Salerno: USB, futuro pensionistico “Tornare a Legge Fornero follia”, proposte

Il sindacato USB ha presentato una proposta di Riforma Pensionistica organica, ragionata e ragionevole.  Siamo al tavolo di confronto con un Esecutivo che, invece di risolvere alla radice ed in maniera generalizzata la problematica delle Pensioni in questo Paese, si presenta con revisioni di istituti già presenti e che costituiscono il solito “pannicello caldo” per tirare a campare. L’allarme è motivato: incombe la fine di QUOTA 100 entro il 2021 e quindi di conseguenza, il ritorno “sic et simpliciter” della Legge Fornero che tante “vittime” ha lasciato sul suo cammino, a cominciare dagli “esodati” di cui ancora una parte, seppur minima rispetto ai numeri iniziali, continua a vivere grandi incertezze in attesa di una risoluzione definitiva.
Parlavamo di “pannicello caldo”: è di queste ore la notizia che la Commissione istituita dal Ministro Orlando avrebbe aggiornato l’elenco delle categorie e mansioni “gravose” per le quali potrebbe essere applicata l’APE SOCIAL, che, nelle intenzioni del governo, si appresterebbe a diventare non più una misura “temporanea” bensì una misura “strutturale” che consentirebbe alle categorie e mansioni individuate dalla Commissione di poter ricevere la prestazione a 63 anni.
La Commissione avrebbe individuato nuove categorie di lavori “gravosi” che spaziano dagli operai forestali agli edili, agli agricoli e fonditori portando le categorie da 15 a 57 e le mansioni da 65 a 203, rendendo, in tal modo, più ampia la platea che potrebbe usufruire della misura c.d. APE SOCIAL.
Non si affronta la riforma nelle fondamenta ma si ha solo l’intenzione di apportare aggiustamenti parziali.

Ecco in sintesi, alcune proposte USB per la riforma delle pensioni in esame dal Governo Draghi:

1) Eliminazione del contributivo e PENSIONE UNIVERSALE (fonte: Relazione del Consiglio Nazionale Economia e Lavoro – CNEL)

con una prima quota non inferiore a1000€ per tutti i cittadini presa dalla fiscalità generale;
2) Seconda quota agganciata ad un coefficiente in relazione agli anni di lavoro e ai contributi versati con un massimale di pensione che non deve superare i 5000 € mensili portando così un risparmio di oltre 1 miliardo di euro per ogni anno fiscale.
3) Taglio alle super “pensioni d’oro” che arrivano fino a 90.000€ mensili per redistribuire le risorse verso chi non supera nemmeno i 500€ mensili.
4) Previdenza complementare pubblica e non privatizzata dai sindacati che con il “silenzio assenso” portano i lavoratori a rinunciare alle loro liquidazioni.
Vincenzo Bottiglieri
Coordinamento USB PENSIONATI Salerno