I mille volti della Musica: scopriamo genere AOR

I mille volti della Musica: scopriamo genere AOR

Enrico De Santis

Che cosa si cela dietro questa sigla misteriosa che da sempre è stata oggetto di interminabili dibattiti e che, a prima vista, sembra insufficiente a descrivere un contenuto anche lontanamente musicale?

Iniziamo dalle origini, AOR è l’acronimo di Adult Oriented Rock anche detto in precedenza Album Oriented Radio per la sua destinazione d’uso dedicata al format radiofonico.

Nasce come format dedicato alle radio negli anni sessanta per poi trasformarsi in un vero e proprio genere e raggiungere così la sua piena maturità musicale negli anni 80; è in questi anni che vengono a delinearsi i canoni del genere in termini di sound e di arrangiamenti.

Parliamo di musica inevitabilmente ed innegabilmente Rock, definibile come una sorta di ibrido tra l’Hard rock e il Pop anche se la vicenda è estremamente complicata per poter esser archiviata in poche righe.

Abbiamo a che fare con un rock tastieristico pomposo (il Pomp Rock degli anni sessanta è innegabilmente fonte d’ispirazione del AOR) nonché muscolare, anche l’Hard Rock è un motore per questo genere di straordinaria raffinatezza e cura negli arrangiamenti anche in sede di registrazione, una cura tipica presente nella musica Pop.

I suoi testi raccontano il più delle volte storie d’amore e di speranzosa malinconia all’interno del politicamente corretto edonismo reaganiano degli Stati Uniti negli anni ’80.

Una musica senza barriere, inclusiva e senza implicazioni politiche o sociali; in questo contesto l’orientamento (oriented) verso una fruizione da parte di un pubblico adulto (adult), vuole indicare l’intenzione di promuovere un tipo di stile musicale meno grezzo e ribelle.

Tecnicamente preciso e impeccabile sia dal punto di vista strumentale, lirico e di produzione.

Il Maestro Tancredi Clestre nostra guida nella nostra disamina tra i vari generi musicali, pur avendo una formazione di tipo classico ha partecipato alla cover del noto brano dei Toto “Africa”.

Come si è trovato in verste in veste di interprete e ascoltatore?

“Pur avendo studiato musica classica, fin da giovanissimo, sono stato a contatto con dischi e canzoni partorite dal mainstream degli anni ’80 e dall’industria musicale di quegli anni.

Le sonorità AOR si ascoltavano ovunque soprattutto alla radio e nei film che passavano in TV dopo aver sbancato il botteghino al Cinema. Posso dire che questa musica la sento mia quasi fosse un imprinting.

Un altro brano molto rappresentativo del genere è sicuramente la famosissima “Eye of the tiger” dei Survivor colonna sonora del film Rocky III ,è un brano molto energico scritto in Do minore con un riff chitarristico paragonabile in quanto a fama a” Smoke on the Water” dei Deep Purple”.

Da Bon Jovi agli Europe molto artisti hanno attraversato questo genere anche solo per un periodo della loro carriera influenzando la musica e il cinema.