Avventure missionarie: tempesta su lago

Avventure missionarie: tempesta su lago

Padre Oliviero Ferro

Ogni volta che leggo o ascolto il vangelo della tempesta sul lago, la paura degli apostoli e l’intervento di Gesù. Mi viene in mente che ho vissuto la stessa esperienza negli anni ’80 una mattina sul lago Tanganika in Congo. Era il primo viaggio (safari) che facevo da solo insieme a due giovani che conducevano il battellino “Sebyera” (è il nome di una ragazza congolese, testimone di Gesù nel suo villaggio e modello per i giovani). Dovevamo fare 130 km. Per andare fino ai confini della parrocchia e della regione del Sud Kivu. Erano le 6 del mattino e diverse mamme, con figli e bagagli avevano preso posto all’interno. Il battellino era carico e le sponde erano quasi a pelo d’acqua. D’un tratto dal Burundi arrivano venti forti e si scatena una tempesta che ci fa ballare per un’ora. Per fortuna Michel e Santos (i nostri due capitani coraggiosi e esperti) sapevano fare il loro mestiere. L’acqua entrava da tutte le parti, il battello ballava e io mi ero rifugiato all’interno, steso su una tavola. Non sapevamo se ce l’avremmo fatta ad arrivare a riva. Preghiere, invocazioni. Insomma qualcuno ci ha ascoltato. Il vento ha cominciato a diminuire e le onde sono ritornate calme. Finalmente siamo riusciti ad approdare alla penisola dell’Ubwari. Un grazie a Dio e ai suoi angeli, materializzati nei nostri due capitani coraggiosi. Paura? Tanta. Ma l’importante era essere riusciti ad arrivare sulla spiaggia. Abbiamo acceso un fuoco per riscaldarci. E ci siamo stesi sulla sabbia per riposarci. Ci guardavamo come dei naufraghi che avevano rischiato la morte, ma l’ora non era ancora venuta. Avevamo davanti a noi un viaggio di quindici giorni e non potevamo deludere le persone che ci stavano aspettando. E così, giorno dopo giorni, abbiamo costeggiato il lago con panorami speciali, delle spiagge da sogno, dei tramonti pieni di colori e delle persone che ci hanno accolti con gioia. Poi, il viaggio di ritorno di tredici ore è stato fantastico. La notte, dopo il tramonto del sole, la luna ha cominciato a lasciar scendere i suoi raggi sull’acqua e i pesci sono saliti in superficie e si sono messi a danzare. Uno spettacolo incredibile. E prima di rientrare nella baia di Burton, dopo la punta della penisola dell’’Ubwari che ci separava dalla missione, ci siamo stesi sulla spiaggia a dormire qualche ora. Al levar del sole, l’ultima tappa per arrivare a casa. Il lago era tranquillo. Nessun vento molesto (avevamo già dato quindici giorni prima) impediva la navigazione e così siamo arrivati alla spiaggia, vicino alla missione. Quante cose da raccontare, quante persone da ricordare e quanta gioia ricevuta e donata. Tutto è bene quello che finisce bene.