Cava de’ Tirreni: Potere al Popolo “Cortocircuito Sanità, scomparsa Ospedale e servizi, ma Amministrazione comunale muta”

Arranca da mesi la città di Cava de’ Tirreni logorata, come tante in Italia, dal cortocircuito sanitario di competenze e programmazione che, se a monte ha visto negli anni le responsabilità di Governo e Regione, ha sempre goduto sul territorio del silenzio complice delle istituzioni locali. A poche ore dall’atteso Consiglio comunale monotematico sulle iniziative a tutela della piena continuità operativa del Presidio ospedaliero S. Maria Incoronata dell’Olmo di Cava de’ Tirreni, preme una soluzione concreta quanto preoccupa la prossima ondata di Coronavirus.

Si giunge alla discussione infatti con un quadro definitivamente disastroso di tutta la medicina territoriale, partendo dallo svuotamento dell’ospedale vittima di continui tagli, a cui mai si sono opposte le amministrazioni cittadine di questi anni, all’assenza di una reale rete di servizi di cura, rispetto ai quali il Santa Maria Incoronata dell’Olmo è stato l’unico imbuto in cui in questi anni sono confluite tutte le richieste di un intera popolazione. “A quasi un anno dallo scoppio della pandemia siamo ormai ridotti alla conta dei morti, constatata l’impossibilità di garantire l’efficienza del sistema sanitario – denuncia Davide Trezza coordinatore nazionale di Potere al Popolo –  Basti pensare alla capacità di processare poco meno di 300 tamponi al giorno in tutto l’ambito territoriale in cui rientrano 14 comuni (Cava de’ Tirreni, Vietri sul Mare, Amalfi, Atrani, Cetara, Conca de’ Marini, Furore, Maiori, Minori, Positano, Praiano, Ravello, Scala, Tramonti), in relazione ad una densità demografica di circa 93mila abitanti che ha mandato letteralmente a monte il tracciamento dei contagi, le liste d’attesa, la risposta alle richieste di assistenza domiciliare ed esecuzione dei tamponi, e ovviamente anche la reale rilevazione del dato pandemico locale”.

Mentre la situazione avrebbe richiesto una reattività immediata delle strutture sanitarie competenti, le mancate sostituzioni di alcune figure, causate da assenze temporanee del personale all’interno del Dipartimento di Prevenzione del Distretto 63, non hanno consentito di sopperire alle richieste di tamponi; i cittadini lamentano di non poter accedere alle ordinarie visite ambulatoriali bloccate dalla Regione Campania e le unità in servizio dell’Usca sono talmente insufficienti da costringere i pazienti positivi a recarsi di persona presso le sedi per mancate visite domiciliari, spesso dopo essere rimasti settimane in attesa in casa senza monitoraggio. In questo scenario un’utenza confusa ed abbandonata ha cercato rifugio nella medicina di famiglia, che operando in un rapporto tra medico di medicina generale/paziente di 1 a 1600, non sempre ha saputo rispondere alla richiesta, o in molti casi è risultata isolata quando la gestione del paziente doveva necessariamente passare attraverso la visita specialistica. Eppure da quasi un anno dovrebbero essere attive le AFT (associazioni funzionali territoriali) che risultano tuttavia monche senza il supporto finanziario e la programmazione che possa garantire le professionalità, le strumentazioni e le stesse strutture previste sulla carta. Così come non è ancora partito l’ambulatorio infermieristico.

Lo spostamento della rianimazione dall’ospedale di Cava al Da Procida di Salerno, di fatto ha negato il servizio di assistenza e di operatività collegata anche degli altri reparti che sono rimasti scoperti anche rispetto alla gestione delle urgenze. L’ospedale ha smesso di erogare i più elementari servizi di prevenzione e gestione delle patologie croniche ed acute, limitandosi alle emergenze, ove possibile. Il poliambulatorio di via Gramsci, che già operava in container provvisori ed in estrema carenza di personale, non può più operare in condizioni di fortuna ma, strutturalmente e logisticamente, necessita di una riorganizzazione complessiva al di là dell’ovvia previsione di una consona risistemazione degli spazi ambulatoriali e degli uffici.

Riteniamo che il Comune debba esercitare la necessaria pressione sulle istituzioni competenti.

Nello specifico proponiamo:

–          L’istituzione di un sportello unico della salute comunale, che raccolga i reclami della cittadinanza e sappia indirizzarla verso una presa in carico o una continuità terapeutica venuta a mancare in questi mesi di ambulatori specialistici chiusi, implementando una maggiore implementazione tra medicina territoriale e ospedaliera;

–          Implementazione delle USCA, in particolare per quanto concerne l’assistenza domiciliare, con assunzioni maggiori ed a tempo indeterminato, stabilizzando gli operatori già attivi;

–          Riapertura immediata degli ambulatori specialistici ospedalieri e di territorio;

–          Tamponi gratuiti su prescrizione del medico di medicina generale;

–          Riattivazione immediata dei reparti dell’ospedale cittadino.

Questi sono alcuni elementi che comincerebbero a garantire un livello minimo di risposta alle esigenze della comunità.