I mille volti della musica: “Il Jazz”

I mille volti della musica: “Il Jazz”

Enrico De Santis

Il jazz può essere considerato uno dei più importanti fenomeni culturali del XX secolo.

Esso infatti non è solo l’insieme dei suoni che si possono trarre da una particolare combinazione di strumenti suonati in un dato modo. Il jazz non è solo un sound particolare; esso è, ontologicamente parlando determinato da musicisti che suonano determinati strumenti, è il luogo dove si suona, le strutture commerciali e tecniche dalle quali è circondato.

Il jazz si è fatto strada come musica creata dal popolo e a cui il popolo partecipa attivamente e socialmente, nasce come musica anti commerciale e di protesta  come espressione genuina dell’evoluzione politica degli afro americani.

Nel tempo ha mutato forma e si è ridefinito in molteplici filoni, stili, sottogeneri. Il bebop ad esempio è una delle tante correnti che rompe con i vecchi canoni musicali , e che rappresenta uno dei periodi più vivi di tutto il jazz. Con Charlie Parker inizia anche un nuovo processo di consapevolezza e per storicizzare il fenomeno si può dire che il bebop come sovrastruttura culturale corrisponde ad una nuova fase dell’ascesa del popolo afro-americano.

Con il bebop il jazz cessa di essere musica strettamente legata al mondo dello spettacolo e si isola in un ambito ristretto di artisti e intellettuali. I jazz men degli anni quaranta vogliono sottolineare il fatto che la loro musica è prima di tutto un linguaggio in grado di riformulare il proprio staus e non tanto un’espressione incapace di un’evoluzione interna relegata in un ambito privo di sviluppo. Si scagliano così contro l’immagine del musicista di colore che canta e suona seguendo un impulso emotivo, e di conseguenza vogliono cancellare dal jazz l’etichetta di “espressione popolare”, sentendola inadatta, data la connotazione che aveva assunto per poter definire la loro musica.

Il bebop (o rebop , come si chiamò in principio) aveva avuto dei precursori in alcuni solisti affermatisi sul finire degli anni trenta del XX secolo e poi una iniziale gestazione in qualche locale di Harlem dove i bianchi, di solito, non mettevano piede. Uno di questi locali si chiamava Minton’s Playhouse, dal nome di Henry Minton, un ex sassofonista che ne era il proprietario. Al lunedì, quando le orchestre prendevano un giorno di riposo (le grandi orchestre il cui scopo principale era quello di far ballare la gente), al Minton’s si faceva la coda per salire sulla pedana e scatenarsi in una “jam session”.

Oltre a personaggi che sarebbero diventati famosissimi come Dizzy Gillespie, il pianista Thelonius Monk, il chitarrista Charlie Christian, il batterista Kenny Clarke, il sassofonista Charlie Parker, c’era tutta una serie di musicisti originali come Bud Powell, Roy Eldrige, Benny Carter.

Maestro Celestre, la musica bebop nasce come improvvisazione è possibile classificala stilisticamente?

ll bebop era una parola in cui onomatopeicamente si rifletteva l’intervallo della quinta diminuita discendente. Le sillabe be-bop nacquero spontaneamente quando si vollero cantare questi intervalli (come per esempio le parole “la la la” vengono spontaneamente quando si canta una canzone di cui non si conoscono le parole).In gergo bebop significa anche rissa o coltellata.

Questo termine finì in seguito per essere attribuito ad un atteggiamento, ad un modo di essere di fronte alla società. I boppers assumono un atteggiamento di aperta ribellione, creano un gergo, una moda nel vestirsi, nel comportamento, ma soprattutto danno un significato politico e sociale al jazz facendo prendere posizione a chi li ascolta.

Gli ampi sorrisi di Cab Calloway la coreografia da “buon selvaggio”, la musica “easy listening” degli anni precedenti sembra distare secoli dal contegno dei nuovi jazzisti.

Il bebop come necessità di ripulire il jazz da tutte quelle convenzioni imposte dall’industria e dai criteri estetici dei bianchi.

La “flatted fifth” la quinta diminuita divenne l’intervallo più importante del bebop. Ancora poco tempo prima, il suo impiego sarebbe stato avvertito come un errore o comunque una stonatura. Ma ora caratterizzava un intero stile : in pratica la quinta diminuita era una blue note. Veniva impiegata e aveva lo stesso effetto delle terze e delle settime aperte che caratterizzavano il blues.

Il bebop contribuì a riproporre il blues, inteso come la più significativa forma afro-americana della musica nera; i boppers tornarono al blues reagendo aspramente al modo soffocante con cui l’artificiosità melodica si era infiltrata nel jazz durante l’era dello swing”.

Chi è stato, a suo avviso uno dei primi artisti artefici di questa innovazione musicale nella musica Jazz?

Senza dubbio Charlie Parker, è la figura più vera e autentica del bebop. Per la sua forte personalità, per la sua influenza egli domina la propria epoca così come, intorno al ’30, Luis Armstrong dominava la propria. In circostanze molto diverse , sia l’uno che l’altro spinsero il jazz fuori da certe strettoie : Armstrong indicandogli le sue vere ricchezze, Parker offrendogli, con nuovi capolavori, una nuova ragione di vita. La rivoluzione da lui portata non è stata solo strettamente musicale, ma più generalmente esistenziale. La musica di Parker è un punto di partenza e insieme di arrivo per chiunque voglia accostarsi al jazz.

Come osservava Arrigo Polillo : “Gli assoli di Parker sono delle avventure fra le più scomode armonie e i ritmi più contraddittori, rese possibili soltanto da un intuito armonico e più in generale da una sensibilità musicale eccezionali” . E ancora:“Ciò che soprattutto colpisce nella musica parkeriana è infatti la continua rottura delle frasi, i cui frammenti tuttavia finiscono per connettersi solidamente, con perfetta coerenza”.

E il blues, con tutto il dolore e la solitudine spirituale che esprime, è sempre presente nella musica di Parker.

Franco Fayenz ha scritto nel suo “Anatomia elementare del Jazz”: “Mi pare che sia stato detto giustamente che se si dovessero salvare due opere soltanto di tutta la musica Jazz, queste sarebbero West end Blues di Louis Armstrong e Lover Man di Parker”.