Salerno: Caritas, riflessioni di don Marco Russo, direttore per 16 anni a servizio degli ultimi

«Oggi, Signore, sono pazzo di amore, pazzo di desiderio di condivisione del mio essere vulnerabile con chi è vulnerabile».

E allora… Grazie per questi anni in Caritas. Dal 1990 come volontario, vicedirettore e Direttore. Grazie per la grande possibilità che mi è stata offerta nel condividere passione e fantasia. Grazie per i 16 anni da direttore dove vivendo accanto e cogliendone i bisogni mi è stato dato modo e possibilità di dare vita alla formazione-educazione, all’accompagnamento e alla realizzazione di tante iniziative di prossimità e compagnia nei confronti di chi viveva e vive nel bisogno. «Sono stato sempre insieme: operatore, volontario e ospite e sempre con la stessa attenzione di fare in modo di non dimenticarmi degli altri». Chi arrivava aveva alle spalle storie di abbandono familiare, fallimenti e vite ai margini, manifestando solchi profondi di sofferenza nell’anima. Altri arrivavano pronti a testimoniare la bellezza di incontrare questa umanità ferita, che li ha condotti a scoprire la grandezza del Divino che abita ogni essere umano. Ho sperimentato da solo e con ciascuno di voi una cosa tanto semplice quanto bella: vivere ogni giorno le storie dei nostri fratelli e sorelle; abbiamo toccato le loro piaghe vive, interiori ed esteriori, permettendoci di sperimentare le nostre stesse piaghe, rinnovandoci nella consapevolezza di essere stati salvati; abbiamo cercato di essere lievito di carità per migliaia di uomini e donne di tutte le età e di ogni estrazione sociale: la domanda che mi pongo e che si pone chi ci è vicino: come possiamo annunciare il Vangelo da oggi per i prossimi anni. Vi chiedo, ora, di partire da una premessa fondamentale: lavorare, non dimenticando che mentre riconosciamo la nostra vulnerabilità in ciascuno di noi vive e abita l‘intimità itinerante di Gesù nostro Signore. Tutti siamo vulnerabili. Chi vuol intraprendere questo cammino è ben conscio di: dare aiuto.

Riconoscendomi debole, fragile e bisognoso degli altri. Il primo che ha voluto farsi vulnerabile per noi è Dio. Che ha sofferto la persecuzione, è stato migrante e si è rifugiato in un altro paese, ha sofferto la povertà. Questa vulnerabilità di Dio ci permette di parlare di Gesù come uno di noi. Lui si è fatto simile a noi e, così, possiamo camminare insieme a Lui nella vita: questa è l’intimità itinerante. Abbiamo sperimentato che non si può stare vicini ai poveri a distanza: bisogna “toccare” le loro piaghe. Nella vita ognuno di noi ha la propria carta d’identità, dove per tutti il cognome è lo stesso: vulnerabile. Ognuno di noi deve sempre aver presente che abbiamo bisogno di salvezza e Dio ci è vicino camminando insieme a noi e condividendo le nostre debolezze. Una Caritas fedele al mandato di sempre: La scelta degli ultimi e quella di viverla con i miei compagni di viaggio è la scelta di chi non è un solitario o un visionario ma di una persona che insieme agli altri risponde a una richiesta di incontro con il fratello e la sorella smarrita, bisognosa, desiderosa di una mano… Sono stati anni di grazia, ricchi di esperienze e di incontri che mi hanno fatto crescere umanamente e spiritualmente e di cui porterò per sempre il ricordo.

Sono grato ai Pastori: Gerardo, Luigi e Andrea … per il bel percorso fatto insieme in questi sedici anni. Un grazie particolare, poi, desidero esprimerlo alle collaboratrici e ai collaboratori che mi hanno aiutato nell’essere guida del lavoro comune, ai responsabili delle Opere Segno, ai volontari e volontarie della Caritas Diocesana e della Caritas Parrocchiali e a tutti coloro che mi hanno supportato e incoraggiato nel portare a termine i progetti intrapresi. Allo stesso tempo, sento la necessità di chiedere perdono per tutto ciò che non sono riuscito a fare, o che avrei potuto fare meglio. Cosa è stato questo tempo lo riassumo, per me e per voi, con l’immagine del cammino. È stato: “Camminare insieme”… cercando di rispondere al meglio a quanti sono ed erano segnati dalle difficoltà della vita. Ci siamo conosciuti giorno per giorno e in sinergia abbiamo attivato quelle azioni di prossimità che di volta in volta si rendevano necessarie. Tutto, però, cadenzato dalla preghiera e con la preghiera il cammino diventava breve, leggero e permetteva di raggiungere le mete che il Signore disegnava per noi. Su questa strada oggi noi siamo, ci siamo come Chiesa in cammino, capace di discernere i segni dei tempi. Una Chiesa in transizione, capace di rileggere gli ultimi 50 anni attraverso lo strumento scelto dalla Chiesa Italiana: i Convegni Ecclesiali. Una chiesa desiderosa di Ripartire dalle Parrocchie. Capace di rinnovare la forma dell’agire pastorale. Che ha a cuore l’Attenzione all’Umano Vuoi partire con noi, vuoi accompagnarti a noi, vuoi con noi fare esperienza di Chiesa: Sii sincero con Dio Sii sincero con te stesso Sii sincero con gli uomini, specialmente con quelli che ti sono affidati A Lui che chiama hai risposto di sì. Ben consci e, ne siamo certi, che il senso della nostra vita, la ragione vera della nostra vocazione (chiamata) non sta in qualcosa (fosse pure la cosa più bella del mondo) ma in Qualcuno: questo Qualcuno è Lui, il Signore Gesù. Siamo suoi perché un giorno Lui ci ha raggiunti e ci ha chiamati.

A Lui che chiamava abbiamo detto sì: da allora si è accesa in noi una fiamma d’amore, che con la Sua Grazia non si è più spenta. Fiamma che ci fa ardere di Lui, volere quel che lui vuole per noi. “Tutto sotto gli occhi di Dio, tutto con Dio, tutto per piacere a Dio”… Com’è bello! “Non ci sono due maniere buone di servire Dio. Ce n’è una sola: servirlo come Lui vuole essere servito”. “Mio Dio fammi la grazia di amarti tanto quanto è possibile che io t’ami”. Dove nasce il bisogno di incontrarlo ogni giorno, sempre di nuovo: dove potremmo soddisfare questa esigenza se non dove Lui ci parla e ci garantisce il dono della Sua presenza? “L’amico dello sposo esulta di gioia alla voce dello sposo” (Gv 3,29). “Chi ascolta la mia parola crede a colui che mi ha mandato, ha la vita Eterna “(Gv 5,24). “Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me. Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi” (Lc 22, 19-20). Ogni giorno abbiamo bisogno di Te, Gesù. Non siamo soli nel cammino, Tu ci raggiungi sempre con la Tua Parola di vita, ci visiti nei fratelli e nelle sorelle che mandi sulla nostra strada, ci chiedi amore nel povero e in chiunque ha bisogno dell’amore che ci chiami a donare. Sei Tu che ti fai presente nell’Eucaristia, perché ci nutriamo di Te, viviamo di Te, amiamo Te, oggi e per l’eternità. Desideriamo nutrirci alla Parola, e celebrare l’Eucaristia, non facendocene mai mancare. Perché incontri Te, Gesù, luce della vita, amore che dai senso a tutto e tutto trasformi, amore che rendi me capace di grazia e di perdono. Ascolto e celebro il Tuo memoriale perché tutti possano conoscerTi e amarTi nel modo in cui Tu solo puoi rendere capace ciascuno, e perché io stesso che ho bisogno del pane quotidiano per vivere, ogni giorno ho bisogno di Te per crescere nella vita che non finirà mai. Nella Tua Parola e nel Pane di vita di ogni giorno posso incontrare Te, Signore Gesù, per farmi raggiungere e trasformare sempre di più dalla Tua bellezza, per essere – nonostante me stesso – il riflesso povero e innamorato di Te, il Bel Pastore (Curato d’Ars, S. Giovanni Maria Vianney). So bene che tutto potrebbe diventare un’abitudine e che perciò devo vigilare perché l’incontro con Te sia sempre nuovo: so anche, però, che l’abitudine, se è segno di fedeltà, è qualcosa di vero e bello. Oggi io voglio, rinnovando il mio si, chiederti di continuare a servirti, ad amarti secondo il tuo Cuore.

Fratello in comunione d’amore

tuo Don Marco