Legame Sinisgalli/intelligenza artificiale, quest’ultima inevitabile dominante fenomeno futuro

Giuffrida Farina

Di seguito è citato un brano di un articolo (tratto da: matematica.unibocconi.it/articoli/civiltà-delle-macchine-leonardo sinisgalli. Centro PRISTEM Università Commerciale L. Bocconi) del filosofo  e linguista Silvio Ceccato, esplicitato nel corso di un convegno (1982),la conferenza esibiva quale tema  l’Intelligenza artificiale: “L’idea di una macchina «mentale» attrasse Sinisgalli, forse perché un tanto di magica fantasia non dispiaceva nemmeno a lui. In quanto tempo? Con quanti soldi? La somma sarebbe stata sborsata da «Civiltà delle Macchine» […]. Purché non si superasse il milione […]. Sinisgalli denominò il progetto: Adamo II”; lo sforzo doveva esser teso alla invenzione di nuovi algoritmi (in sostanza, metodi risolutori di un problema utilizzando una sequenza di operazioni presentanti un inizio e una fine) grazie ai quali –rivolgendosi ai matematici– “dimostrare sperimentalmente i loro teoremi: ma questo vuol dire che la macchina calcolatrice non è un matematico”. SINISGALLI E L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE.

Nel corso del quinquennio 1953-1958, la direzione di Civiltà delle macchine, rivista nella quale coabitavano sogni umanistici  e realtà tecniche/tecnologiche, sorta quale progetto editoriale di Finmeccanica, era affidata a Leonardo Sinisgalli. Uno degli editoriali inerenti al primo numero, recante la firma Giuseppe Ungaretti, si concludeva con una riflessione proposta dal poeta della “radiosa infinità”, veniva formulato un quesito di natura etica:<<Come farà l’uomo per non essere disumanizzato dalla macchina, per dominarla, per renderla moralmente arma di progresso?>>. D’altronde l’ingegnere lucano, prismatica personalità nel contempo sognatrice e praticona, inquadrava l’arte poetica e l’arte tecnica (ovvero meccanismi e strutture progettate a “regola d’arte”) coordinate in uno strettissimo intreccio.

Esiste, in Fisica Ottica, il prisma ottico; un mezzo, deviante il percorso della luce, nel quale in ingresso entrano le luci RAGVAIV –rosso arancio giallo verde azzurro indaco violetto– mentre in uscita si ottiene la sola luce bianca che dunque è una “fusione” risultante dalla interazione delle 7 luci; si riscontra anche “il viceversa” ovvero l’inversa proprietà della  scomposizione della luce bianca in ingresso, nelle 7 luci componenti, in uscita. In àmbito letterario, una riflessione del  poeta Eugenio Montale, era indirizzata all’ammirare un “ritratto di donna prismaticamente decomposto”… Questa caratteristica luminosa rivelante molteplici aspetti ottici tra essi integrati sicuramente ben simboleggia la multiforme personalità Sinisgalliana. Ma osserviamo più da vicino un’altra sua singolare interazione, il legame con la Cibernetica. Nacque, nel 1956,il primo automa, venne realizzato dalla Scuola Cibernetica italiana, capeggiata da  Silvio Ceccato. Di seguito sono delineate due panoramiche, due schemi evolutivi concernenti l’Informatica ed il suo sbocco naturale, l’Intelligenza Artificiale che risulterà fenomeno perentoriamente dominante gli scenari del -purtroppo si preannuncia sicuramente tortuoso- futuro.

Il termine Intelligenza Artificiale è nato nel 1955,scaturì da una proposta di un professore, Mc. Carthy, docente del MIT  di Boston, nel corso di una conferenza che si svolse a Darthmouth College (università statunitense, istituto che venne fondato nel 1769) della quale furono relatori alcuni universitari che avevano programmato un dimostratore di teoremi. L’I.A. per parecchio tempo non ha percorso il terreno delle applicazioni industriali, anzi ne era assai distante. Ma, a partire dalla seconda metà degli anni ’70, si sono aperti percorsi conducenti a 3 settori applicativi: 1)i Sistemi Esperti; 2)il campo del Linguaggio Naturale; 3)la Robotica. 1)L’obiettivo consiste nella imitazione di un esperto umano nel suo campo applicativo, dunque nella fedele riproduzione della attività. La prima applicazione su scala estesa fu il sistema esperto MYCIN , venne creato alla Stanford University (università privata degli Stati Uniti d’America, situata in California), il fine consisteva nell’eseguire  diagnosi medich ed era in grado non soltanto di diagnosticare infezioni del sangue in relazione ai sintomi evidenziati, tant’è che sapeva prescrivere anche le idonee terapie!

Si può immaginare un Sistema Esperto quale programma contenente una fitta rete di regole, aventi la forma: IF (SE) … AND (E)… THEN (ALLORA)… Ovvero: se riscontri X ed Y, allora la terapia adatta sarà Z. Facciamo un esempio: IF (SE un paziente è afflitto da problemi di respirazione in quanto fuma 3 pacchetti di sigarette al giorno), AND (E tossisce continuamente), THEN (ALLORA la sua tosse è la classica tosse del fumatore; al posto di tale conclusione, potremmo inserire una frase illuminante il probabile percorso al quale conduce una tale ostinazione, quello del camposanto).Successivamente altri Sistemi Esperti hanno indagato intorno allo scibile scientifico, l’Elettrotecnica, l’Elettronica, la Meccanica, la Chimica…

Tale tipologia di Sistemi può diagnosticare intorno a guasti o cattivi funzionamenti di componenti e apparecchiature elettroniche, elettrotecniche, meccaniche; ad esempio se un motore elettrico presenta un transitorio (ossia il tempo necessario per entrare in pieno regime di funzionamento) più elevato rispetto alla norma, oppure dispositivi elettronici che palesassero  inusuali rumori; ecco, c’è da aggiungere la risposta (singola o multipla) d’un Sistema non è precisa al 100%,ma è quella più probabile, di conseguenza è agevolato il campo di ricerca successivamente affidato all’uomo. Relativamente al “capire” il linguaggio umano scritto o parlato, una tale comprensione  sicuramente immette tantissimi problemi di natura sociale ed etica, ben si capisce che, in teoria, si può programmare un Sistema nella opposta finalità comportamentale, di -definiamola- “saggezza” oppure di “devianza”: ovviamente la Struttura non sarà capace di  riconoscere in sé le qualità di San Francesco o di Al Capone…Intelligenza artificiale: in sostanza, studi e tecniche tendenti alla realizzazione di macchine (in particolare elaboratori elettronici) in grado di affrontare e risolvere problemi rientranti nel dominio d’azione della umana intelligenza.

In uno scorso articolo trattammo il “test di Turing”, proposto dallo sfortunato scienziato inglese, prova tendente ad evidenziare il legame esistente tra intelligenza artificiale e comportamento mentale di fronte a problematiche che si prospettassero. In merito alle linee di ricerca concernenti i “cervelli elettronici”, una suddivisione inquadrante tendenze fondamentali: 1)Reti neuroniche artificiali, in merito alle quali un grosso problema è rappresentato dalla macchina priva di una delle fondamentali caratteristiche del cervello umano (dotato di circa 10 milioni di neuroni),la versatilità. 2)Programmi euristici, che sono contrapposti a quelli di tipo algoritmico innanzi analizzati: con tali programmi, mediante un sistema di regole, ”è la macchina a scegliere” la soluzione più idonea. 3)Evoluzione artificiale. Per quanto riguarda la Robotica, nel prossimo articolo percorreremo il vastissimo terreno dei Sistemi automatici sostituenti l’uomo nell’espletare complesse mansioni interagendo con l’ambiente; anticipando che il termine “robot” fu coniato dallo scrittore cecoslovacco Capek: deriva dal termine “robota” equivalente a “lavoro forzato”. A ben pensarci, il robot non è un sistema libero, è obbligato ad un lavoro coatto, se disponesse di reale libertà di pensiero sicuramente “si ribellerebbe” manifestando tutta la sua energia scagliandola contro la presunta “naturale intelligenza” degli esseri umani: in particolare, in àmbito italico, della classe politica; d’altronde riconosceremmo più che lecite le sue  grosse perplessità e il suo elevato imbarazzo qualora esse si convertissero in energia che prende forma.

La consueta elaborazione associata, della quale sono autore, è un ritratto arcobaleno elettronico del poeta delle due muse; vi è un significato allusivo in quel rombo centrale di componenti (diodi  raddrizzatori a doppia semionda),ovviamente Sinisgalli l’avrebbe colto e credo si sarebbe divertito, non posso pronunciarmi oltre; il copyright della foto appartiene alla Fondazione Sinisgalli.