La Voce e la Vita della Chiesa: la preghiera del Magnificat

Diacono Francesco Giglio

Il Magnificat è un cantico contenuto nel primo capitolo del Vangelo di Luca, con il quale Maria loda e ringrazia Dio perché si è benignamente degnato di liberare il suo popolo. Per questo è conosciuto anche come “cantico di Maria”. E’ la più bella preghiera nata dal cuore della più umile delle ancelle del Signore. E’ l’inno di lode e di ringraziamento degli ultimi della terra. Il suo nome deriva dalla prima parola della traduzione latina “Magnificat anima mea Dominum”.
Magnificat è quindi la prima parola di questo cantico di ringraziamento e di gioia pronunciato da Maria come  risposta al saluto rivoltole dalla cugina Elisabetta nel momento del loro incontro. Come riportato da Luca nel suo Vangelo (1,39-55), dopo l’annunciazione Maria da Nazaret si reca in “una città di Giuda” per far visita ed assistere Elisabetta. Maria, nel raccontare alla sua parente quanto sta accadendo in lei per volontà di Dio, si esprime con le parole che cambieranno il significato dei termini” vendetta e uccisione dei nemici”, presenti negli scritti del Vecchio Testamento.  Si sta per realizzare un nuovo mondo dove questi concetti verranno aboliti; anche i ricchi saranno liberati dalle vuote ricchezze e ai poveri e agli umili sarà ridata la dignità dei “Figli di Dio”. Moltissimi autori e dotti commentatori hanno scritto decine di pagine di riflessione sui contenuti di questa stupenda preghiera. Tra i tanti mi piace citare questi tre estimatori.

 Il Cardinale Carlo Maria Martini che così commenta: “Maria si mise in viaggio”… Era pericoloso mettersi in viaggio a quei tempi, in particolare per una donna sola e fidanzata, legata a un uomo…Chiaramente Maria era spinta da qualcosa e infatti il testo continua: “raggiunse in fretta una città di Giuda”… Oltre all’azione dello Spirito che le infonde scioltezza, libertà, creatività, possiamo cogliere anche il desiderio di vedere il segno che le avrebbe confermato il suo mistero. L’annuncio dell’angelo costituiva un segreto pesantissimo da vivere, un segreto difficile da comunicare. Da qui il suo bisogno di confrontarsi. Evidentemente in Maria era vivo pure il desiderio del servizio, dell’aiuto all’anziana cugina.  Maria può offrire aiuto perché capisce ciò che è avvenuto in Elisabetta, sa interpretarlo come un evento divino. Maria spera anche di essere capita. In una relazione autentica, si comprende l’altro e si è compresi a fondo. “È da questa reciprocità nella relazione che sgorgherà il Magnificat”.

Il Papa emerito Benedetto XVI, che mette l’accento sul risuonare costante della prima persona: “L’anima mia… il mio spirito… mio salvatore… mi chiameranno beata… grandi cose ha fatto in me…”.

L’anima della preghiera è, quindi, la celebrazione della grazia divina che ha fatto irruzione nel cuore e nell’esistenza di Maria, rendendola la Madre del Signore…La Madonna parla così del suo Salvatore, che ha fatto grandi cose nella sua anima e nel suo corpo… La Vergine Madre è consapevole di avere una missione da compiere per l’umanità e la sua vicenda si inserisce all’interno della storia della salvezza. E così può dire: “Di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono”. La Madonna con questa lode del Signore dà voce a tutte le creature redente, che nel suo “Fiat”, e così nella figura di Gesù nato dalla Vergine, trovano la misericordia di Dio”.

E infine don Tonino Bello: “ Maria si è schierata. Ha preso posizione. E’ dalla parte dei poveri, naturalmente. Degli umiliati e offesi di tutti i tempi. Dei discriminati dalla cattiveria umana e degli esclusi dalla forza del destino. Di tutti coloro, insomma, che non contano nulla davanti agli occhi della storia…Sta di fatto, però, che sul piano storico Maria ha fatto una precisa scelta di campo. Si è messa dalla parte dei vinti. Ha deciso di giocare con la squadra che perde. Ha scelto di agitare come bandiera gli stracci dei miserabili e non di impugnare i lucidi gagliardetti dei dominatori. Si è arruolata, per così dire, nell’esercito dei poveri. Ma senza roteare le armi contro i ricchi…Ha esaltato, così, la misericordia di Dio. E ci ha rivelato che è partigiano anche lui, visto che prende le difese degli umili e disperde i superbi nei pensieri del loro cuore; stende il suo braccio a favore dei deboli e fa rotolare i violenti dai loro piedistalli con le ossa in frantumi; ricolma di beni gli affamati e si diverte a rimandare i possidenti con un pugno di mosche in mano e con un palmo di naso in fronte…Maria non è come certe madri che, per amor di quieto vivere, danno ragione a tutti e, pur di non creare problemi, finiscono con l’assecondare i soprusi dei figli più discoli. No. Lei prende posizione. Senza ambiguità e senza mezze misure. La parte, però, su cui sceglie di attestarsi non è il fortilizio delle rivendicazioni di classe, e neppure la trincea degli interessi di un gruppo. Ma è il terreno, l’unico, dove lei spera che un giorno, ricomposti i conflitti, tutti i suoi figli, ex oppressi ed ex oppressori, ridiventati fratelli, possano trovare finalmente la loro liberazione”.

A conclusione di queste riflessioni sul Magnificat mi piace utilizzare le parole del grande Dottore della Chiesa, S. Ambrogio: “Sia in ciascuno di noi l’anima di Maria a magnificare il Signore, sia in noi lo spirito di Maria a esultare in Dio. Se, secondo la carne, una sola è la madre di Cristo, secondo la fede tutte le anime generano Cristo: ognuna infatti accoglie in sé il Verbo di Dio”.

Così il santo Dottore, interpretando le parole della Madonna stessa, ci invita a far sì che nella nostra anima e nella nostra vita il Signore trovi una dimora. Non dobbiamo solo custodirlo nel cuore, ma dobbiamo portarlo al mondo, cosicché anche noi possiamo generare Cristo per i nostri tempi. Preghiamo quindi il Signore perché ci aiuti a magnificarlo con lo spirito e l’anima di Maria