Nocera Superiore: IC “Pascoli-Fresa”, DS Cirino “Bilancio d’ anno scolastico tra barricate pandemiche nella vision e mission di scuola inclusiva ed accogliente mai venuta meno”

Nel rispondere alla prof. Rossi nel suo intervento pertinente e illuminante  per il VENERDI’ PEDAGOGICO su EDGAR MORIN e la teoria della complessità colgo l’occasione di fare un bilancio sui percorsi di quest’anno che, come nella costruzione di un video attraverso i suoi frames, attraversa le nostre emozioni nel presente per un futuro migliore per la costruzione di una scuola OASI per costruite ponti sopra le acque agitate della nostra esistenza.

https://www.youtube.com/watch?v=DDpPOa1z34w

Ponti per aiutare le nuove generazioni ad attraversare le barricate della vita, gli ostacoli di un mondo costruito dagli adulti e che loro contribuiranno a migliorare con l’aiuto ed il supporto della scuola,

In questo io personalmente e che mi ha seguito in questa opera che non è solo professionale ma soprattutto umana abbiamo   sempre difeso e interpretato il concetto di scuola come comunità. A tal riguardo è proprio il fine comune, di allievi e docenti, che fa esistere la comunità scolastica. E la scuola è la comunità per eccellenza. Lo è malgrado tutto, nonostante le divergenze e i diversi punti di vista. Il bisogno di amicizia può trovare nella scuola la migliore risposta. Solo, però, nella  misura in cui non ci si rinchiude nel proprio io. Nella comunità ci si trova con altri che non ci siamo scelti. Fa parte  dell’esperienza comunitaria lo spirito di accettazione dell’altro come altro.

La mia Vision docente ha voluto a livello educativo, riscoprire gli affetti, i sentimenti, l’intersoggettività come momenti prioritari del vivere scolastico. In effetti qualsiasi rapporto educativo passa soprattutto attraverso il legame personale tra due soggetti, posti di fronte alla loro individualità, soggetti di incontro ma anche esposti all’allontanamento o al rifiuto.

Quello che appare in pericolo per gli alunni e studenti è proprio la sicurezza, la fiducia di essere amata e stimata, anche se  talvolta rimproverata. E in effetti l’educazione è soprattutto trasmettere sicurezza, è ciò che permette al bambino di esprimersi. Essa si trasmette soprattutto con canali comunicativi informali che spesso aiutano a capire: lo sguardo, il

sorriso, la mimica l’espressione non verbale anch’essi sono modi di vivere, di comunicare, di comprendere, di aprirsi agli altri.

La qualità del processo educativo passa inderogabilmente attraverso un approccio emotivo-affettivo-relazionale e nel legame stretto tra “affettivo” e “cognitivo”, che insieme sono elementi fondamentali nonché in relazione dinamica e interattiva. Ho cercato di cogliere e interpretare le istanze affettive ed emotive degli alunni dando spazio allo sviluppo

della socialità. Quest’ultima non si sviluppa se si preclude al discente la possibilità di sentirsi rassicurato e di potersi relazionare agli altri. Solo così le due barriere della diffidenza e dell’indifferenza possono venire abbattute. In questa prospettiva, il senso d’appartenenza rappresenta la possibilità di cogliersi all’interno di un contesto culturale, attraverso le

modalità stesse di relazionarsi e di condividere, riconoscendosi in una comunità. In questo scenario il punto di riferimento del progetto educativo rimane dunque la persona e la sua irriducibile unità che mal sopporta schematismi e frazionamenti di ogni genere; la multidimensionalità dell’esperienza umana acquisisce senso e significato proprio in riferimento

all’unità del soggetto che è un individuo che vive una realtà di appartenenza e di essa subisce i condizionamenti, sia sul piano intellettuale che su quello sociale, che su quello affettivo La visione della scuola ha il suo riferimento nella persona messa al centro della vita scolastica.

La scuola come un ambiente di esperienze umane, dove avvengono incontri che segnano, che orientano, che offrono incontro, prospettiva, fiducia. La scuola è una comunità. Possiamo dire che essa è, insieme alla famiglia, la comunità più importante nella vita di un giovane. L’istanza della comunicazione può trovare in essa la migliore risposta. Nella

comunità scolastica si sperimentano in continuazione sentimenti di fiducia, di serenità, di appartenenza; i legami tra le persone sono forti; si trova quel senso di “ben essere” profondo che deriva dal sentirsi accettati, capiti rispettati, valorizzati: tutto all’insegna della comunicazione autentica, della condivisione e della comunione, con la realizzazione di

quella condizione indispensabile alla funzione docente che si definisce “sintonia educativa”. E in effetti la scuola è reale ambiente di apprendimento se si alimenta di dialogo e, fondandosi su di esso, diviene scuola di vita. Sviluppare la capacità di dialogare aiuta a incentivare l’ascolto delle opinioni dell’altro, a far progredire la reciproca conoscenza, a cooperare, ad essere solidali, a pensare bene insieme a tutti gli altri, a far progredire e crescere nella dimensione

individuale e comunitaria.

L’esperienza ed il contesto scolastico in cui opero ci fa riflettere sul fatto che la scuola dell’autonomia e del sistema integrato deve sempre più avviarsi ad un superamento in senso pluralistico di tendenze assimilatorie e omologanti e avere una concezione aperta e relazionale del concetto di cultura. In questa necessità l’alterità è pensata come valore positivo e

fonte di arricchimento reciproco per tutti gli alunni. La cultura è vista come qualcosa di dinamico e processuale che si costruisce nel rapporto con l’altro. In questo quadro il ruolo del Dirigente Scolastico è quello di “facilitatore  dell’integrazione culturale” che evita la deriva ghettizzante e favorisce il consolidamento della Scuola oasi.

La scuola diventa oasi se si guardano le cose da un punto di vista interculturale, se apre le sue porte per creare uno spazio ospitale dove offrire ristoro e accoglienza a chi fuori vive una condizione di marginalità e discriminazione.

In questo senso la scuola dovrà lavorare per un progetto globale che consenta processi di effettiva integrazione. La scuola dovrà sempre più configurarsi come una comunità educante ed educativa, una scuola aperta, compartecipata, condivisa, giusta, nella quale le diversità siano viste e diventino risorse in più per la persona stessa e per gli altri.

L’interculturalità si pone oggi come un progetto di sfida rispetto alla società complessa, in cui ciascuno di noi è chiamato  a svolgere il proprio ruolo propositivo.

Dirigente scolastico

Michele Cirino