Proverbi africani: valore umano e sociale degli anziani

Proverbi africani: valore umano e sociale degli anziani

Padre Oliviero Ferro  

L’invecchiamento, oltre che essere oggetto di naturale inquietudine e sofferenza, per gli africani, è uno stato di vita di beatitudine terrena. Il vecchio soffre, davvero. Ma la sua sofferenza, egli non la vive con disperazione né in condizioni di abbandono. La cultura tradizionale ha dato agli anziani un ruolo ed un valore che fanno di loro, fino alla morte, dei veri protagonisti della vita comunitaria (a meno che la cattiva salute non riduca le loro condizioni psico-fisiche all’inerzia). Sono loro i detentori della saggezza, di cui i più giovani hanno bisogno; loro fanno da maestri dei neofiti in crescita. Sono i compagni di vita dei piccoli del clan. Sono i sacerdoti del paese. Sono gli intermediari tra gli antenati e i vivi. Gli anziani, nell’Africa tradizionale, sono la bocca della verità (quando muore un anziano, si dice che muore una biblioteca. La loro esperienza di vita è l’aula dove i più giovani possono entrare ed attingere alle vie maestre del sapere, saper fare e saper vivere.

Comunque sia valorizzata, la vecchiaia è sempre una condizione di debolezza che provoca pena e compassione (Papa Francesco dà molta importanza al dialogo tra nonni e nipoti). Ed ecco i proverbi. “Ciò che l’anziano vede stando seduto, il giovane in piedi non lo vede” (Malinkè, Senegal) (le persone anziane hanno la dovuta esperienza per essere la guida dei più giovani nell’educazione alla vita)(tra i Bamilèkè del Congo RDC, c’era al centro del villaggio una capanna (Lubunga) comunitaria aperta ai due lati lunghi, dove stavano gli anziani che controllavano il villaggio e che naturalmente davano i consigli). “Quando tagli un bastone per un vecchio, aggiungici anche il tuo” (Tutsi, Rwanda) (quando parli della vecchiaia di una persona, pensa anche alla tua che più tardi arriverà). “Chi vive a lungo, si attende a moltissime cose” (Hutu, Burundi) (quando si arriva alla vecchiaia, si vivono tante sofferenze. E’ una condizione di miseria, perché l’anziano è abbandonato.

Come capita quando viene insediato il nuovo capo villaggio. Le moglie del precedente capo, vecchie, vengono messe in disparte. Viene data loro una capanna e devono arrangiarsi). “Il muratore invecchiato, diventa guardiano di notte” (Tutsi, Rwanda) (un vecchio, qualunque sia stata la sua posizione sociale, deve accontentarsi di lavori alle volte ridicoli. Fare lo zamu, la sentinella. Spesso dormivano e quindi si diceva “kulala zamu” dormire da sentinella). “La bocca della persona anziana potrà puzzare male, ma non le sue parole” (Herero, Namibia) (Ciò che interessa in una persona anziana non è più il suo fisico, ma è la saggezza che porta in sé che è la cosa più importante per la comunità). “la gloria di una vecchia donna sta negli orecchi” (Mossi, Burkina Faso) (la saggezza per una donna anziana è la capacità di ascolto). “Non si fa vedere ad un vecchio pappagallo dove deve deporre le uova” (Ngbaka, Congo RDC) (i vecchi sono reputati di avere talmente esperienza che nessuno osa insegnare loro qualche cosa). “Stare a sentire la tosse di una vecchia donna, vale meglio di una casa vuota” (Mossi, Burkina Faso) (una persona, comunque sia ridotta dall’età fisica, rimane sempre utile alla comunità).

“In vecchiaia ci si riscalda con la legna che è stata raccolta durante la giovinezza” (Bambara, Costa d’Avorio) (le conseguenze della giovinezza si fanno sentire sulla vita, quando si arriva alla vecchiaia). “Una vecchia scopa pulisce meglio di una nuova” (Gà, Ghana) (vecchia pentola produce buon sugo, gallina vecchia fa buon brodo).