L’Angelo di Sant’Apollo

L’Angelo di Sant’Apollo

 don Marcello Stanzione

Palladio assicura che Sant’Apollo, suo contemporaneo, riceveva anch’egli il suo cibo da un angelo. Egli riporta di lui i seguenti segni: uno dei solitari viventi sotto la sua direzione è messo in prigione al tempo di Giuliano l’apostata: egli va a consolarlo e si trattiene anch’egli prigioniero con i suoi compagni. Immediatamente, durante la notte, un angelo appare nella prigione tutto raggiante di luce: i carcerieri spaventati aprono le porte ai detenuti e li scongiurano di uscire. Il tribuno di guardia, la cui casa è stata rovesciata da un terremoto, i cui servi sono stati atterrati da mani invisibili, colto anch’egli da spavento, allontana dalla città i pii solitari; cantando gli inni, essi ritornano liberamente nel loro deserto. Un’altra volta, era Pasqua, sant’Apollo viveva con cinque fratelli in una caverna spaventosa; essi non avevano per pasto pasquale che alcuni pani secchi ed alcuni legumi appassiti. Il santo esortò i fratelli a chiedere semplicemente a Dio un cibo che convenisse meglio alla festa. Ed ecco che la notte, degli sconosciuti deposero all’entrata della caverna delle provvigioni di ogni specie: frutti dei più vari, uva e arance colte di fresco, prodotti esotici, raggi di miele, un grande vaso pieno di latte schiumante, dolci e pani come usciti dal forno. I fratelli non dubitarono che quelle provvigioni non venissero loro dalla mano degli angeli; essi ne mangiarono con azioni di grazie e ne ebbero fino a Pentecoste (Act. SS. Gen. Tomo I, p. 239-240).