“Il Virus E – virato”- goliardico poemetto parodico – “per l’uggia debellar dell’anno tristo “

 Avv. Marcello Feola

Un anno or è                                                                                                                                           che per feral iattura ed avverso fato,                                                                                                 comparve un essere alieno                                                                                                                  di color vermiglio, “coronato”;                                                                                                          venne di tutti noi in su le tracce                                                                                                                    senza distinzion di razze e facce;

in camaleontica varianza

di truce morbo assunse la sostanza.

Voléa ghermirci in un sol colpo e un lampo,

ambite prede uman senz’alcun scampo,

all’Ade menarci in uno schioccar di dita,

vano sarìa implorar aìta ! aìta !

 Miserere di Noi ! . . . gridavan tutti,

nello Stige finirem tra i neri flutti.

  In quanto che l’orrido “CoronaVirus”

  indefesso infesta questi e quegli

debol vegliardi eppur giovin gagliardi,

                                                          e con ingannevol coronato visus

                                                         infierisce ancora e non s’ammorza

e orribilmente sugge la vita a li hommini

eziandio a quei che son di dura scorza,

urge un goliardico, apotropaico scongiuro,

virulento” e mordace, velenoso come antrace,

atto a fugare la canaglia infame,

                                                         a far dell’empio clone orrendo scempio,

 ed in un balén terribilmente strame.

                                                              Peraccioché il Poeta Maledetto

della Goliardia satirico Cantore,

inferocito e pien d’alto furore,

irato assai e con spietata bile,

aduso a primeggiar nella tenzone,

brandendo a mo’ di saetta il verso ostile,

 darà l’assalto al trucido bubbone,

                                                                                         col noto motto in consonanza

che sape veranco l’uom di strada:

“ne uccide più la penna che la spada”.

                                                                                                         Adonde,

con fier cipiglio e gran iattanza,

avverso il malefico inimico,

verga qui di getto coital “carmacci

pien di contumelie, strali e acccidentacci :

 Waffa . . . . ! , CoronaVirus,

vade retro ! ,  calamitoso vampirus,

sordido “spaccimma”,

di te non rimarrà niùno stimma.

Pereat Diabolus !

*   *   *

Non abbiate timor, oh umana gente,

l’anathemico strambotto, acuminato dardo,

inferirà mortal stoccata al rio infingardo,

il qual ne pagherà atroce scotto

e soccomberà in un sol botto;

nel rimeggiar con terzina dantesca,

a mo’ del sommo Vate,

al turpe ne svelli la putrida ventresca

a fiàte a fiàte :

 Allòr che la matrigna sorte grama

la sordida maligna òpra tesseva

a noi la vita a disfilàr la trama,

 Io vègno a Vùi con paròl che solleva,

ché l’alma mia non si spaura,

ma un po’ ne trema e alquanto s’accòra,

 sì che Venere e Bacco sùpplice implòra,

 per dissipàr dalle facce scure

la tristizia che c’hàvete in core,

la plumbea angoscia che v’òpprime il petto,

onde rischiari la nebbiosa bruma.

 Se mi porgi ascolto e un pò sorridi,

se insieme intoniàm un fausto canto,

se a Bacco libiàm alle calènde e all’idi,

non disperando della salvazione,

 il truce “Covin” non trarrà più vanto,

nè dalla gente avrà letàl balzello,

ma sortirà la fine di un CO . . . . . . .

Noi rivedremo rosseggiàr l’aurora

ed Egli andrà, sì come spero,

alla MALORA .

In alto i cuori ! , adunque, sursum corda !

 “di canti di gioia, di canti d’amore,

risuoni la Vita mai spenta nel cuore.“

*   *   *

Orsùdunque,

tutti si uniscano al coro

acciocché l’anathema diventi “virale”,

si alzi all’unisono in canto spiegato

che soffochi il virus con dileggio e disdoro,

e lo seppellisca di sberleffi e risate,

cosicché si possa al fine gioire

ed alle genti si possa dire:

pereat tristizia !

 Avverso la perniciosa pandemia

occorre senza verun dubbio

la giusta terapia: in lor connubio,

la illuminata Scienza dell’Homo Sapiens ,

la giovevole Allegria dell’Homo Ludens ,

che tutto vincon !

Invero,

or che poscia ricerche, esperimenti e mille prove,

abbiam il salvifico vaccino per debellare il Covid 19,

non più sarem in balia del bieco morbo,

con duplice puntura sul braccin iniettato,

il truce Virus sarà tosto E – virato.

 Or che ormai è al final l’uggioso verno

ed il sol monta in su la primaverile stagione,

sì che a ben sperar ci è cagione,

or che il Virus,

fatto il tristo corso,

non più ha il “virulento” morso,

or che scongiurato sembra il gran periglio,

tosto il Governo emanerà il cartiglio

a trar la gente fuor da le magioni.

 Si udràn nell’aria concitati accenti,

le labbra e gli occhi saran tutti ridenti,

il popol scenderà nelle vie a far baldoria

e le campane suoneranno a gloria,

ci saran laudatio a profusione,

christi, santi, e madonne in processione,

tutti con tutti saranno in gran simbiosi

nella generale Apoteosi.

 I giovin

torneranno a riempir le piazze,

a cantare allegri

ed a corteggiar ragazze.

 Allora,

il Poeta Maledetto,

a ricordanza di sì trista historia

che alle italiote genti nocque tanto,

suscitando ire, patemi e popolar tremore,

intonerà un Peana, un Inno e un’Ode

per celebrar la Vita che si gode.

Quia est principium Vitae in Vino et in Amore.

Disegno di Mario Massa  Antico Cav e benemerito