovani. Ma, assieme alla cooperazione degli educatori, occorre anche la cooperazione degli alunni. Occorre finalmente smettere di considerare la scuola come un campo di battaglia in cui gli alunni debbano competere con gli altri, in cui ogni alunno è solo nella lotta per la propria autoaffermazione. Occorre che la scuola si organizzi come luogo dell’apprendimento cooperativo, che si traduce in ambiente di educazione alla convivenza democratica ed alla solidarietà umana. Anche sul piano didattico, ora si privilegia il metodo dell’apprendimento cooperativo (cooperative learning), nel quale gli alunni cooperano per apprendere, per costruire le conoscenze, per sviluppare le loro capacità ed i loro atteggiamenti. Occorre far leva, non sulla competizione, ma sulla cooperazione: solo così si educa alla convivenza democratica ed alla solidarietà.
È difficile impresa, questa, ma è la sola che può assicurare a tutti gli alunni il successo formativo. Tutti, genitori, docenti, non docenti, Dirigenti scolastici, sono impegnati ad assicurare il successo formativo, la piena formazione, che è piena quando è portata al massimo livello possibile, ma è piena anche e soprattutto quando attiene a tutte le dimensioni della personalità: non solo a quelle cognitive, ma anche a quelle emotive, affettive, sociali, morali e, perché no, religiose, oltre che cognitive, linguistiche ecc. Tutto nella scuola deve essere fatto al fine di assicurare il successo formativo ad ogni alunno. Anche la valutazione, che non serve per giudicare, sanzionare, riconoscere sufficienze ed insufficienze, ma serve per conoscere attraverso quali vie, quali strategie, quali processi si possano aiutare tutti gli alunni a raggiungere la piena formazione della loro personalità, la loro autorealizzazione.