Quale ruolo ha la poesia oggi?

Dott. Lio Fiorentino

Ha forse un ruolo la poesia oggi?

Nel tempo delle connessioni e delle non relazioni, per dirla alla Bauman, credo che la poesia oggi possa relegarsi in un angolo remoto del soffitto, tra impolverate casse dismesse di giocattoli della nostra prima infanzia, da noi vissuta tanti anni or sono. Ma se tutto questo allora è inutile, perché poetare? Perché scrivere versi a iosa, a secchiate,  a fiumi di parole, come recita una ben nota canzone? Che senso ha tutto questo, se la poesia è e resta tra le cose perdute per sempre?

Essa è un po’ com’è la filosofia, il greco antico, la matematica teorica, il latino, materie inutili per aziende e produttività. Tuttavia, parafrasando la filosofa Agnes Heller, “il bello è inutile, ma tutto ciò che è bello ci dona un bagaglio di sapere inutile, con cui però si può fare tutto, mentre con il sapere utile si possono fare solo piccole cose”. Pensiamo per esempio all’alternanza scuola-lavoro: è una nuova indicazione educativa che va buttata nel water, per usare un eufemismo. Le nuove strade dell’amore per la cultura dovrebbero essere intrise di libri, di biblioteche, di musica, di arte, per dirla un po’ alla Galimberti.E  Forse, non ci rendiamo conto che siamo tutti poeti… poeti tra gli angeli, poeti tra le nuvole…questo è a mio parere il grande rischio della poesia, cioè la poesia come fuga dalla realtà. Essa invece è utile come tentativo di curare le ferite dell’anima, facendo rispecchiare e riconoscere gli altri nelle proprie sofferenze e patemi. Non è buona poesia quella che diventa banale, un mero esercizio di puro narcisismo, o un modo per esibirsi; la poesia è bella quando la pubblichi, la diffondi, a tanti possibilmente, e quei tanti ne diventano co-autori: ti leggono, ti respirano e si respirano, ti detestano anche, ma si rivedono e si costruiscono le loro emozioni.

Il poeta spesso sembra estraneo a tutto ciò che gli succede intorno,tetragono alla storia del suo tempo, alla politica, ai fatti sociali ed economici. E se pensate che io stia dicendo baggianate, consultate le loro pagine sui social. Il rischio è che si finisce di rimanere in orbita, come l’equipaggio dell’Apollo 13. E invece dobbiamo rientrare nell’atmosfera, prima che qualcuno ci apostrofi “Ma dove ca…. hai la testa?”.

La poesia,io credo fermamente che debba costruire ponti e relazioni, aumentando la nostra fluidità verbale, visto che ormai il vocabolario che abbiamo nella nostra mente si limita a poco più di 200 parole (e i nostri ragazzi lo sanno bene). Se leggessimo di più, in generale, il nostro patrimonio lessicale potrebbe arrivare a 15.000 parole, e questa è una grande pecca dei social…diciamo tutti le stesse parole, poche davvero.

Vi lascio con questa riflessione, e auguro a tutti una buona poesia.