Coronavirus: ogni anno…il 2 Novembre!
di Rita Occidente Lupo
Quest’anno anche la visita al Cimitero sarà da contenere per il Coronavirus. Eppure, commemorare i defunti, in un unico giorno in cui la Chiesa invita a pregare per loro, da sempre tradizione. La mesta giornata, legata alla festa precedente d’Ognissanti, connotata da tempo della visita alle sepolture dei propri cari. “Ogni anno, il 2 novembre…” :l’intramontabile ‘A livella di Antonio de Curtis, in arte Totò. Che ripiega la speculazione filosofica, sull’essenza della vita umana. Il dialogo immaginario tra il netturbino, Gennaro Esposito ed il fantomatico Marchese di Rovigo. La morte non guarda in faccia nessuno. Tantomeno rispetta i blasoni. In un’altra dimensione, il gioco delle parti, l’uguaglianza della condizione spirituale, che non appartiene più alla sfera terrena.
Il culto dei morti, di tradizione antichissima, probabilmente post biblico, risalente al Diluvio universale, a ricordo dei deceduti in tale tragedia. Nell’anno 1000, fu l’abate di Cluny ad inserire la ricorrenza nel calendario liturgico. Un giorno in cui la Chiesa polarizza l’attenzione sull’altra vita, sulla realtà escatologica, sulla dimensione temporale dell’esistenza. Invitando alla preghiera per coloro che non abitano più questo mondo. Fiori, lumini, novene, scortano una giornata ed accompagnano un mese che dai crisantemi alle quarant’ore vuol suffragare le anime.
Il culto dei defunti, celebrato in modo diverso anche in Italia. Ed associato anche a dolci vari. Secondo alcune usanze, i trapassati ritornerebbero sulla terra nella notte appunto d’Ognissanti, per cui per loro tavola imbandita ed acqua per dissetarsi. In altri luoghi, semplicemente dell’acqua, per estinguere la sete. Ma i defunti non chiedono il ricordo solo un giorno all’anno. Anche se proprio in tale circostanza, si rende ardua la stessa visita, a causa di logistici ingorghi di traffico. In tanti altri mesi, il cimitero vive assonnato con qualche sporadico visitatore. Con qualcuno che stretto nel proprio lutto, si reca sulla sepoltura del proprio estinto, per quella corrispondenza d’amorosi sensi, così cara a Foscolo. Rimane, comunque, il Camposanto, il luogo in cui è possibile raccogliersi, pregare e riflettere, tra il canto dei passeri e gli abeti. Il luogo in cui si parametra il valore delle singole azioni umane, rapportandole ad una dimensione ultra terrena, che elude ogni logica umana!