Coronavirus: Sacerdoti deceduti, martiri di coerenza evangelica!

Coronavirus: Sacerdoti deceduti, martiri di coerenza evangelica!

Diacono Francesco Giglio

Il Coronavirus sta facendo riscoprire a tutti noi il valore ed il significato autentico di alcune categorie di persone che in passato hanno sempre svolto il loro servizio e la loro missione in modo nascosto e silenzioso. A questa categoria appartengono i medici, gli infermieri, tecnici di laboratori, analisti, farmacisti e quanti sono addetti ai tanti servizi negli ospedali e nelle case di cura per anziani. A questi vanno aggiunti i Cappellani Ospedalieri e i tanti sacerdoti che spendono la loro vita a servizio dei malati.

Dei preti si parla spesso male, ma per grazia di Dio, questa pandemia sta facendo riscoprire il prezioso servizio dei tanti ordinati e consacrati (vescovi, sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose) che spendono la loro vita per essere accanto a quanti soffrono nel corpo e nello spirito. Le porte chiuse delle nostre chiese ci hanno fatto comprendere che la fede vera ed autentica è quella che si spende fuori dalle mura delle nostre chiese e sagrestie. Anche se non possiamo entrare nei luoghi di culto per le nostre visite devozionali alle tante statue ed immagini religiose e, a volte, a discapito della dovuta riverenza al SS. Sacramento riposto nel tabernacolo, stiamo scoprendo che Dio è dappertutto ed è sempre con noi, nelle famiglie, nella società, nei luoghi di lavoro e soprattutto nei luoghi di dolore e di sofferenza.

Questo particolare momento ha portato alla luce un fenomeno sommerso, e cioè, che nel nostro Paese, dal Nord al Sud, molti sacerdoti hanno pagato con la vita la loro fedeltà al comandamento di Gesù: “Ero ammalato, affamato, nudo, forestiero e mi sei stato vicino”. Circa 70 sacerdoti sono deceduti nell’esercizio del loro ministero e tra di essi alcuni che si sono spenti nel compiere gesti di carità nei confronti di altri ammalati di Coronavirus. Sono tante le Regioni in Italia in cui si sono verificati decessi di sacerdoti che Papa Francesco aveva definiti: “Pastori con l’odore di pecora, che stanno in mezzo al loro gregge” senza limiti di età dai 45 anni di don Alessandro Brignone di Salerno, agli 85 di don Antonio di Stasio di Ariano Irpino, fino a 104 di don Giuseppe Berardelli di Terni. Per loro e per tutti gli altri, Papa Francesco ha detto: “Ringrazio Dio per l’esempio di eroicità che ci danno i sacerdoti che pagano con la vita“. Ricordiamo inoltre che ci sono tanti religiosi, suore e missionari defunti di cui 23 Saveriani.

Il Pontefice ha inoltre rivolto le sue preghiere anche alle suore che in queste ore rischiano la vita per rimanere accanto agli ammalati nelle corsie degli ospedali e nelle case di cura. Vogliamo anche noi da questo giornale on line associarci a quanto riportato dal quotidiano della CEI che li ha definiti: “Preti «sempre in mezzo alla gente», che continuano a visitare malati e anziani, a benedire le salme in questi giorni drammatici in cui non è possibile neanche celebrare i funerali. Sono alle mense dei poveri o in aiuto ai senzatetto anche se ora le precauzioni, a partire da guanti e mascherine, sono altissime anche tra i religiosi. C’è persino chi, pur sofferenti in Terapia intensiva, se non a un passo dalla morte, li ha sentiti sostenere i medici leggendo loro il Vangelo e la Bibbia”.

Come tutte le vittime del virus, anche preti, che nello loro vita hanno celebrato tanti funerali, non hanno ricevuto l’estremo saluto delle loro comunità di appartenenza e sono stati seppelliti in attesa della Messa di suffragio che sarà celebrata quando la tempesta cesserà. A loro e ai tanti che hanno subito la stessa sorte va il nostro pensiero, la nostra gratitudine e soprattutto il ricordo nella preghiera e il grazie per aver testimoniato con la loro vita il “vangelo della carità, della generosità e dell’amore”.