Salerno: leggende della Scuola Medica
Maria Amendola
Leggenda della fondazione: Si racconta che Pontus, un pellegrino greco, avesse trovato rifugio per la notte sotto gli archi dell’antico” acquedotto dei diavoli” di Salerno. Dopo poco scoppiò un acquazzone e un altro viandante si fermò nello stesso luogo, si trattava di latino Salernus, era stanco ed era ferito. Quest’ultimo si mise medicarsi e Pontus curioso andò ad osservare come si stesse medicando. Nel frattempo altri due viandanti avevano trovato rifugio sotto gli archi, si trattava dell’arabo Abdela e dell’ebreo Elinus che si interessarono anche loro alla medicazione. Erano tutti e quattro uomini di medicina. Di comune accordo crearono un sodalizio e diedero vita ad una scuola di medicina dove si potevano raccogliere e divulgare saperi. Secondo una recente teoria l’incontro non si svolse li ma e volte della via che conduce al Monastero di S. Lorenzo in plajo montis, e i fondatori si identificano in Alfano I di Salerno (Salernus), Costantino l’Africano (Abdela), in Garioponto (Pontus) e Isacco l’Ebreo (Elinus).
“Leggenda del Povero Enrico”: il giovane Enrico, principe di Germania, era un splendido e forte, ed era fidanzato con la giovane principessa Elsie. Un giorno egli cominciò a deperire rapidamente perché si era ammalato di lebbra. I suoi sudditi, rassegnati al destino del giovane,lo ribattezzarono “il Povero Enrico”. una notte il principe sognò il diavolo in persona, egli gli suggerì di andare dai medici salernitani e che sarebbe guarito ad una sola condizione, cioè solo se avesse fatto un bagno nel sangue di una vergine che volontariamente fosse morta per lui. Elsie immediatamente si proposta per il sacrificio, ma Enrico rifiutò, volle ascoltare il parere dei medici. Tutta la corte arrivò a Salerno dopo un lungo viaggio, e prima di recarsi presso la Scuola medica, il principe Enrico volle andare a pregare sulla tomba di San Matteo nella Cattedrale. Lì, dopo una visione, miracolosamente si ritrovò guarito e sullo stesso altare del Santo sposò Elsie.
Curiosità: questa leggenda è tramandata dai menestrelli medievali tedeschi e fu “riscoperta” dal letterato statunitense Henry Wadsworth Longfellow (1807 – 1882), uno tra i primi traduttori in italiano e lingue neolatine.
Leggenda di Roberto di Normandia e Sibilla da Conversano: durante le crociate il duca Roberto, fu colpito da una freccia avvelenata. Dato che le sue condizioni subito apparsero gravi, essendo di ritorno in Inghilterra decise di fermarsi a consultare i medici di Salerno. Loro decretarono l’unico modo affinchè si salvasse era quello di far succhiare via il veleno dalla ferita da qualcuno che sarebbe poi morto al suo posto. Roberto si oppose aspramente, ma durante la notte sua moglie Sibilla decise di succhiare il veleno e morire per lui.
Curiosità: questa leggenda è raffigurata sulla copertina del Canone di Avicenna. Nella miniatura si vedono sullo sfondo le navi pronte alla partenza, e Roberto alle porte della città con la sua corte mentre ringrazia i medici. Sulla sinistra, invece, è raffigurata Sibilla nuda e avvizzita dal veleno, riconoscibile grazie alla corona, circondata da quattro medici che si occupano di lei.
Il foto è rappresentazione la “Medicina” vestita con una tunica mentre stringe i suoi simboli caratterizzanti, nella la mano destra stringe il caduceo a cui è arrotolato il serpente mentre nella mano destra sorregge il gallo. In dettaglio:
– il caduceo è la bacchetta del dio greco Hermes (o romano Mercurio) capace di curare le malattie con erbe medicamentose;
– il serpente è l’animale sacro ad Asclepio-Esculapio (il dio della salute), rappresenta la vita che si rinnova (il cambiare della pelle dell’animale);
– il gallo simbolo della rinascita della vita, con il suo canto essi attesta il sorgere del sole, ciò allontana gli spiriti del male e scaccia le tenebre, richiamando così le forze benefiche e protettive della natura.