La Voce e la Vita della Chiesa: Guarigione e gratitudine

Diacono Francesco Giglio 

Come riportato nel Vangelo di Luca (17, 11-19), Gesù in cammino verso Gerusalemme, passando ai confini tra la Galilea e la Samaria, verso la valle del Giordano, incontra dieci lebbrosi. Questi erano considerati scarti della società, emarginati e condannati alla segregazione come impuri e maledetti. Uomini che sulla loro pelle presentavano il male della lebbra. Malattia questa che, in quel tempo, provocava ribrezzo e indicava la presenza del peccato e del Maligno. Gesù aveva già guarito in precedenza un lebbroso, ma in questo caso sono dieci che si rivolgono a lui gridando: “Gesù, maestro, abbi pietà di noi”. Il Signore che è misericordioso e compassionevole, esaudisce la loro preghiera e li purifica, invitandoli a presentarsi ai sacerdoti del tempio per farsi diagnosticare e attestare la guarigione. Malgrado la richiesta di grazia, dei dieci guariti, uno solo sente la necessità di tornare da Gesù per ringraziarlo. Questo episodio ci mostra prima una purificazione fisica per poi giungere ad una autentica guarigione spirituale. Malgrado siano stati in dieci ad essere guariti dalla malattia attraverso la supplica, solo uno, realizza la pienezza della preghiera con il ringraziamento e la lode.

Nel contesto del mondo ebraico la lebbra era ritenuta una colpa. Gesù con il suo gesto ci vuol far capire che c’è qualcosa di peggiore di questa malattia e cioè: la cecità verso le opere di Dio. Se non riusciamo a vedere Gesù come il salvatore di tutta la persona, composta di  anima e corpo, ci fermiamo solo ad un primo livello di purificazione e cioè la vergogna provata e il dolore per la repulsione di tutti di fronte alla malattia. Solo la lode e la fede rendono possibile la salvezza. Allora “alzati e va”, è l’invito di Gesù, cioè risorgi, compi il tuo cammino e realizza la tua vocazione di uomo libero e liberato. Normalmente di fronte alle difficoltà quotidiane ci fermiamo alla vergogna e alla paura di essere giudicato male dagli altri. Se invece ci apriamo alla supplica, alla preghiera d’invocazione e ci poniamo in semplicità, umiltà e verità dinanzi a Dio anche nella confessione sacramentale, possiamo giungere alla lode e ci relazioniamo a Gesù come ad una persona vera. E’ importante quindi non degradare il Signore ad un semplice distributore di grazie che dovrebbe solo esaudire i nostri desideri. Da veri discepoli di Gesù, evitiamo perciò di giudicare e di parlare indiscretamente e malevolmente del fratello, perché così facendo non feriremo il cuore di Dio.