La Voce e la Vita della Chiesa: L’autentico  significato del  Natale cristiano

La Voce e la Vita della Chiesa: L’autentico  significato del  Natale cristiano

Diacono Francesco Giglio

Il Natale è il grande mistero della fede cristiana: “Dio fatto uomo, Dio in mezzo a noi” ed è anche un grande annuncio: “Dio ci ha amati a tal punto da diventare ciò che noi siamo, perché noi diventiamo ciò che Lui è”. Su questo insondabile mistero si sono scritti molti libri  e in tanti hanno espresso il loro pensiero, è bello allora chiamare in causa alcuni contemporanei per far tesoro delle loro riflessioni.

  1. “Il Natale è vivere ogni giorno in Cristo Gesù, sorgente luminosa di umanità. Questo è il Natale… tutto il resto è retorica vuota e formalismo senza Gesù. “Voluit venire, qui potuit sovvenire”, dice S. Bernardo (Scelse di venire, Colui che poteva sovvenire): Cristo non ci dato qualcosa di sé oppure ci ha offerto un generico aiuto per salvarci e umanizzarci, ma ha dato tutto sé stesso per ognuno di noi. Natale è incontro, è relazione giusta e solidale, è attraversare la Vita con gusto e condividerla nel Bene. Natale è la ferialità , è vivere ogni giorno in modo straordinario l’ordinario. Ogni volta che ci incontriamo se ci saziamo gli uni degli altri e la nostra parola comunica dal profondo, allora stiamo vivendo il Natale. Quando si vince l’egoismo e la philautía (=amore sviscerato di sé) allora davvero celebriamo il Natale, quando dividiamo ciò che siamo e ciò che abbiamo con chi ha di meno e non ha nemmeno voce per chiedere. Ognuno di noi faccia migliore l’esistenza e lasci un’orma di bene e una scia di profumo di umanità! Buon Natale. Shalôm”. (P. Ernesto Della Corte)
  2. Nascesse pure Gesù mille volte a Betlemme, a nulla mi vale se non nasce in me!”. Questa frase del mistico Angelo Silesio ci interpella oggi più che mai, in una stagione in cui sembra perfino che quanto celebriamo a Natale abbia ben poco a che fare con il mistero dell’Incarnazione. Eppure, per i cristiani il Natale significa proprio questo:” la venuta di Dio in mezzo a noi in un povero, debole, fragile bambino di Betlemme. È il grande mistero della fede cristiana: Dio fatto uomo, Dio in mezzo a noi!”… Ma è anche un grande annuncio: Dio ci ha amati a tal punto da diventare ciò che noi siamo, perché noi diventiamo ciò che Lui è. Il cristiano, cosciente della sua qualità di figlio di Dio, intensifica nel giorno di Natale la preghiera e la festa. Ma questo rinnovato fervore religioso resta vano se il cristiano non giunge a vivere e a pregare il Natale, e se si limita a celebrarlo in forza dell’abitudine o come una verità dogmatica che non lo coinvolge personalmente. Celebrare il Natale non significa rievocare un fatto ormai relegato in un passato mitico, né cercare di capirlo intellettualmente, ma arrivare a dire che oggi si compie il Natale, per noi, qui, ora, fino a ripetere nella fede la parola del Vangelo: “Oggi è nato per noi un Salvatore, il Cristo Signore” (Lc2,11).Non basta meditare sull’evento del Natale, occorre “vederlo”, esserne coinvolti con tutto il proprio essere. Il profeta Sofonia si rivolge al popolo dicendogli: “Rallegrati, fa’ festa, gioisci con tutto il cuore… perché il Signore tuo Dio è in mezzo a te e danza, esulta per te, ti circuisce” (Sof 3,14). Questo è il Natale: Dio che danza di gioia e circuisce l’umanità come un innamorato fa con una ragazza. Celebrare il Natale significa accettare il dono del Dio che si consegna all’umanità, a noi, e rispondere con gioia… Natale è l’evento in cui Dio, nella nascita di un bambino, ci consegna la sua Parola fatta carne e, nell’Incarnazione, manifesta se stesso a noi, si fa vedere… Il nostro Natale si situa tra la prima venuta annunciata ai soli pastori di Betlemme, ai poveri che attendevano la salvezza portata dal Messia, e la seconda venuta che coinvolgerà tutti gli esseri umani, di ogni tempo e di ogni luogo, tutto il creato, l’universalità degli esseri… Si tratta di vivere le feste natalizie in modo che la gioia cristiana e il messaggio di riconciliazione e di pace che l’ Emmanuele ha portato raggiunga tutti e venga annunciata la buona notizia della “pace in terra agli uomini che il Signore ama”. (Enzo Bianchi)

3) “L’evento che ha diviso la storia tra “prima” e “dopo”, il momento tanto atteso fin dai secoli antichi dal popolo ebraico, il tempo della fioritura della nuova era cristiana si ripresenta a noi in tutta la sua suggestiva atmosfera di luci, colori e musiche. Peccato che spesso il contorno prende il sopravvento sull’ essenziale e mentre tutti mangiano panettone, caviale, zampone e cotechino, lenticchie e frutta secca, tra un numero di tombola e una partita a carte, tra muschio e alberelli, tra stelline e vestitini rossi,  il bambino Gesù continua a nascere nel silenzio di una misera grotta. Sembra una cosa scontata ma, purtroppo, è la realtà. La frenesia dei giorni di festa, la corsa agli ultimi regali, l’estetista, il parrucchiere, la spesa per il cenone, l’abito nuovo per la messa di mezzanotte, distolgono l’attenzione dal festeggiato, dal significato profondo del Natale stesso. E noi? Come accogliamo il Signore che vuole nascere in  casa nostra? Forse, con un’attenta analisi della realtà sociale, ma soprattutto con un’altrettanto accurato esame introspettivo, comprendiamo benissimo quanto siamo “strangolati” da un clima natalizio che di religioso mantiene ancora la parvenza esteriore. Certo, non possiamo essere catastroficamente pessimisti, alla stregua di tanti cantori della distruzione dei valori della società; non possiamo, tuttavia, demandare ad altri il compito di cercare e ritrovare il vero senso e significato del Natale cristiano. Qualcuno ritiene che si può vivere intensamente il Natale se si partecipa alla novena per tutti i nove giorni senza interruzione; qualche altro crede che basti andare alla Messa di mezzanotte e partecipare alla piccola processione di Gesù Bambino per sentirsi bene con la propria coscienza; qualche altro pensa che sia necessario preparare un bel presepe e se artisticamente apprezzabile, ancora meglio; altri, infine, ritengono che sia sufficiente andare a trovare amici, parenti e conoscenti per far loro i cosiddetti auguri. L’elenco potrebbe ancora continuare. Ma ci chiediamo: è solo questo il Natale? Anzi, meglio dire, è questo il Natale? Cosa pensa Nostro Signore di tutto ciò? Cosa dice al nostro cuore? Forse la risposta la conosciamo, forse ci sembra un po’ scomoda, forse sarebbe meglio non pensarci… ma non possiamo non interrogarci, non riflettere, non rispondere. E allora? Proviamo a trovare una soluzione, un rimedio, una strada nuova, un modo nuovo di agire, di pensare. Proviamo a lasciare il solito schema già conosciuto e ormai obsoleto; proviamo a riportare dentro di noi quelle vere motivazioni che spinsero i nostri antenati a festeggiare il Santo Natale e, sicuramente, scopriremo che ancora oggi è bello vivere con fede un evento cosi straordinariamente appassionante. Se si ritornerà all’essenzialità della Sacra Scrittura, se andremo a rileggere con calma e passione le pagine della Bibbia (specialmente il Vangelo secondo Matteo e secondo Luca) che si riferiscono alla nascita di Gesù, Figlio di Dio, se ci lasceremo guidare dall’insegnamento della Chiesa, allora scopriremo la sorgente della nostra fede e comprenderemo la vera motivazione di una Festa così bella e importante. Riusciremo a scorgere la presenza del Dio Bambino nel volto di chi mi sta accanto, di chi soffre, di chi è solo, di chi è povero. Riusciremo ad essere comunità che accoglie le diversità dell’altro e le integra in un contesto di sacra famiglia. Riusciremo a superare la stupidità della frase “a Natale si è più buoni” con un serio impegno a vivere intensamente i valori e le virtù della bontà, della mitezza, della misericordia, della dolcezza, della mansuetudine, del rispetto reciproco. Sembra un discorso utopico e anacronistico? No… è solo la Speranza che Cristo continua a seminare nel terreno della nostra storia. Buon Natale! Un Natale diverso, con GESÙ AL CENTRO”.(P. Calogero Tascone)

 

4) Natale è una festa che, per i più fortunati, significa famiglia, amicizia, allegria. Molti però vivranno questi giorni nell’angoscia della solitudine, nella paura della guerra, con l’ansia di chi è senza lavoro o sta per perderlo. Problemi, inquietudini che non possono, non devono essere trascurati, o peggio ancora dimenticati, ma vanno trasformati in preghiera, impegno, condivisione. Una “chiamata” alla responsabilità che don Tonino Bello, vescovo di Molfetta morto nel 1993, trasformò nei suoi “auguri scomodi”:

Carissimi, non obbedirei al mio dovere di vescovo se vi dicessi: “Buon Natale” senza darvi disturbo. Io, invece, vi voglio infastidire. Non sopporto infatti l’idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario. Mi lusinga addirittura l’idea che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati. Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali e vi conceda di inventarvi una vita carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio. Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio. Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la vostra carriera diventa idolo della vostra vita, il sorpasso, il progetto dei vostri giorni, la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate. Maria, che trova solo nello sterco degli animali la culla dove deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con i suoi occhi feriti a sospendere lo struggimento di tutte le nenie natalizie, finché la vostra coscienza ipocrita accetterà che il bidone della spazzatura, l’inceneritore di una clinica diventino tomba senza croce di una vita soppressa. Giuseppe, che nell’affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro. Gli angeli che annunciano la pace portino ancora guerra alla vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che poco più lontano di una spanna, con l’aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfratta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano popoli allo sterminio della fame. I poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell’oscurità e la città dorme nell’indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi volete vedere “una gran luce” dovete partire dagli ultimi. Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti inutili. Che le pellicce comprate con le tredicesime di stipendi multipli fanno bella figura, ma non scaldano. Che i ritardi dell’edilizia popolare sono atti di sacrilegio, se provocati da speculazioni corporative. I pastori che vegliano nella notte, <facendo la guardia al gregge>, e scrutano l’aurora, vi diano il senso della storia, l’ebbrezza delle attese, il gaudio dell’abbandono in Dio. E vi ispirino il desiderio profondo di vivere poveri che è poi l’unico modo per morire ricchi. Buon Natale! Sul nostro vecchio mondo che muore, nasca la speranza”. (don Tonino Bello)

Per alcuni il Natale è un incontro, un po’ di felicità in più, una ritrovata o riconfermata amicizia, un po’ di solidarietà e di pace. Per altri il Natale è una festa di consumo, ridotta a luci sfolgoranti e scambio di auguri. I tentativi di emarginare questa festa cristiana o cambiare il suo significato non devono portare a trascurare il punto focale.

A Natale si celebra la nascita del Figlio di Dio. Dio si è fatto uomo per amore degli uomini. Il Bambino avvolto in fasce, che giace nel presepe è Dio che viene a visitare e a guidare i nostri passi sulla via della pace. Luca nel suo Vangelo (2,10) ci dice che gli angeli cantando annunciano l’evento ai pastori come “una grande gioia, che sarà di tutto il popolo”. Gioia, anche se è nato in una grotta, gioia anche se povero e deposto in una mangiatoia, gioia anche se è nato tra l’indifferenza o l’ostilità della gente e dei potenti. Il Natale è il grande mistero dell’amore di Dio Padre per tutti noi. Il significato più profondo del Natale è la vicinanza amorosa di Dio lungo il cammino della nostra vita. Dio ci invita ad accoglierlo e seguirlo lungo  il sentiero dell’amore e della pace. Festeggiamo, allora, il vero Natale e permettiamo che Dio nasca ogni giorno in noi e tra di noi.