Racconti africani: la gentilezza vince le difficoltà

Racconti africani: la gentilezza vince le difficoltà

Padre Oliviero Ferro

C’era una volta un padre che aveva due figli in età di sposarsi. Cercarono nel villaggio, ma nessuna ragazza piaceva loro. Il più anziano partì e viaggiò per molto tempo. Arrivò una sera in un villaggio dove tutto un gruppo di ragazze vennero ad i contrarlo. Felice di essere accolto bene, domandò di condurlo dal capo villaggio.. Era una vecchia capo, con la pelle rugosa come un ananas, tutta coperta di foruncoli e piaghe.  La vecchia fu contenta di vederlo e gli chiese di andarle a cercare dell’acqua per la sua pulizia personale. Meravigliato, visto che era un lavoro di donne, il giovane la aiutò. La vecchia gli disse: “Fai scaldare quest’acqua e lavami”. Sempre più meravigliato, ma servizievole e compassionevole, il giovane fece scaldare l’acqua, fino alla temperatura voluta e pulì con molta curale piaghe e gli ascessi. La vecchia lo lasciò fare fino alla fine, poi gli sorrise e gli disse: “Che cosa cerchi qui?” E lui: “Cerco una moglie”. E lei: “Quelle di qui non ti andranno bene. Vai al villaggio vicino; tu ci troverai quella che va bene per te. Io ti darò ciò che ti servirà per sormontare le prove che dovrai subire”. Gli diede una bisaccia, che conteneva il fulmine e una famiglia di topi di Gambia. Dopo averlo salutato e ringraziato, il giovane continuò il suo viaggio fino al villaggio vicino, dove le persone gli dissero: “Vieni a cercare una moglie? Tu puoi scegliere quelle che ti piace, ma prima devi passare due prove. Sei pronto? “ E lui: “certo, accetto”. Lo portarono in una valle rocciosa, così rocciosa che non si vedeva né la terra né la sabbia. Gli diedero una zappa mezza malandata: “Scavaci un pozzo, perché noi non abbiamo l’acqua vicino al villaggio”. E lo lasciarono solo. Il nostro amico cominciò a utilizzare la sua zappa…e non arrivò nemmeno a scalfire la roccia. Allora, aprendo la bisaccia, disse: “Fulmine, fulmine, aiutami”. Il fulmine se ne uscì e, in un solo colpo, scavò un pozzo di dieci metri di profondità, da cui l’acqua si mise a scaturire in abbondanza. Quando rientrò al villaggio, le persone gli chiesero: “Hai fatto il tuo lavoro?” “Certo” rispose lui “l’ho fatto secondo le mie forse e le mie possibilità”. Se ne andarono a vedere il pozzo e si meravigliarono molto, perché nessuno fino ad allora era riuscito a fare questo. Il giorno dopo, le donne prepararono del cibo di ogni tipo e lo chiusero in una capanna, in mezzo ai piatti, panieri, casseruole, brocche, tutti ripieni di cibo e di salsa: “Quando avrai mangiato tutto ciò, chiamaci. Verremo ad aprirti”. Malgrado il suo appetito, il nostro giovane, avendo gustato qualche piatto fu presto saziato al punto da non poter mettere nient’altro nello stomaco, neanche un piccolo pisello. Allora aprì la sua bisaccia e disse: “topi, topi, aiutatemi”. I topi se ne uscirono fuori, annusarono l’aria e si misero a scavare al centro della capanna un grande buco in cui sparirono insieme a tutto il cibo, lasciando i piatti vuoti e ben puliti. Allora, si mise a gridare: “Apritemi, sono sazio”. Aprirono la porta e cercarono dappertutto: non scoprirono neanche una briciola del cibo preparato. Vinti, le persone gli permisero di scegliere una moglie tra le ragazze del villaggio, senza chiedergli neanche la dote. Quando ritornò da suo padre con la bella moglie, il più piccolo si lamentò: “Ne voglio anch’io una simile. Dove la trovo?”. Ebbe le informazioni, si mise in viaggio, arrivò dalla vecchia capo. Ma, meno cortese di suo fratello, la guardò con disgusto e rifiutò di aiutarla, così che arrivato al secondo villaggio e sottomesso alle medesime prove, fu incapace di sormontarle. Non si è più fatto vedere.

Come dice il proverbio: “La leggerezza della rafia l’ha introdotto nelle grandi cerimonie” (sii dunque gentile e sappi adattarti in ogni luogo. Sarai accettato dappertutto, amato e rispettato, anche dai nemici. Sarai sostenuto anche nelle difficoltà, giudicato in modo onorevole e proposto per le più alte responsabilità).