Avventure missionarie: il cane Simba (Leone)

Avventure missionarie: il cane Simba (Leone)

Padre Oliviero Ferro

Pese che vai, animali che trovi. Dei miei anni, vissuti in Africa, oltre alle persone, ci sono anche i ricordi degli animali. Qualcuno potrà dire: leoni, elefanti, giraffe (ormai si trovano solo nei parchi nazionali). Invece coccodrilli, ippopotami, scimmie…questi invece li trovi ancora in giro. Ma uno mi è rimasto nel cuore. Il cane della missione. Erano due cuccioli , che piano piano sono diventati grandi. Uno, non mi ricordo più dove sia finito, ma l’altro. Simba (che vuol dire leone) è cresciuto così tanto che me lo ricordo ancora come se fosse oggi. Quando si arrivava con la land rover nel cortile della missione, arrivava subito ad accoglierti. Qualcuno non lo conosceva (come quando sono venuti i miei genitori), allora gli si diceva “toka” (vai via, spostati) e docilmente si faceva da parte, così lasciava scendere le persone. Poi, visto che era insieme con qualcuno dei missionari, si avvicinava agli ospiti e si faceva accarezzare. Ma se qualcuno si azzardava a mettere il naso nel cortile, senza essere conosciuto, allora non c’era scampo per lui. Si precipitava sul malcapitato che veniva salvato dalla furia di Simba (era molto grosso). Un giorno viene il capo della zona (che guarda caso si chiamava Simba di nome) e il cane si avvicina. Noi gli diciamo “Simba, toka”. E lui si accuccia. Noi ci guardiamo negli occhi, un po’ imbarazzati a causa del medesimo nome del capo. Poi sono rientrato in Italia. Mi hanno detto che un giorno ha avuto un incontro ravvicinato con un serpente che lo ha morso sul naso e sembra che sia morto. Mi dispiace ancora tanto, ma è stato un fedele amico.