Gioco responsabile, le misure di contrasto al GAP tra distanziometro e tecnologia

Gioco responsabile, le misure di contrasto al GAP tra distanziometro e tecnologia

L’allarme sulle dipendenze da internet e quindi di conseguenza dal gioco era stato lanciato ad aprile scorso. A farlo fu direttamente l’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR, che in collaborazione con i due atenei di Padova e di Flinders aveva condotto una ricerca sulle abitudini di gioco degli adolescenti europei.

Quello che emerse è che il 23,9% degli studenti italiani erano ad alto rischio di gaming problematico, una percentuale più alta rispetto alla media europea, che si assesta intorno al 20%. Di fronte a questi dati si è tornato a parlare di misure di contrasto del gioco o quanto meno di una loro limitazione. Innanzitutto del distanziometro, una misura che è stata commentata in questi termini dalla Sapar, l’Associazione Nazionale Gestori gioco di stato: “Questa è la vera emergenza, il gaming problematico, questo il vero problema da non sottovalutare per la salute dei nostri giovani – si legge in una nota – Nelle sale gioco, com’è risaputo, è vietato l’ingresso ai minori per i quali, invece, non vige nessun controllo quando utilizzano i videogiochi, anche online. Alla luce di questi dati lo stesso distanziometro risulta evidentemente una misura inutile e anche ridicola. Il ‘gaming problematico’, come dimostrano gli ultimi report, è la vera emergenza”.

Sulla questione del distanziometro e sull’esigenza di creare nuovi contrasti al GAP, il gioco d’azzardo patologico, è intervenuto anche Geronimo Cardia, presidente di Acadi, l’Associazione concessionari dei giochi pubblici. “Quando la legge è stata concepita non è stata valutata nei suoi effetti concreti – ha spiegato ai microfoni di Radio Capital – Se è vero che sono stati messi i 500 metri di interdizione per le attività di gioco vicine ai cosiddetti ‘luoghi sensibili’, poi è stata fatta una lista con le tipologie di ‘luoghi sensibili’, che sono tanti, non si è andato a vedere qual è in concreto l’effetto sul territorio. Applicando la norma alla lettera, solo lo 0,7 percento del territorio è insediabile per le attività di gioco. Il 99,3 percento di tutta la città di Roma, ad esempio, è totalmente vietato”.

Le dichiarazioni fanno riferimento in particolare alla nuova legge regionale del Lazio, che rischia di mettere sul lastrico oltre 5 mila esercizi commerciali, con una ricaduta a livello occupazionale per oltre 12 mila posti di lavoro. Urge quindi una modifica o quanto meno un aggiornamento delle norme, per contrastare il GAP ma non perdere di vista l’importanza del comparto legale.