Gioventù non bruciata: Carlo Acutis sugli altari

Rita Occidente Lupo

Un giovane come tanti del nostro tempo, dalla faccia pulita e dallo sguardo innocente, conquistatore d’innocenza.

Un ragazzo del nostro tempo, ma senza seguirne le distorte corruzioni. Optando per un profilo basso, quello d’andar tra tanti, in spirito di servizio senza fogge.  Con il cuore dilatato dalla grazia divina, attinta costantemente dalla preghiera. Un esempio per il nostro presente, che sembra così lontano dall’inseguire la vita evangelica e così fagocitato da mode edonistiche, da lasciare in ombra la Verità dell’esistenza. Carlo Acutis fa fermare a riflettere: se i ruggenti anni giovanili debbano esser appannaggio di Movide festaiole o se possano esser spesi, come fece il Poverello d’Assisi, incarnando un messaggio salvifico, ancora rimandato dalla Croce.

Nato a Londra il 3 maggio 1991, dove i genitori si trovavano per esigenze di lavoro, Carlo Acutis visse all’ombra della Madunnina italiana. Fin dall’adolescenza mostrò una spiccata propensione al sacro, accelerando anche i tempi di preghiera e raccoglimento, un po’ come i tasti del pc, che con foga picchiava per mandare a tanti messaggi cristiani. Catechista parrocchiale, non si vergognava d’esser un credente, anzi in ogni momento dava testimonianza dell’amore divino. Per questo, la passione per il Computer, tramutata nell’alleata per messaggi d’evangelizzazione. Già dall’età di 12 anni non disertava S.Messa ed Eucarestia quotidianamente. Dichiarato Venerabile nell’estate del 2018, il 12 Ottobre 2020 è stato proclamato Beato dal cardinale Agostino Vallini, su decreto papale, tra scrosci d’applausi non solo di tanti giovani. Seppellito ad Assisi, terra natale di San Francesco, a cui fu molto legato, le sue spoglie furono traslate nel Santuario della Spogliazione il 6 aprile 2018.

Gioioso, amante della vita, disponibile e caritatevole Papa Francesco, nell’esortazione apostolica «Christus vivit», lo ha proposto ai giovani come modello di santità dell’era digitale. Un giovane della nostra era, che ha mostrato come si possa toccare il cielo, pur restando coi piedi sulla terra. Morto a 15 anni il 12 ottobre 2006 all’ospedale San Gerardo di Monza per una leucemia fulminante, anche durante la letale infermità non perse mai il polso della fede, dimostrando di vivere un inscindibile legame con Cristo. Senza dubbio la sua testimonianza di vita, un monito per tanti giovani, a caccia d’identità!

La Sua Memoria liturgica il 12 Ottobre ogni anno.