Salerno: 9 Settembre 1943 “Operazione Avalanche”   

Salerno: 9 Settembre 1943 “Operazione Avalanche”   

Maria Amendola

 Il Gran Consiglio del Fascismo, la notte fra il 24 e il 25 luglio 1943, esautorò Benito Mussolini (1883-1945) e successivamente deposto dal re Vittorio Emanuele III di Savoia (1869-1947) che nominò Pietro Badoglio (1871-1956) capo del Governo e il maresciallo d’Italia, (che al tempo era maresciallo ed ex capo di Stato maggiore). Il 3 settembre del 1943 in gran segreto fu siglato con gli Alleati (anglo-americani) l’armistizio di Cassibile (in Sicilia) tra il generale Giuseppe Castellano (1893-1977, incaricato da Badoglio) che indossò gli abiti civili e il generale statunitense Dwight David Eisenhower (1890-1969, che nel 1953 diverrà il 34° presidente degli Stati Uniti). Però l’armistizio fu reso noto solamente l’8 settembre, con il seguente proclama ufficiale letto alle 19:42 al microfono della radio dell’Eiar (Ente italiano per le audizioni radiofoniche) da Badoglio: «Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza». I messaggio (volutamente ambiguo) venne anche erroneamente interpretato dai più, come “la dichiarazione che sanciva la fine della guerra”, invece l’armistizio gettò l’Italia nello sbando, nel dramma e fu soggetta agli eserciti stranieri: i tedeschi al nord e gli americani al sud. L’armistizio segnò, quindi, la fine dell’alleanza con la Germania nazista e simultaneamente sancì l’inizio della campagna d’Italia (l’insieme delle operazioni militari condotte delle forze anglo-americane) e della Resistenza (chiamata anche “Resistenza partigiana” o detta “Secondo Risorgimento”). Da quel momento il territorio italiano subì i sedici mesi più difficili della guerra (stragi, rappresaglie e bombardamenti). Roma rimase senza nessuna difesa e la reazione tedesca fu fulminea: il comando supremo delle forze armate tedesche attuò un piano preparato già all’indomani del 25 luglio ovvero il “Piano Achse” (Asse), che prevedeva il disarmo dell’esercito italiano e all’occupazione della penisola italiana. Esso prevedeva due linee d’azione nelle due principali zone occupate dai soldati italiani,ovvero i Balcani e il territorio nazionale. La notte dell’8 settembre i soldati tedeschi colsero in contropiede le forze italiane occupando caserme, aeroporti e stazioni ferroviarie. Quando il re Vittorio Emanuele III e suo figlio Umberto (1904-1983, il “re” di maggio), e il Capo del governo Pietro Badoglio all’alba del 9 settembre appresero la notizia dell’avanzata verso la capitale da parte delle truppe tedesche, lasciarono  Roma e si diressero in prima istanza verso Pescara poi verso Brindisi, la città che divenne sede degli Enti istituzionali per qualche mese. Intanto i soldati italiani combattevano su tutti i vari fronti, pur essendo privi di precise disposizioni. Subito dopo la divulgazione dell’armistizio, più della metà dei soldati italiani (l’esercito regolare) abbandonò le armi tornando in vesti civili dalle famiglie. Molti invece divennero partigiani unendosi ai vari gruppi, e grazie alla preparazione militare alcuni ne presero il comando. I tedeschi attuarono il piano per il disarmo dei militari italiani, tutti coloro che si rifiutarono di combattere  dalla loro parte vennero deportati come “prigionieri di guerra” (IMI) nei campi di internamento in Germania. Le milizie tedesche catturarono più di 800mila soldati italiani che vennero destinati a diversi lager i catturati. I partigiani catturati vennero impiegati nei campi di lavoro del territorio occupato, mentre gli ufficiali vennero fucilati. Dopo l’armistizio, la popolazione civile già provata si trovò in condizioni peggiori rispetto a quelle subite durante il tempo del razionamento alimentare (introdotto durante la guerra), infatti i soldati tedeschi requisirono ogni genere di sostentamento, nonché anche il carburante al sud. Vennero introdotte le “tessere annonarie” personali concepite al fine di poter avere l’indispensabile. Si aprì la triste pagina del contrabbando e quella della prostituzione. L’operazione atta all’invasione dell’Italia da parte delle forze alleate iniziò il giorno 3 settembre 1943, tramite degli sbarchi minori strategici lungo la punta dello stivale al fine di far spostare i tedeschi dall’area designata al grande sbarco ovvero vicino a Salerno. Tale operazione venne chiamata “Operazione Avalanche”. Lo sbarco a Salerno iniziò alle ore 3:50 del 9 settembre 1943, dopo qualche ora dall’annuncio dell’armistizio agli italiani. Il generale statunitense Mark Waye Clark (1896-1984) guidò un corpo di sbarco composto da 450 unità anfibie provenienti dalla Sicilia e dal nord Africa, unità occupate da 100.000 soldati britannici della X Corps, dall’82esima divisione aerotrasportata e della quinta armata americana (70.000 soldati  americani). Non ci fu nessun bombardamento prima dello sbarco, al fine di cogliere di sorpresa le truppe tedesche ma queste erano già stanziate su quell’area. Nonostante tutto gli alleati sbarcarono e conquistarono una linea costiera di 35 miglia. Il 12 settembre il contrattacco tedesco fallì (perché la richiesta di mobilitare più truppe del generale e comandante supremo delle milizie tedesche il feldmaresciallo Albert Konrad  Kesselring (1885-1960) fu rifiutata da Hitler). Non fu un’operazione così facile quanto ipotizzata dagli anglo-americani, difatti fu una carneficina. L’Italia era occupata dai tedeschi che erano stati alleati degli italiani fino a qualche ora prima e si trovavano presidiati nei punti strategici sulle colline salernitane. Il costo delle vite fu altissimo si parla di centinaia di morti. L’operazione si concluse solo il 1° ottobre con l’ingresso delle truppe alleate a Napoli. Lo sbarco alleato a Salerno  e quelli in Provincia non permisero la rapida avanzata sperata verso Roma ma diede inizio a operazioni militari sanguinose incentrate su Montecassino (la Linea Gustav). Roma non fu raggiunta prima dell’anno successivo, 4 giugno 1944 il Generale Clark per il suo comportamento ardimentoso a rischio della vita (frequentemente in testa alle truppe per incoraggiarle) fu insignito della “Distinguished Service Cross” (la seconda più alta decorazione  dell’esercito americano). La seconda guerra mondiale si concluse il 25 aprile del 1945 con la liberazione delle città di Milano e di Torino da parte dei partigiani. La cooperazione e lo sforzo bellico dei soldati italiani, dei soldati anglo-americani e della Resistenza portarono alla liberazione dell’Italia, evento commemorativo celebrato il 25 aprile dalla nostra Patria con l’annuale “festa della Liberazione”.