Antico Egitto: parole di Thot

Antico Egitto: parole di Thot

Dott. Carmine Paternostro

Piange d’antico Egitto ogni parete, in virtuali mattoni di paglia d’antico, la mia dimora. Fogli diffusi, sparsi negli angoli, ovunque tappezzano ogni mio passo.

Timido scriba apprendista mi applico con volontà estrema, ma la mia memoria è fallace. L’età non perdona, ma, io ripetente, non abbasso la guardia. Insisto. Eziandio, dicevano che l’arte di scriba è la più insigne, riconosciuta ed un tempo generosamente retribuita. In fondo l’Egitto è laggiù, prossimo alla mia terra, circondata di greco, latino, geroglifici antichi. E vedo con gli occhi mentali quel mondo diverso, mi affanno e dimeno in simboli, segni, traslitterazioni e fonetica. Traduco, ma spesso manca qualcosa, molto è sottinteso, tanti frasi sono diverse dalle nostre usuali. Nuoto in una grammatica convenzionalmente “creata”, difficile. Congiunzioni, aggettivi, preposizioni, determinativi, indicatori di pronuncia sembrano frenare la danza di personaggi, animali, piante, attrezzi di lavoro, di un mondo reale. Ed io che mi appresso per tentare un difficile passo di danza. Le gambe sono ormai rigide ed il tempo incalza inclemente, ma danzo con mente, occhi, fantasia. Un tempo ballavo davvero in lingue diverse: latino-americano-liscio… ora inseguo note diverse, apprezzabili nella scrittura, arte e nella fonetica rebus. Mi impegno a translitterare, ad interpretare una forma verbale, a costruire una frase, cerco una “e”, una virgola, un punto e daccapo, l’inizio della lettura: destra, sinistra, verticale, orizzontale. Nella navigazione di inizio della lettura mi ispirerò alla corrente del Nilo (Hapi) (destra – sinistra) o ai soffi del vento (sinistra – destra)? Mi trovo nella quadridimensionalità piacevole di un labirinto perduto. Disdegno d’esser Teseo. Vittima della torpedine socratica, non intendo uscire da questi cunicoli, ma penetrarli di più. In un angolo, in solitudine, Arianna, con filo, mi attende? Lo utilizzi in tessitura, come la maestra Penelope! Arianna, iconica figura del mio essere stato in cinquantennale attività cerusica, può attendere. Intanto, pensando, inciampo su ideogrammi, fonogrammi, sulle allitterazioni fonetiche e grafiche del tolemaico, su segni diacritici, acrostici, criptografici, acrofonia, cartigli dei Faraoni, sull’oniromanzia di Giuseppe, da fratello venduto a gran visir assoluto del faraone, alla migrazione dell’altro Giuseppe putativo con Miriam ed il piccolo Jesus, sulle avventure del patriarca Abramo, che fu in Egitto, come Mosè, Giosuè… echi di Bibbia, Vangelo. Stenti ad alzarti nella visione di riti, celebrazioni, processioni per divinità e regnanti, sulla rotta dell’Al di là, eternamente consolidati in mummie indelebili. In loro nome s’ergono in alto monumenti impossibili, che graffiano il cielo. Nei tempi le bianche Piramidi, come raggi, si coniugavano al cielo di Ra. “Egitto immagine del cielo” diceva Ermete Trismegisto.

La Sfinge, custode in silenzio per secoli, insolentemente veniva destata da un colpo di cannone dei mamelucchi, che le spuntò il naso!

Dicono che gli egizi, non conoscessero la pi greca?  Ma non furono i maggiori studiosi, matematici, filosofi, medici greci ad “apprendere” nella terra dei Faraoni?

Gli Egizi credo sapessero di più. Le Piramidi, sostenute da massi dal trasporto impossibile, geometricamente perfette, con lo sguardo sapientemente orientato alle costellazioni celesti sono il parto della loro sapienza. Si è pensato anche agli Alieni o a una terra leggera, con meno gravità e giro di rotazione più lento, epoca prediluviana, quindi a un meteorita che, investendola, la appesantì, inclinandole l’asse, accelerando il suo moto, aggravando ogni peso, portandola alle considerazioni attuali.

E, realmente tracce di un meteorita sono nel collare di Tut Ankh Amon ed in un pugnale collocato sulla sua coscia sinistra.

Non da meno sono i templi funerari, le tombe nascoste della Valle dei Re e delle Regine, le ricchezze, l’arte graffitica, pittorica, incisa in una lingua eterna, vivente, nei millenni immutabile.

Se in quel mondo di regni la lingua diplomatica ufficiale era l’Accadico, il geroglifico rimaneva comunque l’espressione di un’arte eterna, sacra, inimitabile, unica di una finestra aperta sulle onde Mediterranee. Il 24-8-394 d. C., imperatore Teodosio e, successivamente, con la conquista araba (639 d. C.) quella finestra definitivamente si è chiusa. Dopo più di un millennio Champollion le ha ridato la vita.

Noi ci illudiamo di guardare, ammirare, ma ritengo, che dall’alto siano loro, immagini di natura vivente, a guardarci severe, a lamentarsi del nostro invadente e chiassoso disturbo. Tacite dormono lì, per consumare il tempo infinito, in ristoro perenne.

Ed, in raccolto silenzio, ci invitano al ritorno del classicismo di un tempo.

Riscopriamo i testi di Storia, il Greco, il Latino. Tentiamo di penetrare rispettosamente nel mondo dei segni di Thot.

Ritorniamo alla civiltà della cultura e, nel vetusto, riscopriremo noi stessi, felicemente prigionieri nel labirinto della saggezza dei padri.