Milano: quando la Scuola paritaria sciopera, lo fa a suo modo, lavorando dieci volte tanto

Suor Anna Monia Alfieri

USMI e CISM: due sigle dal significato oscuro per la stragrande maggioranza degli Italiani. Questo fino a pochi giorni fa, quando le due organizzazioni che riuniscono le Superiore e i Superiori generali delle Congregazioni femminili e maschili italiane che operano nel mondo della scuola (questo il significato delle due sigle misteriose) sono state in grado di organizzare, nel giro di pochissimo tempo, una mobilitazione che ha coinvolto migliaia e migliaia di persone fra studenti, genitori e docenti: uno sciopero della scuola paritaria.

Si è trattato di uno sciopero intelligente, che non ha messo in difficoltà i propri utenti. Quando la scuola paritaria sciopera, lo fa a suo modo: lavorando dieci volte tanto. Le lezioni, infatti, non sono state sospese e, in aggiunta, le scuole hanno infatti organizzato video, interviste, flashmob e dirette Facebook per sollecitare il Governo a prendere in considerazione il problema della libertà di scelta educativa negata.

Significativo e volutamente provocatorio lo slogan scelto per la mobilitazione: “NOI SIAMO INVISIBILI PER QUESTO GOVERNO”. Il Governo italiano (non solo quello attuale, si capisce) sa dell’esistenza della scuola paritaria, sa che essa svolge un servizio pubblico (non fosse altro perché lo dichiara una  Legge dello Stato, la 62/2000, che dà compimento, a cinquant’anni di distanza, al dettato costituzionale), sa che lo Stato risparmia grazie all’esistenza delle scuole paritarie, sa che, se esse chiudessero, non sarebbe in grado di sostenere il trasferimento dei suoi alunni alla scuola statale, sa che i docenti, a parità di titolo, se decidono di insegnare in una scuola pubblica paritaria, devono accontentarsi di uno stipendio inferiore rispetto ai loro colleghi della scuola statale… Il Governo sa tante cose, eppure le scuole paritarie sono invisibili, e con loro la famiglia.

La due giorni che si è appena conclusa ha dimostrato però la forza, la vivacità, l’originalità di cui le scuole paritarie sono capaci, ottenendo un appoggio trasversale da parte del mondo della politica e delle Associazioni. Si è così constatato che i Gestori delle scuole paritarie non chiedono stanziamenti per sé (le suore e i preti non vogliono soldi!), ma per le famiglie. In che modo? Detrazioni sulle imposte, sconto dei tributi, finanziamento della didattica a distanza, risanamento degli edifici scolastici.

Con una storica presa di posizione la CEI che si è resa disponibile ad offrire contributi per borse di studio da destinare agli alunni economicamente più svantaggiati, ma ha anche chiesto al Governo di poter destinare una parte dei fondi ricavati dall’8 per mille al sostegno della scuola paritaria.

La situazione è certamente drammatica, ma l’emergenza sanitaria che ha repentinamente cambiato le nostre vite deve diventare una chance di cambiamento in molti settori della nostra società, primo fra tutti quello della scuola. Pertanto, vogliamo ancora crederci: vogliamo credere che i milioni attualmente stanziati dal Governo siano soltanto un primo passo per far sì che, anche in Italia, il diritto alla libertà di scelta educativa sia finalmente riconosciuto e, attraverso l’accoglimento della proposta del costo standard per allievo, sia effettivamente garantito.

Abbiamo 15 giorni di tempo. Ora occorre che in Senato si votino gli emendamenti presentati. Nessuno può sottrarsi a questa responsabilità: migliaia di cittadini ci hanno messo la faccia e chiederanno conto delle decisioni prese. Questa è la partita di una vita e la vittoria (o la sconfitta) sarà da ascrivere (o da addebitare) a tutti, nessuno escluso.

In rappresentanza dell’U.S.M.I. membro della Consulta di Pastorale scolastica e del Consiglio Nazionale Scuola della CEI