Salerno: sacra contemporaneità nelle opere di Bruno Giustiniani

Rita Occidente Lupo

Un tuffo casuale, così, in un pomeriggio come tanti, sull’onda del Covid-19, che tenta di mettere al palo i rapporti sociali, le amicizie…le emozioni…Ma nella fucina degli artisti, che plasmano la materia e graffiano le tele, secondo l’estro o la cogente sensibileir, sembra che il tempo si paralizzi e che lo sconosciuto virus dei nostri giorni, al di là dell’immaginario. La curiosità, molla per la visita alla galleria di opere di Bruno Giustiniani, in un nutrito scrigno sacrale, perché un alone spirituale trasuda dalle pregevoli tele.

Chirurgo estetico per lunghi anni, al di là del bisturi, costante la sua versatilità: nel DNA, un continuo richiamo artistico. Già dagli anni adolescenziali approcci decisamente apprezzabili a quella che sarebbe poi diventata la strada maestra di un percorso. Per lui, ormai non più un semplice vezzo oli, acquerelli e materiali plastici, in quanto la materia assurge a cassa di risonanza d’emozioni e di lacerti reminescenziali. Un continuo rincorrersi della forma, che tiene dietro a cromìe talvolta immerse in riverberi caravaggeschi, da baricentrare l’intera scena portante nell’immediato atemporale. Per l’artista, “occasione” di ricerca andar a ritroso nel tempo, recuperando guizzi sacrali e personaggi evangelici: attualizzati e riproposti, come bagaglio non accessoriale alla quotidianità. Nella quale la puerizia, con la fagocitante fretta di crescere, come la stanca caducità, tramonto vitale: stagioni umane, efficacizzate da robuste pennellate, in un figurativo che disinvoltamente, pur ereditando la tradizione impressionista, svolta in autonomo espressionismo.

Calcando le orme, sodalizio con un figurativo che pur adottando la stampella della luce, pulsa l’azione. Per Giustiniani, tematiche contemporanee: chiaroscuri d’ un tempo, avaro d’altruismo, ma singhiozzante di solidarietà verso i lontani, sotto lo stesso cielo del mondanismo occidentale, che incide silenti preghiere su volti in corsa per la vita o striati dalle rughe del tempo. Anziani, a sostegno reciproco, in un impellente anelito alla sopravvivenza, bambini cioccolato, in profondo raccoglimento. La fruizione catartica delle opere, immediata! Centrale, anche nelle sculture l’uomo, con la sua fragilità, intrisa di pathos esistenziale. Quello che il taumaturgo San Francesco di Paola, al quale l’artista dedica attenzione, ben conosce.

Come la scultura della Vergine, che contempla il Figlio dormiente, in argilla minerale e microsfere di bronzo. Quella di Giustiniani, un’universalità scorciata ed a volte sotto la lente d’ingrandimento della curiosità, attenta al particolare, ben evidenziato dal sicuro possesso anche anatomico presente nei numerosi protagonisti delle maxi-tele. Vere e proprie opere d’arte le sue, che spaziano per volumetrìa e soggetti, perché ogni artista, non pone mai le briglie alla galoppante sensibilità…e crea! Dal 25 Ottobre le sue opere saranno in Mostra alla Pinacoteca provinciale, fino al 29 Novembre 2020.