Roma: Giustizia, Camere penali internazionali, presidente Tirelli “Responsabilità civile toghe prioritaria, indipendenza non intoccabilità”

Roma: Giustizia, Camere penali internazionali, presidente Tirelli “Responsabilità civile toghe prioritaria, indipendenza non intoccabilità”

«La responsabilità civile dei magistrati, malgrado la bocciatura del quesito referendario, rappresenta una battaglia politica di civiltà che non può essere abbandonata».

A dirlo è Alexandro Maria Tirelli, presidente delle Camere penali del diritto europeo e internazionale, già commentatore per la Bbc e per il New York Times su temi di attualità e di politica giudiziaria.

«Riconosciamo e difendiamo l’indipendenza e l’autonomia dei magistrati, che rappresentano i requisiti necessari per un corretto esercizio dell’azione giurisdizionale, ma al tempo stesso non possiamo fingere di non vedere gli errori commessi per imperizia, incuria, talvolta – purtroppo – incapacità degli operatori pubblici del diritto che si trasformano in indagini abnormi, arresti ingiusti, vere e proprie cacce all’uomo che di giudiziario hanno solo la veste formale».

«Peraltro, anche alla luce del dettato costituzionale, che sacramenta i ruoli di accusa e di difesa in condizioni di pari dignità davanti a un giudice terzo, non c’è motivo per cui gli avvocati debbano rispondere personalmente dei propri errori, e i magistrati no».

«Il cosiddetto giusto processo, regolato dall’articolo 111 della Carta costituzionale, in Italia è diventato un feticcio che ha possibilità assai remote di concretizzazione nel mondo della giustizia reale – ha sottolineato Tirelli –. La responsabilità civile dei magistrati non è una misura punitiva ma l’applicazione di un principio cardine del diritto: ognuno risponde dei propri errori. Anche se ha la toga sulle spalle».

«Le Camere penali del diritto europeo e internazionale – ha concluso Tirelli – continueranno a sollecitare il mondo politico ad adottare riforme sempre più coraggiose, in ambito giudiziario, e assicureranno il massimo sostegno, attraverso i propri iscritti e le proprie articolazioni territoriali, ai cinque quesiti referendari ammessi dalla Consulta. Primo punto di partenza per una vera rivoluzione liberale nel nostro Paese».